Il 3 luglio del 2019 la Polizia di Stato di Roma portò a termine un’operazione che alzò il velo sulle penetrazioni della criminalità organizzata nel nostro comprensorio, tema riproposto dall’incendio doloso che ha interessato nei giorni scorsi il Panificio Francellini.

L’indagine portò al sequestro di beni per un valore di oltre 120 milioni di euro nei confronti di esponenti della criminalità organizzata calabrese radicata nella Capitale e nella Provincia.

Come si evince da una dettagliata scheda dell’Osservatorio regionale sulla criminalità diretto da Gianpiero Cioffredi e che riporta, quasi integralmente, un report in quella data redatto dalla Questura di Roma, le forze dell’ordine alla fine di una “complessa attività di indagine di natura patrimoniale, ha dato esecuzione al decreto di sequestro di beni, ai fini della confisca. Il maxi sequestro, il cui valore  è di oltre 120 milioni di euro, è stato adottato nei confronti di: SCRIVA Placido Antonio, nato ad Africo (RC) l’11.04.1966; MORABITO Domenico, nato ad Africo (RC) il 09.08.1967; MOLLICA Domenico Antonio, nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 10.09.1967; VELONA’ Giuseppe, nato a Bruzzano Zeffirio (RC) il 28.11.1954 e LIGATO Salvatore, nato a Bruzzano Zeffirio (RC) il 23.11.1964.
Tutti esponenti di vertice del gruppo laziale della pericolosa e temuta ‘ndrina di ‘ndrangheta
MORABITO – MOLLICA-PALAMARA-SCRIVA, originaria di Africo (RC) e insediatasi a nord di
questa Provincia a partire dagli anni ’80″.

In scacco la ndrina della ndrangheta Morabito Palamara

L’approfondita attività investigativa, svolta dalla Divisione Polizia Anticrimine coordinati dalla dott.ssa Angela ALTAMURA, ha evidenziato “una notevole sproporzione tra i beni posseduti, direttamente o per interposti fittizi, e i redditi dichiarati o l’attività economica svolta ovvero la sussistenza di sufficienti indizi per ritenere che essi siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego. Al fine di segnalare l’importanza di tale misura di prevenzione, si ritiene opportuno sottolineare l’elevatissimo spessore criminale dei cinque proposti, tre dei quali condannati in via definitiva per associazione di tipo mafioso. Le attività illecite cui si sono dedicati riguardano i più risalenti sequestri di persona a scopo di estorsione, il traffico di stupefacenti e di armi, nonché i più recenti delitti di estorsione, usura e di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso. La pervasività nel tessuto economico ed i rilevanti interessi imprenditoriali sono emersi, oltre che a Roma, prevalentemente nei centri poco distanti, nell’area della Tiberina e della Flaminia, quali Rignano Flaminio, Morlupo, Sant’Oreste, Capena, Castelnuovo di Porto, Campagnano e  Sacrofano, e Faleria (VT), inquinando profondamente l’economia legale, anche avvalendosi dell’apporto di specifiche competenze professionali, istituzionali e del sistema bancario.

Sotto tiro bar, ristoranti, panifici, allevamenti, rivendite di legna 

I settori economici di diretto riferimento sono risultati quelli della distribuzione all’ingrosso di fiori e piante; della vendita di legna da ardere; dell’allevamento di bovini e caprini; bar/ gastronomia e commercio di preziosi e gioielli, mentre attraverso prestanome sono penetrati nel settore della grande distribuzione attraverso supermercati della catena “Carrefour”; in quelli edilizio/immobiliare, della panificazione, della vendita di prodotti ottici e dei centri estetici. L’indagine condotta ha avuto, altresì, il pregio di individuare nella forma giuridica del contratto di rete di imprese uno strumento idoneo e perfettamente funzionale alla realizzazione degli scopi illeciti dell’organizzazione criminale attraverso la Rete di Imprese Morlupo (RM), che si è recentemente aggiudicata l’assegnazione di un finanziamento pubblico di 100 mila euro da parte della Regione Lazio, oggi in sequestro.

Sequestro giudiziario per 173 immobili, 7 supermercati

Il provvedimento giudiziario del 2019 i cui effetti sono ancora in atto riguarda 173 immobili, ubicati in Roma, Rignano Flaminio; Sant’Oreste; Morlupo; Capena; Castelnuovo di Porto; Campagnano Romano; Riano; Grottaferrata; Faleria (VT); 38 quote societarie e ditte individuali; 40 complessi aziendali di cui 7 supermercati siti in Roma, Rignano Flaminio, Capena, Fiano Romano, Morlupo e Castelnuovo di Porto. Quattro allevamenti di bovini, bufalini, ovini e cavalli; 38 veicoli tra cui una Ferrari F 131 ADE; 1 contratto di rete di imprese e fondo patrimoniale finanziato dalla Regione Lazio di € 100.000; titoli per l’erogazione di aiuti all’agricoltura finanziati dall’Unione Europea; oltre 1000 rapporti finanziari; gioielli e preziosi contenuti in 3 cassette di sicurezza; assegno circolare di € 90.000; dispositivi informatici (personal computer, tablet, telefoni cellulari ecc.); monete virtuali o criptovalute che dovessero essere individuate”. Da segnalare, secondo il rapporto della Questura, come elemento “di assoluta novità in materia di procedimenti di prevenzione, quello costituito dal disposto sequestro di eventuale moneta virtuale o criptovaluta che dovesse essere individuata nella disponibilità diretta o indiretta dei proposti”.

Nel 2017 incendiati a Fiano Romano 10 camion carichi di rifiuti

L’inchiesta ha evidenziato che “la caratura criminale dei proposti, l’impero imprenditoriale della cosca calabrese, il potere di alterare il mercato economico, consentono di sostenere che le mani della ‘ndrangheta su Roma sono ormai sempre più “ visibili” e che i “pezzi di ‘ndrangheta” presenti nei comuni a nord della capitale sono capaci di replicare pienamente la propria struttura criminale nel territorio dove si sono stabilizzati. Due anni prima, cioè nel giugno del 2017, il racket dei rifiuti appiccò il rogo che distrusse 10 dieci camion colmi di immondizia a Fiano Romano. Poche settimane fa l’incendio al panificio storico di Capena.

Giù le mani dalla nostre terre. Giù le mani ma occorre fare barricate subito, prima che sia troppo tardi.

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