Si apre e si chiude con un concerto il film uscito al cinema a settembre dello scorso anno e disponibile attualmente su Prime Video. Forse uno dei rari esempi di pellicola distopica nel panorama del cinema italiano, “Siccità” racconta la storia di una città già di per sé ai limiti del vivibile.

Siamo a Roma e nel presente: il primo motivo di inquietudine è appunto la vicinanza temporale di un evento catastrofico che non è proiettato in chissà quale lontano futuro, ma riguarda la vita di oggi. Nel mondo del regista, potrebbe smettere di piovere nella capitale domani e non riprendere più per i prossimi tre anni. Ci si chiede: è possibile che il Tevere si prosciughi completamente? Forse sì, se non piovesse per così tanto tempo. La città è invasa dalle blatte, ripugnanti e silenti protagoniste del film tanto quanto gli attori stessi, e le persone più o meno di qualsiasi ceto sociale combattono contro la sete e la mancanza di acqua convivendo con condizioni igieniche al limite. Non a caso, una malattia sconosciuta si diffonde tra i cittadini e un medico di poche parole (interpretato da Claudia Pandolfi) intuisce che potrebbe essere dovuta proprio all’invasione degli insetti che risalgono le tubature riempiendo le case dei romani e le strade della città. In questo clima torrido in tutti i sensi, si intrecciano le vite di persone tutte diverse tra loro. La già citata dottoressa che cerca di combattere coraggiosamente contro la nuova malattia che ogni giorno colpisce sempre più persone, il suo triste marito che intrattiene una relazione virtuale con una ex compagna di liceo. Ma anche un tassista (Valerio Mastandrea) che ha perso il lavoro e che trova conforto alle sue frustrazioni nel consumo di droga, una strana coppia costituita da una giovane dottoressa incinta e il suo compagno che perde sistematicamente ogni lavoro…finché non viene assunto nel posto più vergognoso, un resort con piscine termali oggetto, giustamente, di critiche e proteste da parte dei cittadini che muoiono di sete. Il proprietario, quasi una caricatura del peggior speculatore che si possa immaginare, ha una figlia poco stabile mentalmente ma innocente nel suo voler portare acqua di mare desalinizzata nelle case dei romani. 

Non mancano i fallimenti in tutta questa strana storia: è il caso di un attore che non lavora quasi più e cerca la sua rivalsa nei social, dove posta consigli su come risparmiare acqua e usarla al meglio. Come un astronauta tornato sulla terra dopo una missione durata in questo caso 25 anni, c’è il personaggio interpretato da Silvio Olando, galeotto evaso per sbaglio che si aggira in una Roma devastata e secca con una tanica di acqua in mano alla ricerca della figlia. Il quadro si chiude con un tecnico che approda in città con le migliori intenzioni, ma che poi viene fagocitato dall’indifferenza e frivolezza di una diva che senza ritegno si fa beffe della situazione riempiendo fino all’orlo una Jacuzzi per potersi immergere, come se niente fosse.

Sono veramente pochi i personaggi davvero positivi in questo film. Forse gli unici davvero innocenti sono i giovani arrabbiati che manifestano e creano disordini ogni giorno, pretendendo riscatto nel mondo che i propri genitori gli hanno lasciato. 

Siccità non è un vero film di fantasia, in quanto quello che si vede potrebbe accadere davvero anche subito. Come la maggior parte dei lavori di Virzì, ci porta a riflettere su una tematica importante e spesso sottovalutata. Non è un futuro distopico, ma un rischio che corriamo ogni giorno.

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