Era ormai il 9 marzo 2020 quando a causa del DCPM, firmato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per il contenimento del virus COVID-19, alcuni insegnanti hanno iniziato a fare lezione a distanza per proseguire il programma scolastico.
Dopo un mese dall’inizio dell’emergenza e dall’uso della didattica a distanza abbiamo intervistato due insegnanti della Scuola Primaria di Sant’Oreste – la maestra Giordana Diana e il maestro Elio Pinto – per conoscere quali sono state le difficoltà incontrate in queste settimane e come sono riusciti a superarle.
Buona lettura.
- Quando ci siamo sentite con la maestra Giordana Diana per organizzare l’intervista lei mi ha spiegato che a causa di questa emergenza vi siete dovuti “reinventare”. Quali sono stati i primi aspetti da riorganizzare?
Abbiamo dovuto riorganizzare i tre elementi fondamentali dell’agire educativo-didattico: il tempo, lo spazio e la didattica.
Per quanto riguarda il tempo abbiamo organizzato le video-lezioni su skype attraverso un programma settimanale. Per lo spazio abbiamo dato vita a un ambiente di apprendimento digitale e per la didattica abbiamo deciso di utilizzare la metodologia delle Agende Settimanali di Didattica Aperta e il Metodo Analogico.
Nello specifico la didattica aperta permette di attuare percorsi individualizzati e personalizzati promuovendo l’autodeterminazione nell’apprendimento dei singoli alunni. Il Metodo Analogico invece permette, attraverso gli strumenti didattici a disposizione degli alunni, una più agevole comprensione degli argomenti da trattare e una più ampia inclusione.
- Quanto c’è voluto per allestire queste “aule virtuali”? Come vi siete organizzati? Avete adoperato degli strumenti messi a disposizione online o avete impostato voi le lezioni?
Subito dopo l’annuncio della sospensione dell’attività didattica ci siamo mobilitati e abbiamo effettuato un sondaggio tra i genitori per capire se tutti avessero un device e una connessione internet. La risposta è stata affermativa e abbiamo iniziato le lezioni il 9 marzo 2020.
- Sono ormai passate alcune settimane dall’insorgere dell’emergenza. Quali difficoltà avete incontrato e superato e quali invece state ancora incontrando?
Non abbiamo avuto grandi difficoltà nel rispondere con prontezza a questa emergenza poiché la comunità educante, già da qualche anno, è coinvolta nella sperimentazione della “Scuola in movimento”, nella quale vi è la disponibilità delle famiglie nel collaborare con i docenti e nel guardare alla scuola come istituzione che non trasmette solo cultura ma che sia opportunità di costruzione dei saperi e dell’identità personale dei bambini e dei ragazzi.
- Ci sono insegnanti che hanno avuto più difficoltà? Come le hanno superate? C’è stata collaborazione tra di voi?
Il lavoro di team per la nostra professione è un elemento imprescindibile, i docenti con maggiori competenze digitali hanno supportato i docenti meno abili dal punto di vista informatico e digitale. Da questo momento di crisi sono emerse delle risorse per permettere a tutti di mettersi in gioco.
- Passiamo ora ai bambini. Riescono a seguire con facilità le lezioni?
I bambini hanno superato la prima fase di spaesamento per il repentino cambiamento delle loro abitudini manifestando grande capacità di adattamento e competenza nell’ambiente digitale dimostrando di trovarsi a loro agio in questo mondo.
I bambini sono stati entusiasti di lavorare con quello che gli è più congeniale e più naturale dato che sono una generazione digitale e quindi abituati a essere collegati ogni minuto, sempre connessi.
- A causa di questa situazione il confine tra scuola e famiglia è venuto meno. Quali difficoltà stanno incontrando le famiglie? State cercando di agevolarle? In che modo?
La comunità per la scuola è tutto, abbiamo provato a ricrearla virtualmente, per questo dobbiamo ringraziare i genitori che hanno dimostrato di essere attente ai bisogni educativi dei propri figli e disponibili a tenere vivo quel legame tra la scuola e la famiglia, elemento fondamentale affinché l’azione educativa trasformi gli individui da natura in cultura.
Le difficoltà “tecniche” sono state principalmente legate alla stampa dei materiali, pertanto stiamo creando materiali non necessariamente stampabili ma editabili attraverso app.
Le difficoltà organizzative invece sono state affrontate condividendo in anticipo con le famiglie un orario delle video-lezioni e i materiali. È vero il confine scuola-famiglia è venuto meno perché siamo in un momento storico in cui i bambini non possono andare a scuola ed è stata la scuola ad andare dai bambini entrando nelle loro case. Gli stessi media, che fino all’altro ieri erano fonte di isolamento, adesso stanno permettendo le connessioni umane.
