I ricercatori del Regina Elena hanno scoperto che la decitabina, farmaco già in uso per la cura di altri tumori, è un potentissimo inibitore del carcinoma del pancreas con dipendenza molecolare da K-Ras. La scoperta può produrre benefici nel 50% dei pazienti. Lo studio è stato pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista internazionale Cancer Research. I ricercatori hanno dimostrato che i tumori pancreatici con alta dipendenza molecolare per K-RAS hanno un’alta sensibilità al trattamento con la decitabina, mentre quelli indipendenti da K-RAS sono quasi cento volte meno sensibili o completamente resistenti.
LA SCOPERTA PRODUCE BENEFICI PER IL 50% DEI MALATI
Il farmaco si è dimostrato anche capace di arrestare la progressione metastatica della malattia in modelli sperimentali. Il lavoro, condotto dal team guidato da Luca Cardone, capo dell’Unità di Immunologia e immunoterapia IRE, ha mostrato che i pazienti selezionati con screening molecolare ne potrebbero beneficiare grazie a un approccio di riposizionamento di farmaci, il cosiddetto “drug repurposing”. “Grazie a questo studio preclinico – spiega una nota dell’Ire – si potranno ora avviare studi clinici con la decitabina, come singolo trattamento o in combinazione, individuando e selezionando i pazienti con alta probabilità di risposta per confermare l’efficacia del trattamento”. Il tumore del pancreas è uno dei più temibili e aggressivi, ha un tasso di mortalità in aumento rispetto ad altri. Non è possibile fare diagnosi precoce e, tra le terapie, l’opzione chirurgica non sempre è praticabile, mentre i chemioterapici disponibili offrono risposte terapeutiche limitate.
LA NUOVA TERAPIA A BASE DI DECITABINA
“Il nostro studio – illustra Luca Cardone, ricercatore IRE e autore della pubblicazione – ha permesso di identificare e validare, a livello preclinico, una nuova terapia mirata per un sottogruppo di pazienti con tumore del pancreas dipendente dall’oncogene K-RAS”. La scoperta è stata possibile “interrogando” mediante algoritmi computazionali, banche dati relative agli effetti molecolari di farmaci già in uso clinico. “Le banche dati a disposizione, – evidenzia Gennaro Ciliberto, direttore scientifico IRE – la capacità computazionale per elaborare una grande mole di informazioni e gli algoritmi utilizzati per l’estrapolazione di specifici dati stanno rivoluzionando la ricerca oncologica sperimentale. Oggi, grazie anche alle collaborazioni nazionali ed internazionali, si lavora su molti più dati e si velocizzano i risultati della ricerca che consentono anche la rapida validazione di nuove indicazioni per farmaci già in uso ma con diversa indicazione terapeutica.” Il potere immenso degli algoritmi.