“A volte anche le più grandi imprese iniziano da un errore”. I due Papi, in scena fino al prossimo 30 Aprile al Teatro Sala Umberto di Roma, è un elogio drammaturgico intorno all’errore e alle possibilità che esso contiene oltre ad essere uno spettacolo bello, sfidante e coraggioso.
Qualche informazione introduttiva dal comunicato stampa ufficiale: I due Papi, dall’autore Anthony McCarten premio Oscar per Bohemian Rhapsody, L’ora più buia e La teoria del tutto è il testo teatrale da cui è stato tratto un film Netflix di grande successo. Dieci anni fa Benedetto XVI sbalordiva il mondo con le sue dimissioni le prime dopo più di sette secoli. Cosa ha spinto il più tradizionalista dei Papi alla rinuncia e a consegnare la cattedra di Pietro al radicale ed empatico cardinale argentino? Interpretato da due grandi attori del nostro panorama, Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, I due Papi è stato accolto come un lavoro strepitoso al suo debutto al Festival di Borgio Verezzi. Il testo teatrale di Anthony McCarten – incalzante e profondo, avvincente e ironico – è stato adattato per il cinema e nominato come miglior sceneggiatura agli Oscar e ai Golden Globe; la produzione italiana – unica al mondo autorizzata dall’autore – è firmata dal regista Giancarlo Nicoletti, vincitore del Premio Nazionale Franco Enriquez 2023 come miglior regista. L’imponente scena di Alessandro Chiti, che riproduce dai giardini di Castel Gandolfo alla terrazza di San Pietro fino all’iconica Cappella Sistina, ha ricevuto il Premio “Mulino Fenicio” per la Migliore Scenografia.
Elogio all’errore, dicevamo. I due Papi è uno spettacolo che ha il pregio di non scadere nel didascalico e offre allo spettatore delle suggestioni interessanti per porsi domande etico-culturali o semplicemente incuriosirsi rispetto a un gesto che ha consegnato al mondo, in maniera inequivocabile, la crisi esistente all’interno della rigida struttura del Vaticano a favore di una nuova ricerca di coerenza fra l’ordine morale e quello afferente al lontano, ma non troppo, Potere Temporale.
La verità, tema molto caro all’intera drammaturgia, definisce i suoi contorni attraversando la narrazione degli errori compiuti da Joseph Aloisius Ratzinger come da Jorge Mario Bergoglio nel loro essere prima di tutto esseri umani. Chi ha la pretesa di non sentirsi mai di stare nell’errore è già dentro di esso, complice di un mondo in cui tutto è distorto e i valori etici sono confusi e incerti.
Molto interessante è il significato del ruolo delle donne nel mondo, che possiamo cogliere nella meta drammaturgia ed è affidato all’interpretazione intensa di Anna Teresa Rossini e Ira Fronten che danno voce alla capacità della donna di vedere oltre il confine di limiti che spesso ci imponiamo per paura di compiere errori. Donna come ascolto, comprensione, passione, trasformazione. I due Papi non cerca di raccontare fatti ma di far emergere, anche con una certa dose di ironia che sorprende in maniera gradevole e sostenuta dalla presenza in scena di Alessandro Giova, il percorso umano di due figure gigantesche che, nelle loro diversità, si confessano e si riconoscono nel peso della missione a loro stessi assegnata.
I due Papi è uno spettacolo elegante che parla al pubblico di ogni convinzione religiosa e non, perché non vuole convincere ma coinvolgere sfiorando in ciascuno le corde della sensibilità che vibrano con più forza. Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo sono strepitosi. Nessuna incertezza nella loro presenza sul palco. Essi non interpretano ma Sono Intimamente, durante le due ore in scena, i Papi. E lo fanno con una maestria che omaggia il teatro stesso e la potenza di chi sa fare di questo mestiere un capolavoro per chi assiste.
I due Papi è uno spettacolo coraggioso perché raccontare gli errori e gli orrori senza scadere nel qualunquismo non è mai semplice. Troppo facile giudicare ciò che non conosciamo e di certo di questa vicenda storica nessuno conosce, per ora, la verità assoluta. La chiesa che si racconta e si denuncia senza offendere la sensibilità di chi ascolta è la sintesi di un lavoro artistico artigianale di pregio raro.
La verità è quasi vitale ma senza l’amore diviene insostenibile. Bellissime le scenografie e commoventi le scene dell’abbraccio fra i due Papi così come il momento delle loro reciproche confessioni. La regia di Giancarlo Nicoletti è la firma a garanzia per uno spettacolo che ricerca il valore del tempo. Giancarlo Nicoletti nel suo lavoro artistico offre spesso al tempo un ruolo importante. I gesti, i movimenti, le attese fra un dialogo e l’altro, hanno bisogno di essere quasi degustati e lui rinnova con questa regia la sua indiscussa maestria per il regalo che fa al pubblico di un “tempo protagonista” capace di rompere la quarta parete.
Le due ore e qualche spiccio scorrono fluide e meritano di essere applaudite. Di seguito il trailer ufficiale dello spettacolo.