Sabato 12 Novembre, presso il campo sportivo F. Antonazzi dell’Assura, a Morlupo, si è svolta una giornata dedicata al progetto Rugby-Autismo, attività di integrazione sportiva di bambini e ragazzi autistici con la disciplina del rugby. Il progetto ha visto la luce nel 2012 grazie alla collaborazione tra l’U.S. Primavera Rugby e l’Associazione  “L’emozione non ha voce onlus”, fondata da genitori di ragazzi autistici.

Programma della giornata.

Ogni sabato, dalle ore 14:30 alle ore 16:30, presso l’impianto Tor di Quinto SapienzaSport, bambini e ragazzi autistici, con l’aiuto dei volontari, si ritrovano in campo, non solo per imparare la disciplina del rugby, ma anche per vivere relazioni sociali. L’obiettivo, infatti, come scritto nel progetto, “è quello di offrire un sostegno attivo nei confronti di ragazzi autistici e delle loro famiglie, mostrando un’alternativa alla solitudine e alla mancata integrazione sociale che gli adolescenti e adulti affetti da autismo vivono quotidianamente, una volta usciti dal sistema scolastico”.

Oggi, invece, gli allenamenti, e non solo, si sono svolti presso l’impianto sportivo dell’U.S. Primavera Rugby di Morlupo. È stata una vera e propria esperienza per i bambini e i ragazzi autistici che fanno parte di questa realtà sportiva, ma lo è stata anche per le loro famiglie e per i volontari. Infatti, al termine dell’allenamento congiunto, si è svolto il terzo tempo che, nel rugby, è un incontro post gara, un momento fondamentale e conviviale, di socializzazione tra i giocatori a cui, talvolta, partecipano anche le loro famiglie. Il terzo tempo per questi bambini e per questi ragazzi, e anche per le loro famiglie, è stato un vero e proprio momento conviviale: pasta e carne alla brace, panini e patatine fritte, dolci e bevande, e tanta allegria! Un banchetto che è stato possibile solo grazie alle persone che partecipano a questo progetto.

 

Nonostante il grigio del cielo, oggi, i volti dei bambini e dei ragazzi emanavano i colori più raggianti. I loro occhi erano raggianti. Sentivano che quello spazio era dedicato a loro, uno spazio in cui si sono sentiti al sicuro, liberi di essere loro stessi, come ogni sabato, certo, ma oggi è stato un vero e proprio giorno di festa. E non solo per loro, anche per le proprie famiglie. Una mamma, mentre assaporava probabilmente il panino più buono mai mangiato prima, ha esclamato: “mi sento proprio a casa! Qui mio figlio è libero e felice, e non devo scusarmi con gli altri per i suoi schiamazzi”.

È ineffabile, forse, descrivere le emozioni che si provano in momenti di condivisione e di integrazione come questi. Forse, semplicemente non c’è bisogno di dirlo a parole: le emozioni dei bambini e dei ragazzi autistici si leggono semplicemente nei loro occhi sorridenti e pieni di luce, soprattutto quando si guardano a vicenda, magari stringendosi nell’abbraccio più autentico che possa esistere al mondo; le emozioni dei genitori si vedono dai loro corpi leggeri che sembrano fluttuare nell’aria, perché leggere sono le loro menti, anche se solo per qualche ora, e dai sorrisi empatici che si scambiano vicendevolmente; e, infine, le emozioni dei volontari che si accendono semplicemente grazie alla potenza di quelle dei bambini, dei ragazzi e delle loro famiglie: alla fine degli allenamenti, ogni sabato, il ringraziamento di quei genitori è, per loro, un dono prezioso, anche se in realtà il vero dono è stare accanto ai loro figli. Perché il volontariato non scalda solamente il cuore di chi lo riceve, ma anche di chi lo fa.

Frase stampata sulle magliette dei volontari.

Al termine del terzo tempo, è stato presentato il progetto Rugby-Autismo, a cui ha assistito anche il sindaco di Morlupo, Ettore Iacomussi. A parlare sono stati  tre collaboratori del progetto, nonché volontari. È stato sottolineato come il progetto Rugby-Autismo negli anni si sia consolidato, dando vita a una vera e propria realtà non solo sportiva, ma anche sociale: la vera “vita social” non è, infatti, condividere foto su Instagram o scambiarsi messaggi su Whatsapp, ma è costituita da realtà come queste, realtà che dovrebbero crescere ancora di più. È davvero importante, infatti, che il numero dei volontari si moltiplichi per poter offrire alle persone più fragili e alle loro famiglie un sostegno concreto, e non solo nel progetto Rugby-Autismo.

Perché quel cerchio che si fa alla fine degli allenamenti, per salutarsi, non è un semplice cerchio, è molto di più. E questo più non si può davvero spiegare a parole.

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