Bruciato nelle campagne di Capena un deposito di oltre 200 balle di fieno. L’incendio, appiccato da ignoti ha creato un falò che ha distrutto l’intero blocco, è chiaramente doloso ed ha parzialmente interessato un maneggio vicino. Immediato il collegamento al fuoco che nei giorni scorsi ha interessato il panificio Francellini in via Tiberina. Ma il legame tra i due episodi probabilmente è solo nelle fiamme. Difficile immaginare l’interesse della criminalità organizzata ad un deposito di fieno. Più facile pensare a dinamiche locali. E forse questo è ancora più preoccupante, per certi versi, perché segnalerebbe un degrado profondo della convivenza civile nel paese tiberino. Il materiale incendiato apparteneva alla famiglia Di Pietro che gestisce una moderna e avanzata azienda agricola che produce prodotti di alta qualità come farine e olio.
Incendiati 200 rotoli di fieno
Già nel 2015 i beni dell’impresa erano stati interessati da episodi intimidatori quando un altro incendio distrusse gran parte delle strutture sulla provinciale, e nel 2017 quando invece il fuoco annerì un trattore e un distrusse un capannone. In entrambi i casi i fratelli Di Pietro si sono ripresi e lo stesso sarà sicuramente in questo frangente. C’è stato il tentativo di innescare sull’episodio polemiche a sfondo politico poiché oggi a Capena si votava il rinnovo del consiglio dell’ex Universita agraria trasformata in Dominio collettivo, e tra i candidati c’è Matilde Di Pietro, una dei titolari dell’azienda ma in questo caso la miccia non ha funzionato. Meglio cosi. Di fronte a questi episodi di tutto c’è bisogno tranne di una scia di polemiche e sospetti.