Ne vanno matte api e farfalle ma quei fiori sono argine anche contro l’avanzata del mesotelioma il tumore dell’amianto. Si tratta della “filipendula vulgaris“, in inglese dropwort, una pianta comune nei nostri campi, presente in tutte le regioni salvo che in Calabria. Cresce in prati magri e in orli di boschi termofili, su suoli argillosi per lo più calcarei. Il nome deriva dal latino ‘vúlgus’ (volgo) il periodo di fioritura: maggio-luglio. E’ una pianta comune che però ha una forza fino ad oggi sconosciuta e capace di tenere a bada uno dei tumori più aggressivi e resistenti alle cure.
LA SCOPERTA DEI RICERCATORI DEL REGINA ELENA
La scoperta è del gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) che ne ha dato comunicazione ieri con una nota stampa. Il team coordinato da Sabrina Strano e Giovanni Blandino, ricercatori del laboratorio di Oncogenomica ed Epigenetica ha identificato negli estratti dei fiori filipendula, nota anche come erba peperina, dei componenti capaci di riprogrammare il metabolismo del tumore raro e molto aggressivo. Si tratta di una neoplasia che colpisce principalmente i foglietti della pleura polmonare. “Gli effetti antitumorali dell’estratto di fiore – illustrano i ricercatori – sono stati caratterizzati in modelli “in vitro” e “in vivo” per studiare il meccanismo d’azione antitumorale. I risultati rivelano che i composti naturali di questa pianta riducono la proliferazione cellulare, la vitalità e la migrazione delle cellule tumorali del mesotelioma e presuppongono quindi implicazioni chemio-preventive e antitumorali per la gestione della patologia.”
NEL LAZIO 16 I COMUNI IN EMERGENZA AMIANTO
“Dopo 25 anni dalla messa al bando nel nostro paese della produzione dell’amianto – precisa la nota – l’incidenza del mesotelioma non decresce in quanto nell’ambiente ne rimangono 5 quintali per cittadino, 32 milioni di tonnellate”. Nel Lazio l’emergenza amianto e molto alta in 16 comuni. In base all’ultimo rapporto del Dipartimento di epidemiologia della Regione, pubblicato nell’aprile 2016, i casi di mesotieloma, a partire dal 1 gennaio 2001 fino al 31 dicembre 2015 sono 1122. Il Nuovo ne ha scritto nei giorni scorsi (https://www.ilnuovomagazine.com/tumori-amianto-la-asl-chiede-accertamenti-a-capena-e-paesi-limitrofi/).
CON L’ERBA PEPERINA NUOVE PROSPETTIVE DI CURA
Lo studio dell’Ire apre nuove prospettive di cura. “Certamente – sottolinea Gennaro Ciliberto, Direttore Scientifico IRE – potrebbe contribuire al miglioramento del trattamento del mesotelioma. E’ compito della ricerca validarne l’efficacia. Questa scoperta sebbene molto promettente necessita però di ulteriori approfondimenti per una applicazione clinica.” L’erba peperina e del tipo perenne, appartiene alla della famiglia delle rosaceae, alta fino a 70 cm. con lunghe foglie basali verdi scure, grossolanamente dentellate e lunghi steli fioriti. Le foglie inferiori hanno fino ad otto paia di grandi foglie. Le radici invece presentano tuberi ovoidi o rotondeggianti. E’ pianta amata da api, perchè mellifera, e farfalle poiché ne nutre le larve, temuta dal mesotelioma perche lo ferma.