A soli 15 anni Salvatore fu colpito da un terribile osteosarcoma, per salvarsi la vita fu costretto all’amputazione della gamba a metà del femore, iniziò per motivi di salute a nuotare e scopre la sua passione per questo sport e decide da quel momento di fare delle lunghe traversate da una parte all’altra dell’Italia come degli ideali ponti. Inizia così il suo progetto “A nuoto per i mari del globo”, il sogno che attraverso il nuoto si possano annullare le differenze.
Nel 2007 diventa atleta del Circolo Canottieri Aniene ed organizza il “GIRO d’ITALIA A NUOTO”, nel 2008 prova nel campionato mondiale di gran fondo e nel 2009 è testimonial per “IL GIRO d’EUROPA A NUOTO”, per il quale detiene il record del mondo.
Domani 8 ottobre avrà luogo presso la Camera dei Deputati nella Sala della Regina alle 11 la presentazione della nuova impresa di Salvatore Cimmino, nel corso del Convegno ” La sfida dell’inclusione, il futuro delle persone con disabilità”.
Dall’11 al 13 ottobre Salvatore Cimmino percorrerà a nuoto 31 km da Massa Lubrense a Positano come prima tappa è da Positano a Praiano per finire con l’ultima tappa da Praiano ad Amalfi.
Perché ha deciso di esprimersi proprio attraverso il nuoto?
Io ho iniziato a nuotare all’età di 41 anni, per problemi fisioterapici. Era la fine del 2005, ho scoperto che in acqua ero a mio agio e il fatto straordinario è che fino ad allora io non sapevo “di essere nato per l’acqua” e che quello è il mio habitat naturale. Ho iniziato a Roma a nuotare e facendo vasca dopo vasca ho cominciato ad elaborare virtualmente dei ponti che potessero avvicinare il mondo della disabilità con la società civile. Nel 2019 ancora ci sono seri problemi per chi ha disabilità ad esempio mancano ancora i decreti attuativi per rendere esigibili i nuovi LEA ed il nuovo Nomenclatore tariffario, che elenca le nuove tecnologie per chi è disabile. Ho ritenuto che il nuoto fosse il modo migliore per sensibilizzare la società a questi problemi.
Quale messaggio vuole promuovere “ A nuoto nei mari del globo”?
Il messaggio è quello di voler costruire un modo di tutti e per tutti, attraverso quello che ci suggerisce anche la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, attraverso la progettazione universale che va oltre le barriere e qualsiasi tipo di ostacolo e non solo per le cosiddette barriere architettoniche ma che rientra in quel raggio di azione che riesce ad esprimere e facilitare l’esercizio del diritto di cittadinanza della persona con disabilità. Ancora oggi è cronaca quotidiana la difficoltà che deve affrontare un disabile dalle stazioni della metropolitana non accessibili alle scuole che non sempre sono architettonicamente adeguate o rispondono alla domanda degli alunni di disabilità con un numero sempre ridotto di insegnanti di sostegno. Nonostante siamo regolamentati da una delle legislazioni più all’avanguardia una persona con disabilità trova seri problemi per entrare nel mondo del lavoro.
Cosa si aspetta da questa traversata dell’11?
Sono orgoglioso di far sapere che abbiamo raggiunto un grande risultato: la prossima tappa unirà simbolicamente 4 comunità, tra queste Massa Lubrense che è stato il primo Comune in Campania a dotarsi di un importante strumento PEBA ( piano di eliminazione delle barriere architettoniche ) e seguirà Positano, Praiano e Amalfi che anche si doteranno di questo strumento, il che significa adeguare le proprie strutture non solo pubbliche ma anche private ai cittadini che vivono con una disabilità.
Vorrebbe che altri si unissero alle sue imprese?
L’obiettivo è sensibilizzare tutti rispetto a queste criticità. Coinvolgere, integrare tutti renderebbe il mondo più ricco anche a livello economico. Con il patrimonio tecnologico si potrebbero rendere autonome anche le persone con disabilità gravi, quindi facilitare l’accesso al mondo del lavoro e alle migliori cure, restituendo dignità. Parliamo di una rivoluzione.
Prossima traversata?
Sto organizzando una traversata in Giappone il prossimo anno, in corrispondenza con le Olimpiadi per portare a conoscenza di tutti un bella realtà, ovvero un laboratorio congiunto tra l’Università Sant’Anna con l’Università di Tokio che stanno sviluppando dei dispositivi davvero importanti che potenzialmente possono restituire la mobilità persa anche per chi ha una lesione al midollo spinale.
Spero che anche la nostra politica si sensibilizzi.