Si è alzato il vento dell’Albergo diffuso. Modalità ricettiva nata e diffusa per dare nuova vita ai borghi storici dei comuni minacciati da un inesorabile spopolamento.
Una legge regionale del 2015(era Zingaretti) ne definiva i contorni e metteva a disposizione finanziamenti. E’ passato qualche anno ma ora l’aria sembra tirare per il giusto verso nei comuni della Valle Tiberina.
Il primo ad alzare le vele è stato Castelnuovo di Porto, deliberando nei giorni scorsi la pubblicazione di un Avviso pubblico “finalizzato ad individuare soggetti privati interessati a promuovere e sviluppare il progetto per la creazione dell’Albergo Diffuso nel centro storico.Il Comune di Castelnuovo di Porto, a tal proposito, intende raccogliere manifestazioni di interesse da parte di quei proprietari di immobili situati nel centro storico, interessati al recupero degli edifici da destinare a strutture ricettive e successiva realizzazione di una rete di ospitalità”.
Albergo diffuso, per tutelare il genius loci
L’Albergo diffuso è caratterizzato, recita la legge regionale da “…strutture ricettive aperte al pubblico, a gestione unitaria, realizzate in edifici con caratteristiche architettoniche e tipologiche tradizionali tipiche dei luoghi e coerenti con il contesto urbano e insediativo. Questo tipo di strutture forniscono alloggio anche in stabili separati, purché distanti non oltre trecento metri dall’edificio principale in cui sono ubicati i servizi comuni”.
La formula è particolarmente adatta per i centri storici collinari ed è finalizzata al recupero e alla valorizzazione dei vecchi edifici nonché ideale per lo sviluppo turistico/ricettivo di detta parte di territorio. Può rivelarsi una forma di sviluppo concreto e fattivo per il borgo.
“Intento di questa Amministrazione – dice una nota ufficiale del Comune di Castelnuovo – è quello di incrementare la capacità ricettiva in termini numerici di posti letto, contribuire a rivitalizzare il centro storico e salvaguardare e ristrutturare il patrimonio edilizio esistente e, in particolar modo, tutte quelle abitazioni che possono rappresentare “lo spirito del luogo”, il genius loci e, più in generale, l’elemento identitario del nostro territorio”. Gli interessati possono manifestare il loro interesse compilando un modulo da presentare entro il prossimo 20 giugno o presso il protocollo del comune o inviandolo ????????????’???????????????????????????????????? ????????????: ????????????????????????????????????????@????????????.????????????????????????.????????????????????????????????????????????????????????????????????????.????????.????t.
Insomma un’idea che circolava come ipotesi lontana, ora diventa una possibilità concreta che fa proseliti.
Le proposte per Capena e Fiano Romano
A Capena il consigliere di opposizione Antonio Paris ha avanzato la stessa proposta al sindaco, come percorso utile a rivitalizzare il centro storico invitando l’Amministrazione a seguire la “best practice” del paese vicino.
L’ idea di realizzare un albergo diffuso per valorizzare il borgo storico di Fiano Romano viene invece dall’assessore ai lavori pubblici del Comune di Fiano e candidato a sindaco per il Pd, Nicola Santarelli.
“Si tratta di una scelta visionaria e impegnativa – scrive – che coinvolgerebbe l’intero centro storico di Fiano Romano ed è secondo me la risposta possibile a un turismo post covid che i comuni possono promuovere”.
Un sostegno all’abitare
Molte case nei nostri centri storici sono vuote, vale la pena seguire questo vento intrigante, forse è la strada giusta per farli tornare ad essere frequentati, come dimostrano molti esempi in Umbria, Toscana e Abruzzo (per citare Regioni a noi vicine). Affinché i borghi continuino ad essere percorsi da colori, movimento e vita, occorre che siano però per lo più abitati. Diversamente ci troveremmo a passeggiare per i corridoi di un hotel.