Quest’anno la scuola elementare Silocchi di Sant’Oreste sperimenterà un nuovo tipo di didattica.
A molti il progetto sembrerà già sentito, infatti l’idea è nata due anni fa ma oggi, constatandone il successo, si è arricchita di nuove tecniche.
Questa didattica innovativa, spiegano il maestro Elio Pinto e la maestra Giordana Diana, nasce dalla constatazione che «la scuola così com’è non funziona». I voti numerici non sono in grado di mostrare il percorso del singolo bambino e la lezione frontale continua a far primeggiare un certo tipo di studente, quello che rende bene davanti alla pagina del quaderno.
Ecco perché i docenti, supportati dalla quantità di studi oggi a disposizione, hanno cercato un modo per rendere la didattica veramente inclusiva e a misura di tutti. I maestri, non riconoscendosi in altre tipologie di insegnamento ‒ come la “scuola senza zaino” ‒, hanno scelto e adottato metodi specifici per il tipo di messaggio che avevano in mente.
Oggi questa nuova didattica si chiama: “scuola in movimento” e comprende l’introduzione del metodo analogico, un ambiente di apprendimento flessibile, la didattica aperta e la valutazione autentica.
La presentazione del progetto
Per presentare le novità introdotte quest’anno è stato organizzato per il primo giorno di scuola un inizio davvero particolare.
Arrivati di fronte all’istituto, bambini e genitori si sono trovati davanti un muro di cartone al posto della solita entrata.
Sono stati distribuiti a tutti dei post-it ed è stato chiesto a ciascuno di scrivere che cosa intendesse per muro e quali ostacoli si fosse trovato ad affrontare nel corso della propria vita.
E così, come tante farfalle colorate, i post-it sono stati attaccati sul muro pronto per essere abbattuto dalla preside della scuola, Loredana Cascelli, e dal Sindaco di Sant’Oreste, Valentina Pini.
«Questo abbattimento del muro è un messaggio», chiarisce il Sindaco, «possibile solo grazie alla sinergia creatasi tra l’amministrazione, la dirigenza e il corpo insegnante».
Tuttavia non è stato solo un muro concettuale a cadere. La novità più grande di quest’anno è proprio l’assenza di una parete divisoria tra la classe della seconda e della terza elementare. Un’unica aula per ottimizzare gli spazi e per imparare a condividere.
La “Scuola in movimento”
In comune non saranno solo i luoghi delle lezioni ma anche il materiale. Al posto degli astucci infatti ogni isola – gruppo di quattro banchi ‒ avrà una scatola con tutto il necessario e sarà compito di un responsabile, eletto tra i bambini, accertarsi che, a fine lezione, tutto il materiale torni indietro. Sarà una sua responsabilità anche prendere le presenze dei compagni e controllare la pulizia sopra e sotto l’isola.
Sulle pareti della classe i maestri hanno appeso, ad altezza bambino, tutto il programma diviso per materie. «Non ci sarà più l’apprendimento goccia a goccia, sarà come avere il mouse in mano e scegliere su quale icona cliccare». Questo perché la società è cambiata e anche la scuola deve mutare. «Oggi un bambino impara a riconoscere prima l’icona di YouTube che una lettera dell’alfabeto» spiega il maestro Elio.
Cambierà anche la modalità con cui i bambini faranno i compiti. Chi fa il tempo pieno studierà a scuola nelle ore settimanali messe a disposizione dai docenti. All’inizio dell’anno tutti gli studenti avranno gli stessi esercizi che poi nel corso dei mesi si differenzieranno a seconda delle esigenze di ciascuno. Questa personalizzazione sarà permessa grazie all’introduzione della valutazione autentica che consentirà di evidenziare, in maniera narrativa, i punti di forza e i punti da rafforzare di ogni studente.
Le reazioni
Come hanno reagito i bambini a questi cambiamenti? Sembrerebbe con grande euforia. Come dice con un sorriso la maestra Giordana sono pronti a toccare «tutto il toccabile». Infatti c’è già chi si è preso un libro e si è steso sul tappeto e chi gioca con microscopi e bilance.
Se ha ragione il maestro Elio che la porta dell’apprendimento ha una maniglia sola ed è all’interno oggi i bambini quella chiave l’hanno girata.
Preside e Sindaco sono orgogliose dell’iniziativa. Mantenendo la metafora del muro la dirigente spiega che ci sono tre tipi di scuole: quelle che i muri li alzano, quelle che li abbassano e quelle che invece li abbattono e si capisce che lei è fiera di essere alla guida di un istituto che oggi quel muro l’ha abbattuto e che, al di là dell’ostacolo, guarda a cosa ci sarà dopo.