Chi è Alvalenti? Lo abbiamo visto “in scena” qualche giorno fa a Roma mentre fra versi, poesie, improvvisazione e soprattutto disegni tanti disegni, ha entusiasmato il pubblico romano in un noto locale del centro, Cuore di Napoli Ribelle.

Il tratto grafico è il protagonista principale delle performance dell’artista che improvvisa vignette e tavole intere sulla base delle intuizioni del pubblico e del ricco bagaglio narrativo dello stesso Alvalenti. Il suo è uno spettacolo da gustare, lasciandosi coinvolgere dall’imprevedibilità di qualcosa di nuovo che rende il disegno libero di agire fra le emozioni del pubblico. E le risate.

Alvalenti in “azione”.

La sua bravura e la sua simpatia hanno fatto centro e così lo abbiamo intervistato per presentarlo anche a chi ci segue sempre con interesse.

Alessandro Valenti presenta se stesso e si definisce così: per gli amici Alva, in arte Alvalenti, tutto attaccato, sono un poeta graficomico, tutto attaccato, l’unica cosa dalla quale sono distaccato è la realtà. Ma ora non mi si chieda se ho intenzione di indagare su questo problema esistenziale per risolverlo, perché non amo risolvere i problemi, preferisco piuttosto conviverci, in armonia.

Per una dozzina di anni, ci racconta l’artista, ho girato tra le più belle località turistiche d’Italia, Costa Smeralda in Sardegna, Isola del Giglio, Firenze, Siena, S.Gimignano, Fiuggi, Castiglion della Pescaia, Sperlonga, il Trentino dove ho vissuto per qualche anno nel periodo invernale e molte altre ancora, facendo l’artista di strada con la mia invenzione, la “vignetta crittografica” detta anche Alvajungle, un disegno umoristico che nasce dalla firma di una persona, improvvisato. Erano bei tempi, anche perché con me c’era mia moglie Angela e quattro figli, Marta, Alice, Luna e Milo, l’ultimo ancora in fasce. Eravamo una strana banda, ai confini della realtà. Ogni sera quando cominciavo a disegnare sulle firme delle persone, si formavano delle file e si compattavano in un nugolo di gente intorno al mio tavolino, gente che applaudiva ogni volta che portavo a termine un alvajungle inglobando la firma in un disegno senza però toccarla, insomma era sempre possibile ritrovarla anche se non si vedeva quasi più.

Riuscite a trovare la firma Raffaella in questa tavola di Alvalenti?

Questo fatto mi fece realizzare che stavo facendo spettacolo con i miei disegni e cioè che con i disegni improvvisati si poteva fare uno spettacolo. Mia moglie Angela era un’attrice teatrale e spesso frequentavo i teatri e i palcoscenici qua e là per l’Italia, così decisi insieme a lei di portare le mie idee in scena, nacque lo spettacolo grafico teatrale “Superficialmente Profondo” era il 1998. Realizzavo alvajungles disegnati alla lavagna luminosa e proiettati su uno schermo gigante. Esordii alla Fiera di Poggibonsi. Fu un successo e mi gasai. L’anno dopo portai in scena nientepopodimenochè William Shakespeare con la Forza di Willy per la regia di Mila Moretti con gli attori Angela Abelini, Afredo Cavazzoni e Sergio Licatalosi. Uno spettacolo dove gli attori si muovevano tra le scenografie disegnate da me all’istante e proiettate sul fondale a tempo di musica. Abbiamo esordito in un teatro a Riccione, fu un successone, almeno, così dissero i 12 che componevano il pubblico di quella sera.

Fu allora che compresi che per riempire i teatri non bastava una bella locandina e un trafiletto sui giornali. Bisognava prima essere un po’ famosi.

Così tentai la TV. Angela scrisse a Maurizio Costanzo descrivendo la mia capacità di trasformare qualsiasi firma in un disegno. Fui preso a Buona Domenica nel 1999. Poi mi vide Fiorello e mi volle nel suo programma pomeridiano a Canale5. Nel frattempo partecipavo a tutti o quasi i festival del Cabaret d’Italia, vincendo quasi sempre. Questo mi dette fiducia in me stesso fino ad arrivare al Seven Show sulla tv Europa 7 con un nuovo personaggio che disegnava aforismi inventati da me, Filù.

Ci racconti come e quando “è arrivato” Filù?  Dopo aver testato degli aforismi che scrivevo via via vivendo e che andavo coraggiosamente a recitare tra i tavoli all’aperto del ristornate La Taverna di Bacco, accanto al mio studio bottega, arrivai alla convinzione che potevo radunare queste frasi che chiamai filù, in un libro. Nel 2006 esce “ Filù, il breve suono di un momento” una collezione di 100 filù illustrati e tradotti anche in inglese. In vendita solo nella mia bottega ai confini della realtà. I miei clienti sono entusiasti e il libro comincia a vendere. OLTRE UN MILIONE DI COPIE VENDUTE ALLA SUA PRIMA EDIZIONE in un sogno del suo autore.

Nasce prima il tratto grafico o l’intuizione narrativa? A questa domanda basta togliere la congiunzione “o” e sostituirla con la “e” e togliere il punto interrogativo. E si ha la risposta. Alvalenti

I tuoi libri sono parte integrante dei tuoi spettacoli? O viceversa? I miei libri sono il risultato finale dei miei spettacoli, attraverso i quali lo spettatore si porta a casa una parte dello spettacolo con un disegno dedica personale firmato dall’artista nella prima pagina. Il libro Filù è senz’altro il grande pezzo forte della mia letteratura, ma anche l’ultimo “ Versi senza risposta” poesie che avrebbero potuto cambiare il mondo, non scherza.

Quando e dove possiamo venire ancora ad assistere ai tuoi spettacoli? In questo momento particolare mi trovo a ricominciare quasi da capo e sto cercando di farmi conoscere nella Capitale e nel Lazio dove vivo in continuo movimento tra Viterbo, Bolsena e Roma, con il mio spettacolo Il Poeta e la Lavagna e presto con un altro dal titolo Versi Senza Risposta dove recito e dipingo sul palco in diretta, le mie poesie.

Per sapere dove mi esibirò basta andare sulla mia pagina Alvalenti su FB oppure su Alvalenti_Official su Instagram

 

 

 

 

 

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