di Massimo Carrano
Fino a quel punto, solo nullità in maschera, resurrezioni putrescenti, menzogne estetiche, copioni degni di sterminio, esibizione di dolore ad uso masturbatorio-voyeristico, poetiche da tavolo “disispirate”.

Poi arriva arriva lei, scende disinvolta le scale;  ha rinunciato ad ogni orpello di scena, ad ogni illusione dell’abito, ha persino sbagliato il taglio dei capelli, ed arriva, lenta, al microfono, per cantarsi.

Dopo venti secondi di questa straniante alterità, il festival come un gangster in difficoltà, sente il freddo della canna di un’arma contro la quale non può nulla. Il carisma assunto in una dose generosa, trasforma Tiziana Donati in Tosca, in una micidiale macchina di pace in un ambiente che vive di guerra, veleno e merda.

Tosca comincia infilando gli armonici segreti della sua voce nella fibra impeccabile di quelli del pianoforte, sul telaio della tecnica vocale e della sapienza del teatro. Pochi elementi perfetti. Nella loro fragilità , ma che poi a pensarci bene, perfetti un cazzo.
Nella canzone non c’è niente che possa essere ricordato, non c’è un motivo cantabile;  il verso, senza facili rime, si accompagna a linee melodiche che finiscono irrisolte… Eppure…

intorno sui social in molti si interrogano sulla scelta di avere lasciato sul capo le forcine…io ho potuto rispondermi, ho l’età giusta per ricordare che ci fu un tempo in cui le donne esibivano le forcine ferma capelli per trattenere la frangetta o per rendere composta, senza l’uso della lacca, la propria acconciatura.

Ecco la sfida di Tiziana, essere quella che ferma il tempo nella sua porzione migliore, l’eroina che difende il mondo dalla sordida perfezione di Techné…lei, quella col vestito anonimo, coi capelli sbagliati, con la postura curva di coloro che si “fanno carico”, lei sa essere la più nuda di tutti, ed è per questa nudità  che può cantare versi impossibili per chiunque altro, e con questi toccare il cuore di chiunque abbia bisogno di capire o di sentire la verità del cuore.

Alla fine del brano, negli ultimi istanti da Tosca, con ancora nella sala la frequenza incerta del suono di un applauso, lei va a prendere i fiori, si volta e va via, sulla potente alterità del suo passo normale: Ora può tornare alla libertà di essere Tiziana Donati, apparentemente quella che sul palco cambia nome. In verità: colei il cui nome cambia il palco. Eh!
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