Come annunciato dal premier Conte in conferenza stampa, il commissario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, ha firmato l’ordinanza che impone un prezzo massimo di 50 centesimi (più Iva) per la vendita al pubblico delle mascherine chirurgiche (che devono rispettare lo standard UNI EN 14683). Ma la vicepresidente di Confcommercio, Donatella Prampolini, va all’attacco: “E’ una cifra che non sta né in cielo né in terra”

La decisione di imporre un prezzo calmierato, si legge nell’ordinanza, è stata presa per “assicurare la massima diffusione dei dispositivi di protezione individuale, anche in ragione del prevedibile aumento della domanda” di mascherine chirurgiche all’avvio della “fase 2”, considerando che “tale aumento della domanda potrebbe comportare una lievitazione ingiustificabile dei prezzi al consumo”. Per quanto riguarda l’Iva, Conte ha già annunciato durante la conferenza stampa che l’imposta sul valore aggiunto sarà azzerata.

Arcuri ha anche siglato un accordo con l’Ordine dei farmacisti, Federfarma e Assofarm che prevedere, per le farmacie che hanno acquistato mascherine e dispositivi di protezione a un prezzo superiore ai 50 centesimi, un “ristoro ed assicurate forniture aggiuntive tali da riportare la spesa sostenuta, per ogni singola mascherina, al di sotto del prezzo massimo deciso dal governo”.

La cifra stabilita dal governo ha però scatenato la reazione di Confcommercio. “Con le attuali dinamiche di mercato il prezzo massimo di 50 centesimi è una cifra che non sta né in cielo né in terra”, dice la vicepresidente, Donatella Prampolini, sottolineando che le aziende hanno in carico le mascherine ad un prezzo maggiore e chiedendo di rivederla portandola almeno a 60 centesimi. “Altrimenti – dice – l’effetto immediato sarà che smetteremo di importarle. Intanto molte aziende hanno bloccato vendite e ordini”.

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