Il 19 novembre noi de “Il Nuovo” abbiamo partecipato alla presentazione del libro A tavola con gli Etruschiscritto da Giorgio Franchetti.

La presentazione è stata realizzata grazie a una collaborazione tra la Proloco di Morlupo e l’associazione Giro Mondo. Un ulteriore ringraziamento a Giuseppina Micheli che ha invitato Giorgio Franchetti.
Durante l’evento sono intervenuti molti ospiti, ciascuno amante della storia, della cultura che ci hanno pregresso.

Presentazione del libro “A tavola con gli Etruschi” di Giorgio Franchetti
La cucina alla etrusca, come cucinavano gli etruschi?

Noi non possiamo saperlo, sono informazioni ormai sotto la cortina del tempo, chi dice di essere a conoscenza di una ricetta etrusca mente, non abbiamo ricette etrusche scritte, non cuciniamo con gli stessi sapori, la stessa acqua, non coltiviamo nella loro stessa terra.

Con quali conoscenze possiamo dire di conoscere un popolo? 

Sicuramente dalla semplicità della vita quotidiana possiamo ricavare molte informazioni, e il cibo è tra le cose più quotidiane che conosciamo.

Le fonti

Non abbiamo fonti scritte direttamente dagli etruschi, non abbiamo ricette, ne elenchi di ingredienti che ci permettono di capire quali fossero i piatti tipici. Tucidide, grande storico greco, tramanda qualche informazione sul popolo etrusco, ma sempre lasciando un velo di amarezza nei confronti della popolazione etrusca. 

Per la realizzazione del libro è stato fatto un lavoro complesso, sono stati studiati diari di scavo, e articoli sui ritrovamenti archeozoologici e paleobotanici nei complessi archeologici. 

I grandi banchetti Etruschi

Dipinti parietali e ceramografie posso dare l’idea dei banchetti. Grandi, sontuosi e di notevole prestigio, il padrone di casa metteva a disposizione la sua dimora condividendo il suo cibo con gli invitati. L’idea del lusso delle grandi dimore padronali la possiamo avere osservando le grandi tombe a camera dipinte, nelle quali sono raffigurati giochi, danze, suonatori, i commensali e il cibo, il filo conduttore della quotidianità.

La donna nel mondo etrusco era parte della società, non era relegata al gineceo come in Grecia, poteva partecipare al banchetto accanto al suo amato. In molte rappresentazioni vediamo la figura femminile che condivideva la tavola al fianco del padrone di casa. La visione così aperta della vita della donna non era ben vista dalle altre popolazioni.

Il cibo

I romani raccontano dell’Etruria come una terra rigogliosa, Tito Livio dice “i campi dell’Etruria abbondanti di frumento e di bestiami”, ma non solo, raccontano di un paesaggio stupendo con colline fertili e ricchi boschi abitati da selvaggina. 

La descrizione che ci fanno gli antichi di questa Etruria è una terra veramente ricca di ogni bene. Tanto è vero che gli etruschi erano grandi esportatori, oltre a produrre per loro stessi. 

Il banchetto è centrale nella quotidianità del popolo etrusco, perché fra tutte le pitture che si possono trovare nelle tombe di Tarquinia, il banchetto è l’argomento ricorrente. 

Raffigurata nella “Tomba degli scudi” a Tarquinia, la scena è chiara: il padre del defunto mette una mano sulla spalla della moglie per consolarla della perdita del figlio. Il punto focale è la tavola, infatti si intravede un uovo, che rappresenta il simbolo della rinascita

Tomba degli scudi, Tarquinia

Il maiale era la carne più utilizzata dagli etruschi, così come dai romani. La cottura veniva fatta sugli spiedi, arrosto e bolliti, il tutto contornato da edera e vite. Ma anche la pecora, il bue, il tasso, il capriolo, il lupo, il cavallo venivano cacciati, in percentuale minore rispetto al maiale. Gli etruschi erano un popolo molto in armonia con la natura, mangiavano tutto ciò che il bosco offriva, sia animale che vegetale. 

La pesca era un’altra attività svolta dagli etruschi, dal Monte Argentario in Toscana c’erano dei punti di osservazione in cui il popolo vedeva stagionalmente passare i tonni e poi partivano per andarli a pescare. Quindi, come selvaggina gli etruschi preferivano il maiale, invece, il tonno come pesce.

