L’uomo ha da sempre una relazione stretta con i microrganismi, un rapporto simbiotico che offre vantaggi ad entrambi e che ha plasmato, durante il corso dell’evoluzione, strutture e meccanismi che hanno permesso questa convivenza. Un mutualismo che garantisce ai microbi una costante fonte di sostentamento che loro ricambiano mettendo a disposizione grandi capacità metaboliche, vie anaboliche e cataboliche che noi non possediamo, come per esempio quelle per la degradazione dei polisaccaridi vegetali o per la sintesi della vitamina K. Dal microbiota intestinale fino a quello orale il nostro equilibrio biochimico è strutturalmente dipendente da loro, al punto che oggi la medicina moderna non li vede più come ospiti stabili ma come un vero e proprio organo aggiunto. Mantenersi in salute significa, tra le altre cose, promuovere l’equilibrio esistente tra le migliaia di specie microbiche che convivono nel nostro corpo, un equilibrio che quando è forte ostacola, attraverso un meccanismo di competizione, la proliferazione di microrganismi patogeni.
Non sempre però queste condizioni ideali sono presenti e, sia per colpa o sia per sfortuna, si incorre in disordini dovuti alla presenza di organismi opportunistici. In questi casi le molecole largamente usate sono antimicrobici e antibiotici, i quali agiscono uccidendo le forme di vita microbiche, o comunque ne limitano la proliferazione. I principali problemi associati a queste terapie sono due: la formazione di ceppi microbici resistenti al farmaco e l’eliminazione concomitante di specie simbiotiche che contribuiscono al nostro benessere. Se con l’alimentazione e con l’assunzione di probiotici si può supplire al secondo problema, il primo invece risulta più complicato da affrontare. I microbi sono forme di vita molto tenaci e possiedono una grande capacità di adattamento che li porta con il tempo a sviluppare resistenza alle molecole microbicide.
Le aziende che operano nel settore farmacologico dedicano molte risorse alla ricerca e allo sviluppo, offrendo così una costante immissione nel mercato di nuove molecole capaci di fronteggiare i patogeni divenuti ormai resistenti. Questo è un circolo vizioso, ed è solo una questione di tempo prima che un ceppo microbico diventi nuovamente insensibile alla terapia. Chiaramente non tutti i microrganismi sono uguali così come non tutte le molecole agiscono allo stesso modo. Alcune di queste colpiscono un target specifico come per esempio un enzima, oppure un componente presente sulla parete cellulare, altre invece hanno come bersaglio una classe di macromolecole o addirittura una particolare struttura cellulare.
Oggi, studiando approfonditamente questo fenomeno di resilienza, si è capito che le molecole agenti sulle strutture fisiche della cellula tendono ad essere più complesse da affrontare per un microrganismo e portano quindi ad un più raro fenomeno di resistenza. Un esempio di molecola ampiamente diffusa rientra in questa classe: la clorexidina. È un disinfettante di sintesi scarsamente solubile in acqua, commercializzato principalmente sotto forma di sale del gluconato. Venne introdotta nel mercato negli anni ’50 e da allora è stata largamente utilizzata sia in campo medico sia per operazioni di disinfezione generiche. A livello molecolare esprime la sua funzione microbicida alterando la struttura della membrana cellulare di batteri e funghi, portando le proteine citoplasmatiche al collasso. In medicina la clorexidina viene usata in molti campi, dalla dermatologia alla ginecologia passando per l’odontoiatria, in soluzioni colluttorie in concentrazione tra 0,12-0,2%. Usata in combinazione con spazzolino e filo interdentale contrasta l’insorgere di gengiviti e placche e, più in generale, favorisce la disinfezione in seguito ad una qualsiasi lesione orale, che sia essa accidentale o dovuta ad un intervento chirurgico. Questo è dovuto al suo ampio spettro di azione che le dona efficacia contro funghi e batteri, oltre al grande pregio di portare raramente allo sviluppo di ceppi resistenti. Tutte queste qualità hanno reso la clorexidina un disinfettante ampiamente commercializzato, nonché uno dei più efficaci agenti anti-placca presenti sul mercato.