Attualmente l’Italia conta ancora sette centrali a carbone, da nord a sud passando per il centro. Anche se nel 2017 era stata attivata una procedura secondo cui le centrali avrebbero dovuto essere progressivamente dismesse, le cose potrebbero prendere una nuova direzione. Infatti, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha recentemente annunciato che potrebbe essere necessaria la riapertura di alcune centrali per sopperire alle eventuali mancanze dovute alla crisi energetica causata anche dal conflitto Russia-Ucraina. Occorre specificare che in Italia non ci sono giacimenti di carbone. La maggior parte delle risorse provengono da diversi paesi, come Stati Uniti, Canada, Russia e Venezuela. Recentemente e negli ultimi anni sono state chiuse diverse centrali, e il numero di quelle attive è passato da dodici a sette. Tre delle centrali ancora attive soddisferebbero, stando ai numeri, circa il 4,9% del fabbisogno energetico italiano.

Il motivo, oltre naturalmente all’impatto ambientale, per cui si è resa necessaria una transizione che vedrebbe come scopo finale la chiusura di tutte le centrali lo spiega anche un dossier del Wwf. Secondo l’associazione ambientalista infatti, entro il 2070 è previsto un esaurimento delle risorse di carbone. Scegliere il carbone significa dunque puntare su una risorsa a breve termine e poco sostenibile, soprattutto se si considera che l’Italia è un paese di per sé povero di materie prime.

Come risolvere il problema dell’approvvigionamento energetico? Per l’Italia, oltre che per il resto del mondo, sarebbe necessario puntare su risorse di diversa natura e studiare un nuovo modello energetico. Un piano che punti al risparmio e allo sfruttamento delle fonti rinnovabili. Senza dubbio stiamo vivendo un momento storico in cui l’emergenza energetica si fa sentire ogni giorno di più, ma sappiamo per certo che tornare al carbone non è la soluzione ideale. Né per quanto riguarda l’ambiente, né per quanto riguarda la salute.

 

 

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