Il vino 

Tra greci ed etruschi non correva buon sangue, infatti, c’era una grande rivalità commerciale per il vino. Su molti libri, di vecchia concezione, si legge come siano stati i greci a esportare la pratica della coltivazione di vino presso gli etruschi. Oggi sappiamo che non c’è nessun fondamento, infatti si hanno testimonianze di coltivazione di vino sporadiche già tra il mesolitico e il neolitico, che diventano sempre più frequenti fino all’epoca del bronzo finale. Alla fine del IX secolo a.c. inizia ad apparire il primo vasellame da mensa, strumento in bronzo che serve a potare la vite. Alla fine del VII secolo a.c. c’è una coltivazione e produzione sistematica di vino in Etruria. Gli etruschi erano sia un popolo esportatore, oltre che importatore, di vino. 

Durante la spiegazione della fase del vino in epoca etrusca, i Phonomachoi hanno suonato il brano “Euforia”. Il nome del brano non è stato scelto a caso, la musica è incentrata sull’ottica della raccolta del vino.

 

Giorgio Franchetti, Cristina Conte e i Phonomachoi

“Euforia” parte lentamente in modo da ricordare il momento più faticoso: la raccolta dei grappoli. Successivamente la musica cambia in modo da rappresentare un’altra scena fondamentale: il ringraziamento, la sera i contadini facevano festa attorno al fuoco perché la terra gli aveva fornito il loro frutto in assoluto più prezioso.

Il vino rappresentava un momento conviviale per gli etruschi, che veniva bevuto in una coppa da vino chiamata kylix. Molte di queste coppe sono state ritrovate nell’area intorno a Perugia.

Kylix

Etruscany wine

L’azienda agricola “Bio Tarazona Miriam, nasce nel cuore della Toscana, ha una vasta scelta di vini e tra questi spicca il vino etrusco, realizzato dopo 18 anni di studio.

La ricerca della vinificazione all’etrusca non è stata semplice, la formula che è stata ricreata non utilizza solfiti e tannini, oggi fondamentali per la produzione del vino. Durante il processo di fermentazione del vino, gli etruschi adoperavano delle anfore coibentate affinché il liquidi non uscissero, per farlo piombavano l’interno dei recipienti. Oggi questo metodo è severamente vietato perché dannoso per la salute, l’azienda ha scelto di mantenere la linea naturale del progetto, orientandosi verso l’uso di resine e cera d’api per impermeabilizzare le anfore.

Il progetto nasce nel 2000, grazie all’aiuto di figure chiave con come il direttore didattico del Museo di Villa Giulia, Maurizio Pellegrini, geologi, dottori in Agraria e l’enologi.

Un vino dal sapore naturale che richiama le dolci colline della Toscana e la storia.

Cucina all’etrusca

Ma quindi, com’è mangiare “all’etrusca”?

Giorgio Franchetti nel suo ultimo libro “A tavola con gli Etruschi” spiega com’era la cucina cosiddetta “all’etrusca”. Il cibo etrusco è giunto a noi in due versioni: quella dipinta, presente nell’iconografia funeraria, e i resti concreti rinvenuti in contesti di vario genere e studiati in archeobotanica. 

Nel libro vengono proposte anche delle ricette per mangiare “all’etrusca”, grazie all’aiuto dell’archeocuoca Cristina Conte. La chef è riuscita a inventarsi delle ricette sulla base della cottura “all’etrusca”: arrosto e bollita.

 

Cristina Conte

Ecco quali sono state le ricette proposte durante l’evento, il tutto accompagnato dal vino:

  • insalata di cipolle e castagne;
  • totani ripieni;
  • dolce con castagne e miele;
  • biscotti alla farina di castagne.
Ricette proposte durante l’evento


La scoperta dei nostri territori non smette mai di stupirci, soprattutto quando si tratta di qualcosa di vicino come il cibo. Questa esperienza ci ha fatto riscoprire la semplicità della cucina, della bellezza e la varietà dei nostri luoghi. 

Articolo scritto in collaborazione con Alice Bizzarri

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