Dove comandavano i cavalli oggi regnano i tori.  Sono quelli di Marco Piazza e abitano nel ranch realizzato tra Capena e Fiano alla Mola Saracena  nelle terre vicino al Gramiccia. Li dove, anni fa, brucavano l’erba i mansueti destrieri del nonno. Cambiano i tempi e le prospettive. I docili quadrupedi del maneggio di  Giggino, negli anni ‘70 uno dei più noti a nord di Roma, portavano a zonzo in allegria nelle campagne frotte di ragazzi e ragazze, i tori invece portano Marco in Europa e a ottobre negli Stati Uniti. Ma  non si gioca più, si compete a chi dura di più in groppa all’animale infastidito dal peso di chi lo monta. Di là, nel tempo andato, prevalevano rilassamento e risate, oggi tutto è grinta e adrenalina e spazio per pochi temerari.

MARCO VA IN TRASFERTA NEGLI STATES CON LA SQUADRA EUROPEA

Marco infatti va in trasferta negli States, unico italiano nella squadra che  rappresenterà l’Europa, per partecipare al torneo della Word Cup di Bullriding. Lo sport dei rodei americani, un rito della cultura a stelle e strisce che viene dritto dritto dall’epopea western e che ora prova a mettere radici in Europa. La bravura sta nel restare abbarbicato sulla groppa del toro possente per otto secondi. Così facevano i cowboy. Sembra un’inezia ma pochi ce la fanno. In Italia è sport estremo e praticato da circa 100 persone soprattutto nelle regioni del nostro nord. Una nicchia per pochi che si va lentamente popolando. Quello di Marco è l’unico ranch attivo nel sud Italia, al nord ne esiste solo un altro, dove è possibile allenarsi, fare pratica, imparare a mettersi a cavalcioni sul toro ingabbiato, insegnare ai nuovi adepti. Perchè c’è chi vuole imparare. “Già hanno iniziato a formarsi sette ragazzi –  racconta Marco – e altri hanno chiesto informazioni”. A disposizione ci sono quattro tori Corsica, dal manto nero è agile e potente, difficile da domare, pesa intorno ai nove quintali butta giù il “cavaliere” in un battito di ciglia, poi c’è Ugly toro massiccio e nervoso che ne pesa circa 10, e il gigantesco Big Jump che di quintali ne mette in mostra quasi undici, una massa d’urto che fa paura.

IL BULLRIDING SPORT ANCHE DI DONNE

Il giorno in cui assistiamo all’allenamento il gigante Big viene montato da Sasha perchè almeno qui a ridosso del Gramiccia, il bullriding è sport anche di donne. Lei non ha paura anche se è la prima volta che sale su quella bestia. Nella sessione delle prove i tre tori hanno fatto volare i rispettivi cowboy in pochi secondi, molto meno degli otto previsti. A durare più di tutti è stata proprio Sasha, poi il gigante l’ha disarcionata con un colpo secco della schiena facendola volare  in alto, prima di ricadere nella polvere del ranch. Sana e salva. Ci si allena per ottobre tra cadute e strategie sui trucchi per durare il massimo consentito. E il quarto toro? Si chiama Tibet è giovane ma promette bene. Infine c’è Papero è un toro Zebu della pianure africane fisicamente è la metà degli altri e pur essendo relegato al ruolo di mascotte , non teme i “pezzi grossi” manco un pò. Appena incontra i più grandi incrocia le corna con il primo che capita perchè senza timori reverenziali.

ANNA PARLA AI TORI COME SUSSURAVA AI CAVALLI

Segue tutta questa avventura salendo sulle palizzate dell’arena Anna. In prima fila perchè è un nuovo inizio, sistema le corde e incita i temerari. Anna è  la mamma di Marco oggi parla ai tori come fin da piccola sussurrava, e ancora  sussurra, ai cavalli.

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