C’è un frammento dei migranti che non ce l’hanno fatta tra i presepi in mostra a Morlupo. È un pezzo delle mille barche naufragate nel Mediterraneo, andate giù portandosi dietro, nel buio del mare, le urla di mamme con i loro piccoli figli, il terrore degli occhi di ragazzi, giovani uomini in cerca di futuro nella parte ricca della terra. La nostra. 

Lo hanno realizzato falegnami carcerati come a esprimere solidarietà tra chi abita i margini del mondo, utilizzando il fasciame dei pescherecci affondati e ammucchiati a Lampedusa. Lavorano nella  Falegnameria dell’Istituto di detenzione di Opera, a Milano, guidata da Francesco Tuccio, l’artigiano che ha realizzato la Croce issata sull’isola.

Dai barconi affondati presepi e violini

Nel centro si impara l’arte  di trasformare il legno dei barconi in violini e in presepi. Si impara a ridare vita a materia che ha visto e trasportato morte. Un piccolo esempio di questa storia fa bella mostra di sé tra tanti bellissimi presepi, a Morlupo presso Palazzetto Borghese, visitabile in questi giorni.

Lo ha voluto e chiesto il sindaco Ettore Iacomussi, venuto a conoscenza delle attività della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti. Ha contattato Arnoldo Mosca Mondadori, il presidente, il quale ha accettato con entusiasmo di inviare un presepe.

Il progetto della Falegnameria del carcere di Opera è infatti uno di quelli portati avanti dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti dal 2012. La Fondazione, guidata da Arnoldo Mosca Mondadori e Marisa Baldoni, mette al centro la dimensione spirituale di ogni essere umano e la sua dignità. Ogni progetto nasce dalla fede e dal  desiderio di realizzare, all’interno della Chiesa Cattolica e a suo servizio, quella collaborazione e sintonia auspicata dal Concilio Vaticano II tra sacerdoti e laici, per testimoniare una solidarietà concreta nel mondo. 

Il presepe dei carcerati di Opera

L’obiettivo è quello di rendere possibile l’espressione dei talenti e il recupero della dignità di ogni persona attraverso diversi progetti. I carcerati della falegnameria danno corpo alle parole di Papa Francesco: “La nostra responsabilità condivisa nel proteggere le vite di coloro che sono costretti a fuggire. Penso a coloro che, negli ultimi anni e ancora oggi, fuggono dalla guerra e dalla povertà, approdando sulle coste del continente e in altri luoghi, e incontrando non ospitalità ma ostilità e persino sfruttamento. Sono i nostri fratelli e sorelle. Quanti hanno perso la vita in mare!”

Queste parole viaggiano oggi sul piccolo presepe in mostra a Morlupo.  Il presepe dei naufraghi, di tutti i naufraghi.

 

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