LE PAROLE FANNO PIU’ MALE DELLE BOTTE
(CAROLINA PICCHIO)
A Carolina Picchio è dedicata la prima legge in Europa contro il cyberbullismo. Carolina si tolse la vita nella notte tra il 4 e il 5 gennaio 2013, oggi la Fondazione che porta il suo nome cerca di aiutare i ragazzi vittime di cyberbullismo affinché “Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a nessuno” come scrisse Carolina nel suo ultimo messaggio.
Il 18 giugno 2017 è entrata in vigore la nuova legge sul cyberbullismo, che si pone l’obiettivo di contrastare il fenomeno del bullismo on line in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed
educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti.
Grazie a questa legge ciascun minore può inoltrare al titolare del trattamento o al gestore del sito internet o del social media un’istanza per l’oscuramento, la rimozione o il blocco dei contenuti diffusi nella rete, se entro 24 ore il gestore non avrà provveduto, l’interessato può rivolgere analoga richiesta al Garante per la protezione dei dati personali, che rimuoverà i contenuti entro 48 ore. Ogni istituto scolastico deve individuare fra i docenti un referente con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e di contrasto del cyberbullismo. Per i minori autori di atti di cyberbullismo scatta l’ammonimento: il questore convoca il minore insieme ad almeno un genitore. Questi alcuni dei punti della legge.
Abbiamo raggiunto la Senatrice Elena Ferrara prima firmataria della legge.
Quali sono stati gli effetti della legge a 2 anni dall’entrata in vigore?
La legge ha dato immediatamente il via, rafforzato e consolidato il piano d’intervento nelle scuole. La parte di prevenzione e di contrasto che avviene nell’ambito dell’istituzione scolastica è stato potenziato ed uniformato infatti tutte le scuole hanno dovuto individuare al proprio interno un referente per il Cyberbullismo, hanno dovuto fare i patti di corresponsabilità con i genitori, partecipare ad attività di formazione. Sono state fatte nel 2017 le linee guida che hanno declinato gli aspetti inerenti all’ambito scolastico affinché tutti fossero pronti a contribuire alle attività di contrasto e prevenzione del Cyberbullismo. È stata fatta una piattaforma online per i docenti che crea un linguaggio comune in tutta Italia, dando supporti teorici ma entra anche nel merito delle metodologie delle buone pratiche per contrastare un fenomeno così complesso e al tempo stesso pervasivo. Gli uffici scolastici regionali con gli osservatori regionali e le scuole con la loro capacità di fare rete nel territorio sono presidi fondamentali per la costruzione di sinergie con le forze dell’ordine, con i servizi socioassistenziali sanitari. Grandi passi avanti nella lotta quotidiana sono stati fatti anche se c’è ancora molto da fare, la legge non è ancora molto conosciuta. Questa legge consegna ai ragazzi gli strumenti di tutela come il diritto alla segnalazione e la rimozione di un contenuto, la procedura dell’ammonimento, neanche i genitori la conoscono. Il percorso è avviato, c’è maggiore consapevolezza della gravità del fenomeno. La legge 71 è una legge di tutela e prevenzione vuole essere educativa e non punitiva, il processo è molto lungo e si vedranno i risultati nel momento in cui ci sarà un cambiamento culturale anche nelle famiglie più attente a far utilizzare i social network. Dobbiamo avere, soprattutto perché minori e quindi più vulnerabili, un’alleanza educativa che metta a disposizione dei ragazzi e delle famiglie degli strumenti che siano risolutivi in situazioni di disagio. Lo scorso anno sono uscite delle direttive europee sulla tutela dell’identità digitale dei minori e molto di quello che c’è scritto sembra decisamente affine alla legge 71.
Senatrice, sappiamo che lei ha presentato la legge in molte scuole in tutta Italia. Come reagiscono i ragazzi?
Riscontri ne ho avuti molti soprattutto nell’immediato quando parlo ai ragazzi. Il tema dell’identità digitale sta mettendo in difficoltà anche gli adulti, i ragazzi di oggi saranno la prima generazione di genitori digitali responsabili. Il fatto di non essere giudicati è importante, loro non hanno avuto da parte degli educatori molta attenzione, la legge 71 punta su di loro e li investe in senso proattivo devono essere loro questo futuro digitale più rispettoso, più umano ed empatico. Serve una maturazione sociale della comunità in cui i ragazzi sono al centro di questo processo. I genitori di oggi appartengono all’analogico e ragazzi in alcuni casi possono loro ad insegnare come nel caso della patente da smartphone in cui sono i ragazzi ad essere i docenti. È facile sbagliare sulla rete è una questione di un secondo.