E’ proprio in momenti come questi che stiamo vivendo, così difficili e che ci privano della possibilità di coltivare liberamente le nostre passioni, che bisogna credere ancor più fortemente ai propri sogni, sfruttare questo tempo sospeso per progettare e fare tutto ciò che ci è possibile per non perdere l’occasione di realizzarli. Oggi per me è davvero un piacere far conoscere l’incredibile storia di Daniele Truocchio a tutti i giovani lettori che ci seguono per dimostrare loro che tutto si può se davvero lo si desidera ardentemente.
Dieci anni fa conobbi per la prima volta Daniele. Aveva 17 anni ed arrivò in sala prove con la chitarra in una mano e con Giorgia, la sua fidanzata, nell’altra. Negli occhi una luce inconfondibile: quella di chi vive costantemente una passione. La sua è da sempre la musica. Per diversi mesi, in quel lontano 2011, condividemmo insieme una tribute band ma, come spesso accade, le strade inevitabilmente si dividono e quella di Daniele lo ha portato davvero all’altro capo del mondo, precisamente negli States, a Los Angeles.
La sua storia però inizia molto prima quando da bambino, all’età di sette anni, sente il bisogno di avvicinarsi alla musica e, “strimpellando” la vecchia chitarra del papà, inizia a prendere lezioni. Durante l’adolescenza avviene un incontro speciale, con il suo mentore Peace Diouf, compositore, chitarrista e bassista senegalese. Grazie al suo costante incoraggiamento, Daniele nel 2013 partecipa a “The Umbria Jazz Festival“, vincendo una delle 10 borse di studio messe in palio dal Berklee College of Music di Boston. È l’occasione della vita, ma non è facile da mettere in pratica a causa dei costi elevati delle rimanenti tasse scolastiche, dell’affitto e delle spese di soggiorno. Daniele però non si perde d’animo, vola a Parigi, ottiene una seconda borsa di studio per la Berklee, contatta una famiglia di Boy Scouts Americani che, dopo una videochiamata Skype in un inglese decisamente maccheronico, decide di prenderlo in casa per 4 anni (completamente a titolo gratuito) e lancia contemporaneamente una campagna crowdfunding per raccogliere fondi attraverso la piattaforma musicale Music Raiser. Nel 2017 ha conseguito la laurea in Film Scoring in uno dei College americani più prestigiosi.
La sua storia ci ricorda come tutto sia ancora possibile, anche vivere il sogno americano ed arrivare ad Hollywood per una persona normale come lui, senza enormi possibilità economico-sociali. Basta crederci davvero. Ora Daniele vive stabilmente a Los Angeles, lavora a progetti cinematografici importanti ed ha sposato la sua amata Giorgia.
Ciao Daniele, innanzitutto grazie mille per questa intervista! Ora che i nostri lettori conoscono la tua storia, siamo curiosi di sapere qual è il tuo metodo di composizione. Potresti descriverlo?
Grazie mille a te Elisa per questa opportunità. Una volta concluse le negoziazioni per un progetto, dunque la parte non creativa, è fondamentale per me concentrarmi sul comprenderlo a pieno dal punto di vista ideologico, prima di poter iniziare a scrivere musica. Ho bisogno di estrapolare più informazioni possibili sulla visione che il regista ha del film, cercando di capire quale sia la sua “idea in grande” per il progetto. Ogni film racchiude un messaggio ben preciso che il regista vuole lanciare, talvolta molto personale e da compositore è mio compito far sì che le musiche si additino e ruotino intorno ad esso, amplificandolo. Una volta chiariti questi primi punti fondamentali, chiedo al regista se abbia referenze e/o preferenze musicali, così da poter entrare in sinergia sia con il progetto che con i suoi gusti musicali. Spesso accade poi, che questa musica di referenza risulti diversa da quella da creare per il film, magari di un altro genere musicale completamente diverso, ma avere un riferimento è sempre d’ispirazione e di aiuto. Tutta questa preparazione fa sì che il processo compositivo sia non solo ben strutturato e consapevole ma lo rende anche un’esperienza lavorativa qualitativamente migliore. Un po’ come stai facendo tu nello scrivere un’intervista a qualcuno indagandone la storia, l’intera collaborazione funziona meglio.
Da cosa o da chi ti lasci ispirare per le tue composizioni? Hai una storia divertente di te alle prese con la ricerca dell’ispirazione giusta?
L’ispirazione, nel mondo della composizione è un argomento un po’ sopravvalutato, poiché in fin dei conti quando sei costretto a scrivere la quantità di musica che serve al film, nel periodo che ti è dato, devi scriverla e basta ispirazione oppure no. Il bello però, di un lavoro come questo, è che puoi trovare l’ispirazione dove vuoi… Per esempio, ricordo il primo minuscolo appartamento che io e mia moglie Giorgia abbiamo affittato a Los Angeles, in cui io componevo nel salotto e a due metri di distanza, lei scriveva la tesi per il suo Master. All’ora di pranzo, comporre con il profumo di pane appena fatto o di un bel sugo italiano, rendeva l’esperienza quasi mistica. Tutt’oggi, quando riascolto la Colonna Sonora dei cortometraggi a cui ho lavorato in quel periodo “The Essence of Everything” di Daniele Barbiero, oppure “Dove Vai” di Eugenio Forconi mi sembra di sentire ancora il profumo di quelle pietanze. Poi ci sono altre situazioni in cui l’ispirazione bisogna per forza trovarla sul campo, ad esempio uno dei lungometraggi per cui sono stato ingaggiato è ambientato per metà negli Stati Uniti e per metà in Ghana, Africa ed il regista vorrebbe farmi fare un viaggio in Ghana per poter assimilare e ricercare i suoni giusti, collaborare con un’orchestra del posto e poter lavorare con cognizione di causa, immergendomi completamente nel progetto.
