Siamo circondati da terre sospese. E dal loro destino dipende molto del futuro della Valle del Tevere. Con questa definizione  intendiamo quelle quote  di territorio, formalmente, e giustamente vincolate come beni paesaggistici e ambientali di pregio, ma compromesse da utilizzo eccessivo, opere pubbliche e private  realizzate negli ultimi 40 anni, abusi edilizi insanabili. Si trovano per lo più tra il Casello A1 di Castelnuovo e quello di Roma Nord di Fiano Romano e una striscia che costeggia la bretella del Grillo a Capena. In assoluto si tratta di pochi ettari ma fertili di possibilità per creare lavoro e identità, perché segnati da emergenze archeologiche rilevanti. Cercano una destinazione. Trovarla sarebbe il compito prossimo futuro dei “costruttori” citati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno. Servirebbe visione e coraggio, capacità di indicare una via. Servirebbe uno sguardo capace di guardare oltre le buche che tappezzano le nostre strade, il senso di abbandono che spesso trasmettono. Dare un destino alle terre sospese per uscire da questo nostro tempo sospeso. La sfida è tutta qui. E riguarda tutti.

Di seguito l’elenco  dei progetti in campo. Il futuro.  

Polo Logistico Castelnuovo di Porto. Il Comune ha calato le carte a gennaio dello scorso anno, in questi giorni ha avuto il via libera da parte della Regione e si attende solo la pubblicazione della determina. Poi sarà il tempo dei cantieri. Il progetto individua la destinazione di 50 ettari di terra schiacciata oggi tra abusi edilizi, zone residenziali, strade provinciali, la rotonda per l’ingresso al casello della A1. Secondo il progetto ospiteranno un centro logistico, un’area verde attrezzata a ridosso delle zone abitate, un parco giochi nei terreni confinanti con l’autostrada. Attesi, a regime, circa 2000 posti di lavoro.  

Il complesso Inail. Si trova a Girardi, sempre nel territorio di Castelnuovo: è stato dismesso come Centro nazionale della protezione civile e anche come Car per i rifugiati. E’  stato costruito nella piana del Tevere a rischio di esondazione e proprio a ridosso della A1. L’Inail, che ne è il proprietario, lo ha messo in vendita. Interessati al mega complesso fondi di investimento e società attive nel comparto della logistica. Le procedure di cessione dovrebbero concludersi questo mese. La sua futura destinazione si presume possa creare almeno 300 posti di lavoro

Piastra logicitica Riano. Un piano che stenta a decollare. Si  tratta de La Piastra, nome che designa l’attività logistica, lo scambio intermodale e l’area servizi, che dovrebbe sorgere a Piana Perina nel comune di Riano in una zona che oggi è solo cave abbandonate. Dovrebbe avere un’estensione di circa 52 ettari dove realizzare quattro strutture: l’agroalimentare, la farmaceutica, la moda e la componentistica digitale. La struttura permetterà di creare almeno 800  posti di lavoro. E’ tutto fermo. L’ultima volta se ne è parlato in Consiglio comunale a settembre del 2019. Il Nuovo ne ha dato ampio resoconto, poi, in un convegno del Pd. Il tiranno Covid ha bloccato ogni cosa. Ma sta per finire anche il suo tempo. Riano a  primavera vota per le amministrative. Il destino della Piastra è tema centrale.

Traversa del Grillo. È la storica bretella che collega la Tiberina alla Salaria nel territorio di Monterotondo e la sua area industriale. Il lato nel comune di Capena, prima del ponte sul Tevere, ospita alcune insediamenti commerciali, artigianali e capannoni industriali mai finiti. Sono tutti nelle terre del fiume. Lì non dovevano essere costruiti come nemmeno il centro Inail che è sotto il livello del fiume ed a rischio inondazione. Ora sono sfregi alla terra fertile del fiume e monumenti alla bruttura. E’ l’emblema delle terre sospese anche perché non interessate da progetti di recupero. 

Il drone racconta. Se facessimo alzare in volo un drone si vedrebbe subito che i progetti fin qui elencati, se realizzati, porterebbero alla creazione di una zona produttiva di livello nazionale perché tutt’uno con l’area industriale eretina unita al casello da un ponte. Si vedrebbe anche che il tutto si congiunge con l’area commerciale realizzata nel territorio di Capena e con lo storico centro logistico di Fiano Romano. Di là da quale troneggia Amazon di Passo Corese. Per far sì che tutto questo sia occasione di sviluppo equilibrato, che non sia preda di organizzazione criminali,  occorrono grandi costruttori e controllo democratico. 

