Giulia Scaffidi era una ragazza di 17 anni residente in provincia di Lodi e, al momento della sua morte, pesava solo 26 kg. Da tre anni l’anoressia rendeva la sua vita un inferno in cui era arrivata a sostituire i pasti con dell’acqua bollente. Fino al 25 novembre, giorno in cui Giulia è spirata.
Un mostro che spegne la luce
Giulia non lo sapeva quanto era bella. O forse era la sua malattia a non farle arrivare il messaggio di luce. Che per bellezza intendo infatti luce. L’anoressia è una gemella siamese indesiderata che, a un certo punto della vita, può crescere con te e se lo fa, ti tappa gli occhi e ti mostra il mondo per come lo vede lei. Attraverso di lei: il buio. E tu da luce diventi buio. Ma le stelle sono lì per ricordartelo: che la luce esiste nonostante tutto.
Giulia è stata uccisa da un mostro grande: un mostro che nutrendosi della sua anima e fingendo di essere in grado di esaudire i suoi desideri, non ha fatto altro che succhiare tutte le energie vitali.
L’anoressia: una malattia kamikaze che, se trova terreno fertile, sceglie se, come e quando esplodere. È una malattia subdola che indossa il velo della trasparenza apparente per avere in realtà gli occhi puntati su di lei mentre ti porta giù, sempre più giù, lì da dove proviene. È una patologia della psiche che, giocando con la tua sensibilità, si interessa del tuo corpo per distruggerlo. Non è ancora ben comprensibile da chi non la vive in prima persona. È una malattia difficile da sradicare poiché si insinua tra le radici del tuo essere. Spesso chi soffre di anoressia arriva ad essere lui stesso l’anoressia.
Possiamo stare qui a dire che Giulia voleva diventare una modella come effettivamente sembra essere; e potremmo accanirci allora contro i modelli estetici sicuramente sbagliati che la società ci propone…potremmo puntare il dito contro il mondo dei social network, che ci vende una falsa realtà di bigiotteria spacciandola per oro puro…potremmo citare le parole del fratello di Giulia, Tony, che lavorando come art director e make-up artist conosce da vicino il mondo della moda e dice:
“Giulia si vedeva perfetta così. Come mia sorella ne ho viste fin troppe. Modelle che nella spasmodica ricerca della perfezione fisica vivono una vita di privazioni.”
È sicuramente tutto vero che è tutto sbagliato. Potremmo prendere in considerazione la morte del padre avvenuta quattro anni fa, decisamente un trauma importante per una bambina di tredici anni…potremmo, potremmo…però ecco, noi non eravamo Giulia. Noi non stiamo vivendo il mondo attraverso la sua sensibilità. Bisogna stare molto attenti con i giudizi. E dobbiamo augurarci di avere forza per non cadere nelle trappole del buio.
Un abbraccio caloroso a chi le voleva bene, soprattutto a sua mamma.
Ciao Giulia, brilla adesso, che qui non hai potuto.