Come può un periodo come quello corrente cambiare la vita di un compositore?
Un periodo come quello che stiamo vivendo può cambiare la vita di un compositore facendogli capire se questa è la strada giusta per lui/lei. Se dopo un anno di pandemia decidi di restare nella “giungla creativa” di Los Angeles, forse significa che il test è superato e veramente vuoi continuare a fare questo lavoro. Un’altra cosa che la pandemia mi ha ricordato è che in una giornata ci sono così tante ore per essere produttivi che aspettare che le opportunità arrivino da sole è la ricetta per un disastro assicurato. Per me personalmente (tolte le ovvie difficoltà che tutti abbiamo riscontrato), questo è stato il periodo più produttivo di sempre, grazie al tempo avuto a disposizione che solitamente sarebbe stato riempito da traffico, eventi e impegni fisici. Ho avuto modo di imparare tantissime nuove tecniche compositive, raffinare le tecniche di negoziazione e in generale prepararmi a progetti più grandi.
Avere più tempo a disposizione come compositore per te è stato utile, ma senti la mancanza di esperienze reali da trasferire nella musica?
Come dicevo prima, sì nel mio caso è stato utilissimo. C’è anche da dire che la vita di un compositore o produttore musicale è comunque ambientata principalmente in studio, tutto il giorno tutti i giorni. Dall’altro lato, sicuramente mi farà piacere poter partecipare nuovamente ai festival cinematografici, incontrare nuovi film-makers e vedere progetti in teatri veri che non siano lo schermo del mio studio. Il contatto umano in questa industria serve.
Cosa ti aspetti da questo 2021? Quali sono i tuoi “buoni propositi” musicali?
Lavorativamente parlando dal 2021 mi aspetto sempre più musica da scrivere ed il poter mettere all’opera tutto quello che ho imparato nel 2020. Vorrei riuscire a firmare la mia prima colonna sonora per una serie televisiva da compositore principale e almeno due o tre nuovi lungometraggi. Nel mezzo ovviamente ci saranno tantissimi altri progetti, cortometraggi, registrazioni di chitarra, orchestrali ecc.…
C’è un regista in particolare con il quale ti piacerebbe lavorare o un film a cui vorresti regalare una colonna sonora?
Ci sono tantissimi registi con cui vorrei collaborare e continuare a collaborare sia Italiani sia Statunitensi, ma dovendone nominare uno, mi piacerebbe lavorare con Ryan Coogler. Mi piacciono le persone come lui hanno delle visioni e le portano a termine con tanto lavoro, senza scuse, come ha fatto con “Black Panther”. Mi piacerebbe scrivere la colonna sonora di un film come “Lion – La Strada Verso Casa” di Garth Davis, i film con delle storie in cui i protagonisti fanno dei viaggi dentro e fuori loro stessi, alla ricerca di qualcosa di importante, sono i miei preferiti. Ma anche lavorare ad un film di avventura e fantascienza come Black Panther 2 andrebbe bene, ahah.
Alcuni tra i progetti cinematografici per cui ha lavorato recentemente sono:
- “Dove Vai” di Eugenio Forconi per cui ha firmato la Colonna Sonora, (in concorso per i David di Donatello nella sezione cortometraggi)
- “Memoirs of a Black Girl”, di Thato Rantao Mwosa per cui ha firmato la Colonna Sonora (lungometraggio selezionato per il Boston Globe Film Festival, il Pan African Film Festival e tanti altri)
- “Pool Boy” di Luke Willis per cui ha firmato la Colonna Sonora (con premiere mondiale al prestigioso “BFI – British Film Institute”)
- “Ted Bundy Fascino Criminale“, per Netflix come Capo Orchestratore. Diretto da Joe Berlinger regista nominato agli Oscar e con protagonisti Zac Efron, Lily Collins, Kaya Scodelario e John Malkovich.
- “Syndrome K”, di Stephen Edwards, conducendo l’Orchestra di Roma (adesso su Discovery+ Italia, Documentario Americano sul Morbo di K, malattia inventata da alcuni dottori del Fatebenefratelli di Roma per salvare alcuni Ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale)
- “Legacies” e “Roswell, New Mexico”: serie televisive per “The CW” (distribuite e prodotte da Warner Bros – e pubblicate successivamente su Netflix), per cui ha arrangiato, orchestrato, registrato chitarre e scritto musica addizionale.
Informazioni di contatto:
- Sito web: danieletruocchio.com
- Youtube: Daniele Truocchio