“Ma a cosa serve la letteratura nella vita quotidiana delle persone?” mi ha chiesto un conoscente, a proposito della notizia del Nobel alla scrittrice Han Kang, di cui ho scritto su “Il Nuovo”.
L’interrogativo mi ha fatto tornare in mente il compianto Nuccio Ordine, professore ordinario di Letteratura Italiana all’Università della Calabria, autore di libri brillanti, di cui uno in particolare è diventato una sorta di Bibbia per gli amanti della parola scritta e letta: “L’utilità dell’inutile”, edito da Bompiani. Proprio questo libro sarebbe la miglior risposta all’interrogativo dell’attempato e distinto signore di cui sopra. Se solo il signore in questione, però, avesse voglia di leggerlo.
In questo prezioso libro Nuccio Ordine fa parlare Cicerone, Tommaso Moro, Seneca, Croce, Oscar Wilde, Voltaire, Giordano Bruno, García Marquez, Dante, Marx, Kant, Ovidio, García Lorca, Cervantes e Eugen Ionescu, per ricordare solo alcuni. E lo fa perché questi grandi pensatori, disse Ordine in un’intervista, “ci ricordano sempre che gli uomini hanno bisogno proprio di ciò che viene considerato inutile: perché la letteratura, l’arte, la filosofia, la musica, la ricerca scientifica di base sono necessarie per nutrire lo spirito, per farci diventare migliori, per rendere più umana l’umanità. Senza coltivare l’inutile l’umanità diventerà sempre più corrotta e disumana, inseguendo l’infelicità e la violenza… Con i soldi si può comprare ogni cosa: dai giudici ai parlamentari, dal successo ai grandi appalti. Ma il sapere non si può comprare. Neanche il più potente magnate potrebbe diventar colto staccando un assegno in bianco. In più, il sapere è in grado di distruggere la logica dominante del mercato: in ogni scambio commerciale c’è una perdita e un acquisto. Se compro un orologio prendo l’orologio e perdo i soldi. Chi mi vende l’orologio prende i soldi e perde l’orologio. Nella trasmissione del sapere invece si crea un circolo virtuoso che permette a chi dona e a chi riceve di arricchirsi”.
La conoscenza, dunque, a questo giova la Letteratura nella vita quotidiana di tutti quanti noi poveri mortali. La conoscenza. Che è in grado, incredibilmente, parafrasando Nuccio Ordine, “di arricchire chi dona e chi riceve”.
La stessa scrittrice insignita del Nobel alla Letteratura, in quanto portatrice sana di umanità, è un portento. Di lei, l’ho ammetto, ho solo letto il libro di maggior successo, “La vegetariana”, ma vi assicuro che la delicata sensibilità con cui lei affronta i temi del vivere quotidiano dell’umanità, anche in quel libro in cui sembra parlare di tutt’altro, ha qualcosa di straordinario. Paragonare la fragilità umana alla delicatezza del vetro, per cui c’è necessità di attenta e partecipata cura da parte di tutti del nostro e dell’altrui corpo, alla stessa stregua di come se si trattasse di vetro (che è materia frangibile per antonomasia), e scriverlo come fa lei, suscita emozione, coinvolgimento, passione. In una parola: trasmette e divulga empatia. Che è forma e sostanza. Come in tutte le cose di vita quotidiana.
Serve, quindi, la Letteratura? Altro che se serve! Serve giustappunto per ricordarci il chi, il dove, il quando, il come e il perché della nostra esistenza. Altrimenti, ritornando a Nuccio Ordine… rischiamo di fare come i pesciolini raccontati da Foster Wallace… “Ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: – Salve, ragazzi. Com’è l’acqua? – I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa: – Che cavolo è l’acqua?”.
L’acqua, per l’appunto. Che come l’aria serve a vivere. Proprio come la Letteratura.
P.S. La foto a corredo di questo articolo è di Juan Álvarez Ajamil su Unsplash.