- Nello specifico come avvengono le lezioni, i compiti e le correzioni? Ci sono degli orari da rispettare o delle regole?
Le lezioni avvengono attraverso Skype durante la mattinata in plenaria o in gruppi.
L’orario delle lezioni è stato progettato in modo tale che i gruppi si alternino nelle diverse discipline senza avere tempi morti, questo ha permesso di compattare l’orario delle lezioni nella mattinata.
Le regole da rispettare sono quelle del rispetto reciproco, della puntualità, dell’ordine e tutte le altre regole della relazione sociale. D’altronde gli alunni, pur sperimentando una modalità di apprendimento a distanza, hanno compreso che le regole dello stare insieme sono essenziali anche in questa situazione.
Nello specifico gli alunni inviano ai docenti le foto delle attività svolte tramite la chat di Skype. Allo stesso modo le correzioni e i feedback da parte degli insegnanti vengono restituiti personalmente in chat.
- Nei compiti c’è spazio per esercizi o temi che aiutino i bambini a metabolizzare quello che sta accadendo? Vi dicono che emozioni provano?
Abbiamo ragionato a lungo su come poter tenere unita la comunità dell’intero plesso in questo momento così duro e abbiamo deciso di rilanciare con forza il progetto E-Twinning “Fairy Garden” che ci vedeva impegnati attraverso la collaborazione con altre scuole europee.
Questo progetto è stato condiviso con tutti i docenti del plesso per renderlo organico in tutte le classi nelle attività didattiche. Abbiamo voluto rilanciarlo perché riteniamo importante tenere alta l’attenzione sul nostro modo di vedere la scuola che ha contraddistinto le nostre attività degli ultimi due anni abbattendo muri, costruendo ponti.
Ci siamo dati come obiettivo quello di riportare finalmente la scuola in piazza, non appena sarà possibile, per condividere il frutto del percorso che stiamo svolgendo. Crediamo che soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà la scuola abbia il compito di volgere lo sguardo verso la bellezza. Per questo abbiamo proposto ai bambini e alle loro famiglie di continuare a osservare il cielo così come facevamo a scuola. È proprio la luna che ci sta tenendo uniti anche ora che siamo distanti.
Poi ci incontriamo su Skype per condividere le nostre osservazioni, le poesie, le leggende, le opere d’arte sulla luna, le informazioni che ricerchiamo nei media, le interviste ai nonni e così via. Stiamo anche leggendo insieme l’Odissea. Abbiamo scelto questo periodo storico per leggerla perché siamo convinti che i bambini non si dimenticheranno mai di questa avventura epica.
- Mai era successo nella storia che le scuole venissero chiuse. Cosa ne pensate? Credete che questa nuova modalità di didattica abbia dei vantaggi? E se sì quali secondo voi andrebbero mantenuti?
La scuola è Comunità e perciò non può prescindere dallo stare insieme, dai gesti quotidiani che possono essere un abbraccio, una pacca sulla spalla, un incrocio di sguardi, una carezza…
Per queste ragioni riteniamo fondamentale che la scuola raggiunga i bambini in questo periodo di isolamento, attraverso modalità diverse ma che ci permettono, anche se a distanza, di sentirci vicini, di incrociare i nostri sguardi, di raccontarci le nostre paure, di condividere le nostre gioie.
Ci stiamo rendendo conto che questa situazione negativa ha generato in breve tempo l’acquisizione di massa di competenze digitali, nonostante oggi sia molto diffuso l’utilizzo dei social, una parte significativa di persone ha dimostrato difficoltà iniziali nell’utilizzo degli strumenti digitali e di alcuni programmi.
- In più occasioni ci siamo incontrati per parlare del nuovo tipo di didattica che avete in mente, c’è qualche metodo che avevate già adottato che in questa situazione vi è stato utile?
Come abbiamo già detto all’inizio la nostra sperimentazione della “Scuola in movimento” che si basa principalmente sul mettere insieme la Didattica Aperta e il Metodo Analogico, ci ha permesso di avere una comunità pronta a rispondere al cambiamento ed è stato perciò un vantaggio.
- Che consiglio dareste ai vostri colleghi?
Il consiglio è quello di attivare forme di didattica a distanza basate sulla relazione sociale, che mettano in campo tutte le competenze per raggiungere i bambini per farli stare insieme, incontrare attraverso le video-lezioni in presenza e di evitare lo sterile passaggio di consegne e di compiti che non hanno un feedback diretto con l’insegnante.
Vogliamo sottolineare l’importanza di fare attenzione all’inclusione, perché in questo momento di estrema difficoltà i bambini e i ragazzi con Bisogni Educativi Speciali necessitano ancor più di cura.