Occhi profondi, voce calda che arriva da est.
Un lieve tratto solca la terra, a partire dal Libano fino a Castelnuovo di Porto.
Lieve ma deciso, indelebile.
Così come è stata la vita di Moussa Aziz Abdayem, formidabile artista di indiscusso talento.
Abdayem lasciò da giovane la terra dei cedri, un paese pieno di insidie, per giungere in Italia inseguendo il suo sogno: fare arte e vivere d’arte.
Gli studi e l’impegno lo portano ad affermarsi nella difficile disciplina dell’incisione, di cui divenne maestro e che lo portò a collaborare con artisti del calibro di Mirò e Guttuso.
Precisione, attenzione e pazienza lo fecero emergere nella Roma degli anni 70, quella Roma in cui era ancora possibile affermarsi se si avevano le carte giuste.
E Abdayem ce le aveva, grazie all’amore e alla meticolosità che metteva nelle sue opere.
Arrivò poi all’insegnamento , anche presso l’accademia delle Belle arti di Roma, dove si dedicò agli studenti con anima e generosità, trasmettendo il suo sapere senza porre limite alcuno.
Solo un anno fa a Castelnuovo di Porto, paese in cui scelse di vivere con la moglie Laura e i figli Sergio e Alessia, gli è stata dedicata una retrospettiva che raccontava a tutto tondo la sua vita artistica.
Un mondo di meraviglia, in cui fu possibile finalmente accantonare l’idea dell’arte incisoria come opera meramente seriale.
Perché le opere di Moussa trasmettono vita, raccontano mondi e scaldano lo sguardo di chi vi posa sopra gli occhi stupiti.
Non solo incisione, ma anche pittura e sculture realizzate con materiali di recupero.
Non era raro trovarlo seduto, coltellino alla mano, mentre scolpiva in pezzo di legno regalato da un concittadino.
Perché a Castelnuovo di Porto lo sapevano tutti: nelle mani di Moussa, anche un filo di rame diventava un’opera d’arte. E Abdayem incideva, incollava e levigava, con le mani lievi di un vento caldo giunto dal Libano.
Tutt’oggi, a tre anni dalla sua scomparsa, continua a vivere nel sorriso della moglie Laura, che lo spronava a usare “colori più allegri” per non essere troppo cupo.
Continua a vivere nelle parole di Sergio, il figlio, che ci ha aperto il laboratorio del padre e ha ripercorso con noi i suoi passi, attraverso scampoli di memorie che riemergono dal passato: “Mio padre era un uomo generoso, non teneva nulla per sé. L’insegnamento è diventata la sua grande passione e solo oggi sto imparando a capire quanto fosse coinvolto dai sui studenti. Trasmetteva passione e tecnica e lo faceva con umiltà, dote che lo ha contraddistinto per tutto il corso della vita artistica e personale.”
Moussa oggi incide un altro segno nella terra in cui ha scelto di vivere: a Castelnuovo di Porto, grazie a un finanziamento ottenuto dal Ministero della Cultura, nascerà il CIGIMA Centro Internazionale per la grafica incisa a lui dedicato. Sarà gestito, in collaborazione con l’archivio M2M, dalle Stamperie del Tevere, associazione culturale con cui l’artista ha portato avanti una collaborazione proficua per anni.
Esposizioni, laboratori didattici, tirocini per licei e accademie: il CIGIMA si candida a diventare fulcro artistico di pregio dell’area Flaminia, dove contaminazione e insegnamento andranno di pari passo.
Tutto avverrà nel nome di Moussa Aziz Abdayem, artista che ha attraversato con leggerezza le nostre terre.
Lieve e pacato, come un vento caldo che soffiava da est e ha deciso, infine, di fermarsi da noi.