«Narrami, o Musa, l’uomo dall’agile mente

che a lungo andò vagando, poi che cadde Troia,

la forte città, e di molte genti vide le terre

e conobbe la natura dell’anima, e molti dolori

patì nel suo cuore lungo le vie del mare,

lottando per tornare in patria coi compagni».

A tutti, più o meno, risuoneranno in qualche parte recondita della mente questi versi, l’incipit di una delle opere più celebri di tutta la letteratura: l’Odissea, il poema epico che narra le vicende dell’eroe greco Odisseo – meglio conosciuto col suo nome latino Ulisse –, di ritorno in patria, a Itaca, dopo la guerra di Troia. Come si noterà, il titolo dell’opera deriva proprio dal nome greco del protagonista: Odisseo/Odissea. Tuttavia, esiste un’altra protagonista, altrettanto importante nelle trame della storia di questo poema, ed è la moglie di Odisseo: Penelope. «Nessuno ha mai parlato di Penelopeia, il poema di Penelope», scrive Alessandro D’Avenia nel suo ultimo libro Resisti, cuore, «e vorrei farlo io […] per fedeltà alla narrazione: senza la resistenza di Penelope Itaca sarebbe già sparita».

Infatti, considerata simbolo della fedeltà coniugale, in realtà Penelope rappresenta molto di più. Solo apparentemente costituisce la figura della moglie che aspetta il proprio marito a casa, impiegando il tempo a tessere il lenzuolo funebre per il padre di Odisseo, Laerte. Penelope è intelligente e astuta: il suo è un inganno che le consentirà di non dover cedere ai suoi pretendenti, i Proci, che nel frattempo aspirano al trono di Itaca, appartenente a Odisseo, ormai assente da tanti, troppi anni: la regina ha promesso che sposerà uno dei pretendenti solamente quando avrà terminato la tessitura del lenzuolo.

Ma, se di giorno tesse, di notte disfa tutto, perché lei «non cerca un marito, vuole Ulisse», come ben afferma lo storico Jean-Pierre Vernant. La sua non è un’attesa statica, ma dinamica: non disfa solamente il lenzuolo, disfa la trama della storia, perché lei non vuole che vada avanti senza Odisseo. Penelope riesce a ricavare da un’attività quasi obbligatoria per la donna omerica, una forma di resistenza ma anche un modo per fermare il tempo che, non a caso, i Greci associano proprio alla tessitura: basti pensare alle Moire, figure della mitologia greca, che tessono, intrecciano e recidono il filo della vita di ogni individuo.

«Lei tesse la storia, cuce e scuce l’Odissea», spiega D’Avenia, «e, per quanto sia funzionale a esaltare l’ideale della fedeltà, è sorprendente che le sia riservata così tanta “azione” in una cultura che del ruolo femminile ha comunque un’idea limitata e subalterna». Eppure, è stata proprio Penelope che ha permesso a Itaca di rimanere Itaca, a Odisseo di ritornare definitivamente Odisseo, perché lei è intelligente e forte tanto quanto lui. È ancora D’Avenia a spiegare, infatti, che l’Odissea senza Penelope sarebbe solamente il racconto di un’avventura e di una vendetta, invece è la storia di una donna e di un uomo che, insieme, ricuciono il tessuto del tempo, «strappato da guerre inutili e divinità capricciose».

E allora, “narrami, o Musa, l’uomo”, andrebbe completato con “narrami, o Musa, la donna”, come ben sottolinea lo stesso D’Avenia, perché dietro i gesti apparentemente ordinari e quotidiani di Penelope si nascondono anche le sue gesta, non solo quelle di Odisseo, le quali, però, insieme, permettono a uno degli amori più belli della letteratura di resistere e di ri-esistere.

Proprio il personaggio di Penelope sarà protagonista di una mostra, dal titolo Penelope, promossa dal Parco archeologico del Colosseo a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni, con l’organizzazione della casa editrice “Electa”. Si tratta di un’esposizione di circa cinquanta opere che ripercorrono il mito e la fortuna della figura di Penelope attraverso la tradizione letteraria e quella legata alla rappresentazione visiva.

Nella mostra si porrà l’accento proprio sulla determinazione e sulla resistenza di Penelope, come si legge nel comunicato stampa: «il suo personaggio ha attraversato i millenni e popolato il nostro immaginario legandolo a un ideale normativo della donna, fedele al marito Ulisse e saggia custode della sua dimora-reggia a Itaca, ubbidiente perfino al figlio Telemaco appena ventenne. Ma a renderla affascinante sono la sua determinazione, la sua resistenza e capacità di sognare».

Alla mostra si accompagnerà il catalogo pubblicato da “Electa”, un volume con tantissimi contributi di specialisti sulla figura mitica, ma così attuale, di Penelope. Inoltre, all’interno del percorso espositivo ci sarà anche un omaggio all’artista Maria Lai, nonché verrà promosso il programma di incontri Esistere come Donna. Dialoghi e lezioni su donne, artiste, battaglie e archetipi femminili ideato e realizzato da “Electa” con Fondazione Fondamenta e con Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni.

La mostra sarà aperta al pubblico a partire dal 19 settembre 2024 fino al 19 gennaio 2025 negli spazi delle Uccelliere Farnesiane e del Tempio di Romolo, mentre gli incontri di Esistere come Donna si terranno nel Foro Romano presso la Curia Iulia, a partire dal 21 settembre fino a dicembre.

Joseph Kuhn – Régnier, Penelope alla tela, in “La Vie Parisienne”, 18, 4 maggio 1918. Dal sito: https://colosseo.it/press_kit/penelope/.
Atena induce Penelope al sonno, illustrazione da The Odyssey of Homer Done into English prose by S.H. Butcher and Andrew Lang, ill. Sir William Russell Flint, The Medici Society, London 1924. Dal sito: https://colosseo.it/press_kit/penelope/.

 

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