Amazon Fiano Romano Amazon ha chiesto un terreno nell’area industriale di Fiano Romano per realizzare la sua seconda struttura distributiva – un centro di smistamento che lavorerebbe di notte – e  che, secondo l’azienda, a pieno regime, dovrebbe impiegare 400 persone. Il Comune ha dichiarato l’opera di interesse pubblico per aggirare il parere negativo espresso dalla Città Metropolitana di Roma. Il fatto è che c’è da spostare il letto di un torrente, il fosso di Pratalata. E’ ridotto a rigagnolo, in buona parte già intubato. Individuate alcune soluzioni tecniche, la Regione ha detto si al progetto. In effetti c’è poco da salvare ma resta una minaccia e visti i cambiamenti climatici in atto non è da sottovalutare. 

Mansio Capena. Quei resti di mura sono una parte di noi o solo antichi ruderi?  Scrivemmo “La vicenda dell’antica stazione di posta rinvenuta a S. Marta, nel territorio di Capena, ci pone di fronte a domande e scelte cruciali. La famiglia Scarpellini proprietaria del terreno non ha più interesse a costruire in un’area vincolata e dunque nemmeno a spendere soldi per conservare e fruibile quel pezzo della nostra storia”. I resti rinvenuti raccontano  che fu abitato da una comunità vivace per secoli e secoli fino alla fine dell’Impero Romano. Il complesso è inserito nel bel mezzo di un’area densa di centri commerciali e si estende dal Tiberinus al complesso che ospita Mcdonald’s. Oggi dobbiamo scegliere e tocca a noi. Lasciamo stare? Ci arrendiamo? Oppure rompiamo la crosta del disincanto e scegliamo la bellezza che è anch’essa occasione di sviluppo, anzi ne è l’anima? Ad oggi la domanda non ha risposta e anche questa è una storia sospesa.  

La viabilità di gronda. E’ un’opera viaria progettata e per buona parte anche finanziata dall’Area Metropolitana e poi dalla Regione. Doveva essere costruita in parallelo alla realizzazione del casello di Castelnuovo per deviare il traffico pesante dalla Tiberina. Il tracciato collega l’area industriale di Fiano Romano, attraversa strade poderali nel comune di Capena e nell’ultimo tratto terre di Castelnuovo di Porto, per congiungersi alla rotonda che immette al casello. E’ tutto fermo. Ma ora con il via libera al nuovo centro logistico, realizzarla diventa prioritario. Una emergenza. 

La bretella a fianco dell’A1. Il Comune di Capena da anni ha in campo un piano per realizzare una viabilità di servizio all’area commerciale che va dal Tiberinus alla Mercdes. Opera pensata per alleggerire il traffico su quel tratto della Tiberina è bloccata dal veto della Società Autostrade  e dai proprietari delle aree dove dovrebbe passare la bretella, Nissan e Mercedes. Sospesa.

La Ferrovia Roma Nord. Il progetto di rifacimento e parziale raddoppio è avviato. I cantieri aperti. Tra tre anni il nuovo tracciato dei binari che collegano Roma con Viterbo passando per la terra di Veio, dei Capenati e dei Falisci, sarà concluso e uscirà dall’elenco dei “sospesi”. Sarà una infrastruttura moderna che può essere elemento di valorizzazione e traino per un territorio esteso, composto da decine di comuni, migliaia di piccole e medie imprese dell’agroalimentare e artigiani di grande valore ambientale, tangenziale al Parco del Soratte e Tevere Farfa. Una risorsa che produrrà anche una ripresa del valore immobiliare. Non è sospesa ma ancora non parte.

Rispetto a questi processi di trasformazione in atto, oggi si procede in ordine sparso, eppure ognuna delle grandi opere elencate ha ricadute sul futuro di tutti i comuni della Valle Tiberina che vanno da Prima Porta a Ponzano. Infatti c’è un’altra cosa sospesa, quella fondamentale: la politica, la buona politica.

 

 

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