Fino ad oggi si è sempre parlato di energie rinnovabili. Si è parlato del loro basso impatto ambientale e di come rappresentino la soluzione per ridurre il riscaldamento globale causato dall’utilizzo delle fonti fossili.
Si è anche parlato del nucleare, in particolare della fissione, usata da molti Paesi per soddisfare la domanda interna di energia. Quest’ultima, se analizzata bene, rappresenta un’ottima risorsa sia in termini energetici che per quanto concerne l’impatto ambientale; certo le scorie radioattive sono inquinanti ma, occupando poco spazio, possono essere stoccate e gestite con facilità rispetto ai rifiuti prodotti da altre tecnologie energetiche.
Ad ogni modo, sembrava non ci fosse una tecnologia “perfetta” in grado di unire la grandissima capacità produttiva della fissione nucleare ad una scarsa produzione di scorie come, per esempio, il fotovoltaico; almeno fino a qualche settimana fa!
Infatti, la struttura sperimentale National Ignition Facility (California), presso il Lawrence Livermore National Laboratory, ha vinto la più grande sfida tecnologica e scientifica di quest’ultimo secolo: la fusione nucleare.
La fusione nucleare è quel processo che permette a due atomi di idrogeno di fondersi insieme formando un atomo di elio, lo stesso processo che alimenta il Sole. Durante il processo di fusione viene liberata energia, nello specifico circa il doppio dell’energia necessaria ad innescare il processo di fusione.
Nel complesso la fusione nucleare è in grado di produrre tantissima energia avendo come scarto di reazione l’elio; lo stesso gas usato per gonfiare i palloncini. L’elio è un gas nobile, inerte e privo di alcuna tossicità.
Tuttavia, come afferma Kim Budin, direttrice del laboratorio nazionale ‘Lawrence Livermore’, questa tecnologia richiede almeno 2 o 3 decenni prima di essere utilizzata con successo all’interno di una centrale elettrica e saranno necessari ingenti investimenti per far progredire tecnologie indispensabili per la sua costruzione.
Insomma, abbiamo assistito ad una scoperta che finirà sui libri di scienza e che rappresenta una pietra miliare del progresso tecnologico umano. Per citare le parole Arati Prabhakar, direttore dell’ufficio per la scienza e la tecnologia della Casa Bianca: “Un tremendo esempio di ciò che la perseveranza può ottenere”.