Dopo 40 anni si chiude il cerchio di un patto nato sull’onda dell’emergenza e però mai rispettato. Roma Capitale è stata condannata dal Tar del Lazio ad eseguire tutte le opere di urbanizzazione nel complesso le Terrazze previste dalla convenzione del 1976, quando le palazzine edificate a Castelnuovo di Porto dal costruttore Anzalone, ex presidente della Roma , vennero acquistate dal Campidoglio per far fronte ad una acutissima emergenza abitativa. All’epoca le proteste letteralmente incendiavano le periferie. Millecinquecento persone vennero portate in pochi giorni, alcuni dissero deportate, dalle periferie romane ad abitare nei 450 appartamenti signorili realizzati sulle alture prospicienti la strada provinciale Tiberina e affacciati sulla valle del Tevere.
IL PATTO DIMENTICATO DAL CAMPIDOGLIO
L’innesto di una popolazione urbana in un contesto ancora contadino fu traumatico per tutti e superato solo dopo molti anni di difficile convivenza. Il Comune di Roma in quel periodo acquistò , sempre per far fronte alla medesima emergenza, anche il complesso delle cosiddette “Case Verdi” al Bivio di Capena. Alla base di tutto c’era un patto scritto che indicava chiaramente chi doveva fare cosa e gli impegni dei contraenti. Un patto dimenticato dal Campidoglio lo stesso giorno della firma. Risolto il problema dei disordini quotidiani , scesa la pressione delle proteste, le case dell’Amministrazione Capitolina nell’area metropolitana romana e i suoi abitanti vennero semplicemente lasciati al loro destino di abbandono e degrado e con la difficoltà quotidiana di capire chi dovesse intervenire per far fronte ai vari problemi tipici di un comprensorio comunque grande e di complessa gestione. Esattamente questo è quanto accaduto e vissuto da almeno due generazioni di ragazzi approdati qui al seguito dei loro genitori oltre 40 anni fa e che pure hanno lottato, spesso inutilmente, per cambiare le cose.
TAR CHIUDE STAGIONE DELLA MANCANZA DI PAROLA
La sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio chiude questa stagione segnata dalla mancanza di parola e dai rimpalli di responsabilità. Scrive il sindaco Riccardo Travaglini – “nei prossimi quattro mesi tutto quanto scritto nella convenzione rinnovata del 1997 deve essere avviato a realizzazione. Lavoro, fatica e arrabbiature continue sono state premiate da questa sentenza storica che pone fine ad una vicenda di più di quarant’anni. Oggi sono stati fatti valere, in quell’aula, i diritti delle persone a vivere in una zona dove non manchi più nulla: gli spazi verdi, quelli sociali e di aggregazione, l’acquedotto, le fognature, la pubblica illuminazione”.
AL COMUNE ANCHE SEDICI APPARTAMENTI
Il comune di Castelnuovo potrà ora entrare in possesso, per esempio, di sedici appartamenti destinati al suo patrimonio, gestire i servizi, aprire il centro anziani. Per arrivare a questo risultato è stato essenziale il lavoro del Comitato di quartiere e di tutti quei cittadini. Insieme hanno fatto un lavoro immenso di ricerca di archivio, di giorni e di notti passate a trovare una soluzione, per chiudere con l’abitudine a convivere con abitazioni piene di muffa, o con la mancanza di spazi verdi, e strade idonee. Ora per superare il degrado c’è una via aperta che si chiama “chiarezza”, da oggi in poi nessuno potrà dire a chi spetta intervenire.