“Ho scritto questo romanzo tre pagine a giorno, poi in dieci giorni niente, poi mi alzavo la mattina e facevo venti pagine e così via. Mi divertivo. Volevo creare, come nei miei film, una curiosità”. Ferzan Ozpetek spiega così la genesi del suo ultimo romanzo, “Come un respiro” edito da Mondadori. Lo fa dal palco del CineVillage Talenti, nell’ambito della rassegna Cineasti di Parole. “Anche se stasera non volevo venire, sto lavorando alla serie su “Le fate ignoranti”, ero stanco, volevo trovare una scusa. Ho pensato adesso gli dico che ho la febbre. Ma avevo troppa voglia di raccontarvi questo libro”.
Diretto, semplice, divertente. Il regista turco cattura l’attenzione mentre parla di quello che per la critica è un “thriller dei sentimenti”. Il libro parla della storia di due sorelle legatissime, Elza e Adele, che ad un certo punto si perdono. E non si ritroveranno più per cinquant’anni. Il romanzo corre su un doppio binario, temporale e spaziale, un appartamento di Testaccio e uno ad Istanbul, una narrazione al presente e un flash back verso il passato.
“L’ho ripreso dal mio primo film, “Bagno turco”. Poi anche mia nonna aveva una sorella con cui ha litigato e con la quale non si è più parlata fino alla morte. Il rapporto tra sorelle è diverso rispetto a quello tra fratelli. Come il rapporto madre-figlia. Le donne, avendo una marcia in più nella vita, hanno per questo anche complicazioni. Non è difficile viaggiare con la mente e con l’anima di due sorelle, di due donne. C’è un comico turco che dice così: un ragazzo di 14 anni vuole uscire la sera, lo dice ai genitori ed esce. Una ragazza di 14 anni che vuole uscire deve inventarsi una scusa, dire che va da una sua amica, fare questo e fare quell’altro. Le donne sviluppano così la fantasia di creare le cose”.
Un libro che parla di intrighi, tradimenti, colpi di scena. Un libro che, allo stesso tempo, dice che si può perdonare. “Le complicazioni, gli ostacoli, fanno parte della vita. Credo di non riuscire mai ad andarmene da una persona. Io nella mia vita ho sempre aggiunto persone, mai sottratto, mai tolto. La vita passa troppo veloce, in modo inaspettato. Non voglio avere rimpianti”.
Un libro che parla, ovviamente d’amore, e che inizia con una citazione tratta da un altro film di Ferzan Ozpetek, “Le mine vaganti”: “Gli amori impossibili sono quelli che non finiscono mai”.
“I sentimenti che non vengono mai realizzati rimangono un po’ perfetti – spiega ancora il regista – sarà successo a tutti di camminare in un posto, vedere una persona, tu la guardi, lei ti guarda, avete entrambi una sensazione, pensi “che meraviglia della terra” poi però continui a camminare e te ne vai. Quella cosa lì rimane perfetta. E io allora godo”. Il romanzo di Ferzan Ozpetek scorre così, veloce, inesorabile. Lasciandoti a volte anche un senso di nostalgia, come dice una delle ultime frasi del libro: “La vita scorre come un respiro e dentro ci lascia la nostalgia per ciò che avremmo potuto fare e la consapevolezza di ciò che siamo diventati”.
Dopo Ferzan Ozpetek, intanto, al Parco Talenti parte la rassegna LibriCineVillage. Da lunedì 28 fino al 2 agosto tanti ospiti in programma. Si inizia con Dacia Maraini e il suo “Una rivoluzione gentile”, per finire con Costantino D’Orazio che parlerà di “Vite di artiste eccellenti”. In mezzo ci sono Aldo Cazzullo, Gianrico Carofiglio, Filippo La Porta e Mario Tozzi. Appuntamento sempre alle ore 19.30.