Qualcuno lo ha ribattezzato già come il “vaccino dei no vax”. Di sicuro Novavax, il vaccino che non impiega la tecnica a m-Rna di Pfizer e Moderna, potrebbe rassicurare e convincere tanti scettici e anche qualcuno dei più irriducibili critici del vaccino contro il Covid-19.

La Commissione tecnico scientifica dell’Aifa (Agenzia italiana per il farmaco) si è riunita ieri per dare la sua autorizzazione per l’Italia, approvando l’utilizzo del vaccino Nuvaxovid (Novavax) per i soggetti di età uguale o superiore ai 18 anni.

La vaccinazione prevede un ciclo vaccinale primario di due dosi a distanza di tre settimane l’una dall’altra. Nuvaxovid, questo il nome commerciale, si basa sulla tecnologia delle proteine ricombinanti, già usata da decenni per altri vaccini, come quello già in uso contro l’epatite B e il papilloma virus.

Il vaccino contiene la proteina Spike, che si trova sulla superficie delle cellule del virus ed è un “adiuvante”, in grado di stimolare la risposta immunitaria. I dati disponibili sul vaccino Nuvaxovid , rileva la Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia, hanno mostrato una efficacia di circa il 90% nel prevenire la malattia sintomatica anche nella popolazione di età superiore ai 64 anni.

L’Europa ne ha prenotate 200 milioni di dosi, il che significa che all’Italia ne spettano quasi 27 milioni (il 13,46%). Con le prime dosi che potrebbero arrivare già a metà gennaio: Bruxelles ha infatti fatto sapere che le prime 27 milioni di fiale sono attese nei primi mesi del 2022 e in questo caso la tranche italiana sarà di 3,6 milioni di fiale.

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