In vista del Referendum e delle regionali del 20 e 21 settembre, per evitare “rischiose” possibili promiscuità e non essere costretti a chiudere le scuole dopo soli pochi giorni di apertura, il Viminale ha avviato una ricognizione sul territorio nazionale per verificare la possibilità di votare in edifici non scolastici.
Ad oggi hanno risposto all’appello 185 Comuni, per lo più piccoli, che hanno individuato 520 seggi fuori dalle aule. Si tratta di numeri ancora bassi rispetto ai 60mila seggi complessivi.
Ma la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha insediato un gruppo di lavoro sul tema, con l’obiettivo di organizzarsi in vista delle amministrative del 2021, quando si punta ad aumentare considerevolmente la quota dei seggi extrascolastici.
Sono le prefetture a valutare l’idoneità degli edifici candidati dai Comuni ad ospitare le operazioni elettorali. Alcune categorie sono escluse per legge, ad esempio caserme e sedi di partito. Dalle grandi città non sono arrivate proposte. Sono stati soprattutto i piccoli centri ad individuare soluzioni alternative. In provincia di Trento il maggior numero di Comuni che ha risposto all’appello del Viminale (24), seguita da quelle di Vicenza (16) e Ancona (13). Tra i capoluoghi ci sono soltanto Bergamo, Biella e Pordenone.