“Italo, lo sai che a dieci anni ho fatto anche l’attrice, mio malgrado… ho preso parte ad un documentario, dal titolo “Mondo Cane 2”, le cui riprese furono girate anche nella chiesa di Santa Pace. E sempre in quegli anni sai che a Riano Anita Ekberg e Carlo Giuffrè hanno girato un film”…
Così, stamane, l’amica e concittadina Elsa Pompetti, tra le altre cose, mi ha raccontato questo suo episodio di vita vissuta a Riano, su cui stiamo lavorando per la ricostruzione storica e che sarà oggetto a breve di un approfondimento giornalistico (una piacevole sorpresa, anche questa tutta da raccontare). Episodio narratomi per inciso a margine di uno scritto che stavo preparando con lei per tutt’altro argomento. Episodio che, invece, mi ha solleticato e incuriosito parecchio, dal momento che Anita Ekberg, l’attrice svedese famosa soprattutto per la sua interpretazione nel film “La dolce vita” di Federico Fellini, in cui la sua entrata nella Fontana di Trevi è un cult per intere e diverse generazioni, è da sempre tra le mie icone cinematografiche preferite.
Ricerca (e curiosità) mi ha spinto ad indagare meglio e di più su questo “fatto” personale di un’amica che è invece, a conti fatti, può, e dovrebbe, diventare memoria storica collettiva di un’intera comunità.
La ricerca mi ha spinto così ad imbattermi nel dizionario cinematografico “Il Davinotti” e qui vi ho trovato la conferma documentale di ciò che Elsa Pompetti mi ha raccontato con la modestia tipica che la contraddistingue: il film con Anita Ekberg e Carlo Giuffrè si intitola “Bianco, Rosso, Giallo e Rosa”, ed è del 1964. Regista: Massimo Mida, con interpreti, oltre ad Anita Ekberg e Carlo Giuffrè, anche Maria Grazia Buccella, Yoko Tani, Agnès Spaak, Sandro Dori e Giancarlo Cobelli. Un film a episodi, in bianco e nero e technicolor, prodotto da Francesco Mazzei per “Alma Film”, della durata di 115 minuti.
Sceneggiatore Bruno Baratti, fotografia di Marcello Gatti e musiche di Piero Umiliani, il film è diviso in quattro episodi.
Nel primo, dal titolo “Bianco. Il primo…”, un giovane fannullone, sotto l’effetto di una droga, ha un incubo angoscioso e crede d’essere in stato interessante.
Nel secondo, dal titolo “Rosso. L’incastro”, un veterinario cerca di conquistare, con falsa promessa di matrimonio, un’avvenente contadina. Fugge però a gambe levate quando viene avvertito della sorte riservata dalla donna ai mancatori di parola.
Nel terzo, intitolato “Giallo. Anonima suicidi”, un industriale fallito, non avendo il coraggio di suicidarsi, prega un amico, che lui crede affiliato ad una associazione di assassini, di ucciderlo su ordinazione. Nell’attesa il candidato alla morte torna ad essere ricco per una fortuita combinazione d’affari. Vorrebbe disdire il lugubre contratto, ma l’amico è introvabile. Ossessionato, l’industriale finirà col perire incidentalmente.
Nel quarto e ultimo episodio, dal titolo “Rosa (antico): Veni, vidi, vici”, Apollodoro, per sfuggire all’ira di Nerone, si rassegna a sposare una brutta ma ricca vedova, ripromettendosi qualche consolatoria avventura con le giovani schiave di lei.
I luoghi dove il film fu girato, tra Milano (Castelle Sforzesco, Viale Sabotino, Naviglio Grande), Roma (Cascata della Mola), Ostia Antica, Nettuno, Colzate e Gandino (ambedue in provincia di Bergamo) sono quindici, tra cui appunto Riano, che è luogo del secondo episodio (“Rosso”).
Nella sezione “location” de “Il Davinotti” ci sono addirittura le foto dei posti in cui a Riano fu girato il film: l’abitazione di Albachiara Passerini (Anita Ekberg), la castratrice di maiali per la quale perderà la testa Vitaliano Caruso (Carlo Giuffrè), si trovava in Via Vigna del Piano 16, nell’edificio che oggi ospita un ristorante; la fattoria dove Vitaliano Caruso (Carlo Giuffrè) vede per la prima volta Albachiara Passerini (Anita Ekberg) e se ne innamora all’istante si trovava dove ora sorge il Centro giovanile “Il mattatoio”, in Via del Campo Sportivo; la scena finale fu girata accanto alla casa dove si trova la chiesa della Madonna di Santa Pace, nella quale Vitaliano (Carlo Giuffrè) si dispera per la sua voce divenuta stridula.
Riano, quindi, nel 1964, ha ospitato niente po’ po’ di meno che Anita Ekberg: il suo affaccio dal balcone della casa di Via Vigna del Piano, oggetto delle riprese cinematografiche, e che inizialmente correda questo articolo può avere per l’iconografia storica di Riano lo stesso peso che ha per Roma il suo bagno nella Fontana di Trevi. E scusate se è poco…