Un clima surreale è quello che si respira di fronte alla sede di Capena del Mercatone Uno. Dietro al cancello, chiuso da un lucchetto, si apre uno scenario desolante. Parliamo di una struttura di quasi 13.000 mq: punto vendita, area espositiva e un grandissimo magazzino. Tutto chiuso. Il piazzale antistante, che può contenere oltre 400 vetture, è completamente vuoto. A rompere il silenzio spettrale ci sono soltanto il cigolìo delle bandiere verticali e il traffico della confinante autostrada.
Questo è l’effetto del fallimento dichiarato lo scorso 23 maggio dal Tribunale di Milano nei confronti della Shernon Holding srl. La società, controllata da un gruppo di diritto maltese, aveva acquisito il 29 giugno 2018 ben 55 punti vendita (dei 68 totali) del marchio Mercatone Uno. Gli altri 13 furono acquisiti il 6 luglio 2018 dalla Teramano Cosmo spa, infatti non vengono toccati dalla recente chiusura. Tali acquisizioni sono l’epilogo di un lungo periodo di amministrazione straordinaria, iniziata nel 2015.
Ad ogni modo, soltanto dopo 8 mesi dall’acquisizione la Shernon Holding, nel frattempo passata sotto la proprietà della Maiora Invest srl, lo scorso aprile chiede al Tribunale di Milano di essere ammessa al concordato preventivo. La proprietà riteneva che tale operazione avrebbe consentito l’ingresso di nuovi investitori per il rilancio del gruppo.
I lavoratori colpiti dalla chiusura sono circa 1800 in tutta Italia. In particolare, per quanto attiene il punto di Capena, restano a casa 26 persone (di cui ben 14 residenti a Capena). “Siamo amareggiati e delusi – ci confidano alcuni dipendenti -, siamo stati avvertiti la mattina stessa tramite Facebook. Non ci aspettavamo un comportamento del genere!”
Scattata dal mondo politico la solidarietà nei confronti dei lavoratori. Il Comune di Capena, in una recente seduta di Consiglio Comunale, ha approvato all’unanimità una mozione per sollecitare le Istituzioni competenti a trovare una rapida soluzione.
A fare le spese della chiusura improvvisa non sono soltanto i lavoratori. SI tratta di una doccia gelata anche per i fornitori che devono essere pagati e per tutti i clienti che aspettano ancora la consegna di ordini già saldati.
Al momento il dossier è sul tavolo del Ministro dello Sviluppo economico e delle Politiche Sociali Luigi Di Maio, il quale ha annunciato che misure urgenti saranno inserite nel prossimo DL Crescita.