L’uragano che si sta abbattendo in queste ore sul CARA di Castelnuovo spazza via tutto. Porta via le storie che si nascondono dietro i numeri, le vite che si celano tra gli elenchi della Questura. Travolge tutto: progetti, speranze, sogni. Quello di Ansou, ad esempio, è giocare a pallone. Lo fa da sempre e, soprattutto, lo fa bene. “Quest’anno ha fatto 8 gol in prima squadra e 25 in Juniores Regionali – racconta Giuseppe D’Agostino, allenatore della Castelnuovese – È veloce, tecnico, se lo ingaggiano potrà stare tranquillo per qualche anno”.
Se c’è una foto dello strazio umano che si sta consumando qui a nord di Roma, a pochi chilometri dalla Capitale, questa è l’immagine di un ragazzo e del suo allenatore, dell’attaccante che piange sulla spalla del suo tecnico.
“Risparmiamo un milione di euro di contratto di affitto e cinque milioni di gestione annuo, chiudiamo una struttura sovradimensionata. Ho agito come un buon padre di famiglia” ha commentato il Ministro degli Interno Matteo Salvini. L’esercito e i pullman spezzano percorsi di vita e di formazione, di crescita personale e di apprendimento. C’è chi qui stava imparando l’italiano, bambini che si erano iscritti a scuola, adulti che collaboravano con il Comune in progetti di pubblica utilità.
Ansou fa parte dei quasi 500 richiedenti asilo che in questi giorni vengono trasferiti verso chissà dove. Basilicata, Campania. Sicuramente via da qui, via da un centro definito “un modello di integrazione” secondo il sindaco Riccardo Travaglini. Poi chissà. In tanti sono scesi verso la via Tiberina per protestare, per portare solidarietà, per offrire una casa. Ansou Cissè è il più ricercato, la gente fa a gara offrirgli un letto, un tetto, qualsiasi cosa. Sarà che degli 11 gol segnati dalla Castelnuovese, ultima nel girone B di Prima Categoria dietro a Soratte e Manziana, addirittura 8 portano la sua firma. “È molto forte e tutti qui gli vogliono bene – continua l’allenatore – È sprecato per questi campi. Già questa estate alcuni osservatori lo avevano contattato, c’è anche una squadra di Serie B“. Ansou però ha deciso di rimanere qui, a Castelnuovo, dove grazie alla dirigenza e agli operatori del centro è riuscito tesserarsi per giocare il campionato. “Abbiamo dovuto aspettare perchè non aveva alcuni documenti – ha spiegato in mattinata il presidente della squadra Mauro Sabbatini a Tele Radio Stereo – ma qui non c’è persona che non gli voglia bene, è un punto di riferimento per tutti, anche per i più piccoli“. Alla Castelnuovese Ansou gioca insieme a Lamin Sana, un altro richiedente asilo, e corre nell’Atletica Vaticana con un altro ospite del CARA, Buba Iallow. “Questo segna due gol a partita – scherzano – È come se alla Juve je tolgono Cristiano Ronaldo dicendo che non può sta nel nostro Paese“. Ansou sorride, ma è solo per un attimo. “Non so dove mi porteranno e se potrò continuare a giocare. Quando ho detto al capitano che andavo via è scoppiato a piangere anche lui“.
Viene dal Senegal, la terra di Koulibaly, il difensore del Napoli oggetto di ululati razzisti a San Siro. La patria di Manè del Liverpool, di Keita dell’Inter. A Castelnuovo era quasi un Ronaldo, sulla sua pagina di Facebook ha la foto di Neymar. Sogni e speranze spazzate via. E per di più senza sapere perché.
La Castelnuovese, domenica prossima, gioca con il Tor di Quinto. Non avrà il suo bomber, finito chissà dove.