Il Comitato tecnico scientifico ha dato via libera alla possibilità di effettuare tamponi rapidi nelle scuole per la sola attività di screening. C’è stato infatti un accordo di massima nel corso della riunione sulla bozza della circolare presentata dal Ministero della Salute nella quale si afferma in maniera esplicita che “ai fini esclusivi di screening è possibile utilizzare i test antigenici nelle scuole”. Approvato, dunque, il “piano Speranza”.
Cosa succede adesso? Dopo l’ok del Cts, nelle prossime ore arriverà l’ordinanza del ministero alla Salute per dare il via libera definitivo all’utilizzo dei test rapidi nelle scuole. Il ministro Roberto Speranza vuole da tempo portare questi esami negli istituti, estendendo l’utilizzo dei test rapidi finora utilizzati prevalentemente negli aeroporti a partire da metà agosto, per sveltire le operazioni di ricerca del virus nelle classi.
Test rapidi a scuola: cosa sono e come funzionano
Diminuire i tempi di diagnosi è l’obiettivo dei test rapidi cosiddetti ‘antigenici’. Questi esami si effettuano con una sorta di cotton fioc simile a quello utilizzato per il tampone. Rilevano la proteina contenuta nella superficie del virus conosciuta col nome di ‘proteina spike’. Si tratta di una possibile svolta per la gestione dei contagi nelle scuole: i tamponi rapidi danno il risultato in pochi minuti (circa 30, contro i due/tre giorni necessari per gli esiti del tampone), seppure con un’affidabilità leggermente minore rispetto ai tamponi tradizionali, ossia i test molecolari.
Per questo, proprio come nel caso degli aeroporti, la loro funzione sarà quella di un primo screening: in caso di positività, questa dovrà comunque essere confermata da un tampone molecolare. Ma i tempi così rapidi consentiranno comunque di evitare che intere classi o istituti rimangano per giorni in attesa dell’esito, bloccando di fatto l’attività didattica.