Negli ultimi articoli si è parlato di scioglimento dei ghiacciai e di siccità, ma ora torniamo a parlare di ciò che li causa. L’inquinamento atmosferico, come ormai è ben noto, è causato dalla combustione di idrocarburi di origine fossile. Idrocarburi prodotti e venduti dalle grandi società petrolifere mondiali, tra cui Eni.

L’Eni è un’azienda italiana che produce e vende appunto carburanti e che, grazie a questo, nel 2022 ha prodotto 20 miliardi di utile netto. Questi enormi guadagni sono stati incassati a spese del pianeta e di tutte le forme di vita che subiscono gli effetti del cambiamento climatico.

Nonostante ciò, quest’anno l’Eni ha deciso di intensificare gli investimenti in petrolio e gas naturale, lasciando indietro le rinnovabili. Infatti, quest’ultime non riceveranno un boost economico da parte dell’azienda madre, rimanendo come un’attività marginale all’interno del colosso italiano. L’Eni per ogni euro investito in combustibili fossili, destina solo 7 centesimi alle rinnovabili!

In quello che, secondo la comunità scientifica è il decennio in cui bisognerebbe fare scelte drastiche per limitare gli effetti più gravi del cambiamento climatico, Eni decide di sottrarsi agli impegni sul clima sanciti dall’Accordo di Parigi e di puntare solo all’incremento dei profitti.

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