I mostri di cemento realizzati a Monte Tufello non saranno abbattuti. Resta lo scempio ambientale, paesaggistico e di legalità in bella mostra da oltre 40 anni.

Può sembrare un paradosso ma la lottizzazione seppur abusiva di fatto è stata considerata un bene tutelato dallo Stato. Questo si desume dalla decisione del Consiglio di Stato, la suprema giurisdizione amministrativa, che ha bocciato la decisione del Tribunale Amministrativo del Lazio favorevole all’acquisizione di tutta l’area illegittimamente lottizzata e all’abbattimento degli ecomostri assunta dal comune di Castelnuovo. Il complesso di scheletri di cemento che troneggiano sulla collina tra via Madonna due Ponti e via di Monte Tufello resterà così per almeno altri 20 anni, tutelato come fosse un parco archeologico dell’abusivismo. 

 

Stato contro Stato

Il ricorso è stato presentato dai custodi giudiziari dell’area sotto sequestro e confiscata dagli anni’80 e cioè la Corte D’appello e i due professionisti da essa nominati, peraltro diretta emanazione della proprietà.

E’ una storia kafkiana, un corto circuito del sistema giudiziario italiano per cui i colpevoli, “oltre ogni ragionevole dubbio”, sono tutelati più del bene comune e degli interessi legittimi espressi dalla comunità. Il fatto è che ad oggi, dopo 40 anni, contro i responsabili c’è stato solo il giudizio di primo grado e questo basta a far sì che tutto resti congelato.  Al danno si aggiunge la beffa: alla tutela dovrebbe partecipare , anche con proprie risorse, il Comune.  Per andare oltre occorre attendere almeno il giudizio di secondo grado che però non è in agenda poiché dopo la riforma Cartabia dei procedimenti giudiziari, i processi per questo tipo di reati caratterizzati da lunga prescrizione, circa 35 anni,  sono spostati a data da definirsi. E il cerchio si chiude trasformando la vicenda in un tempio dell’abusivismo di stato.  

 

 

La storia   

A Colle del Fagiano, area tra Capena e Castelnuovo di Porto, a ridosso dell’attuale ingresso sulla A1, all’inizio degli anni ’80, tempi di abusivismo selvaggio, doveva sorgere il centro residenziale ‘I Giardini di Roma’, pensato per 1500 abitanti: insomma, un altro paese. L’iniziativa divenne ben presto materia di processo giudiziario per gravi reati anche di natura associativa contestati agli imprenditori. Il processo portò a severe condanne di primo grado. Poi più nulla. Dell’intera lottizzazione prevista, solo 4 palazzine furono completate. Nonostante sequestro e confisca gli appartamenti realizzati sono stati in questi anni gestiti e dati in affitto e anche venduti all’asta dagli stessi soggetti protagonisti della vicenda giudiziaria. Si tratta di 60 villette su cui pende un ordine di demolizione definitivo, mai condonate, senza servizi pubblici quali luce, fognature, strade, e dove risiedono 250 persone: i residenti non pagano né acqua né Tari. L’area non è dotata di un depuratore, quello che c’era è stato abbandonato dal curatore fallimentare e affidato al Rappresentante Legale della società fallita, un gentile signore seguito dai servizi sociali comunali.

La Commissione d’indagine comunale

La Commissione d’indagine istituita dal Comune per ricostruire la storia degli “ecomostri” di Monte Tufello ha accertato che: ai lottizzatori sarebbe spettata la realizzazione delle opere di urbanizzazione, con l’obbligo per il Comune di vigilare e controllare lo svolgimento dei lavori. A garanzia del completamento delle opere fu contratta una polizza fideiussoria di quattro milioni di euro. Ma i lavori non sono mai stati completati e la polizza è stata restituita al lottizzante e mai riscossa. Tutti i condoni rilasciati sono illegittimi, o comunque decaduti per decorrenza dei tempi in ragione del fatto che le opere dovevano concludersi entro tre anni. In tutto, 178 unità abitative dei cosiddetti ‘scheletri’, per un abuso complessivo di quasi 6000 mq. Fatti accertati.

Lo stallo

E’ lo stallo. Il Comune di Castelnuovo di Porto, di fatto, al momento non può né gestire, né tantomeno demolire gli immobili di Monte Tufello. Tutto resta, e resterà , inalterato come da decenni. L’Amministrazione comunale, con i soli poteri a disposizione è arrivata ad un risultato importante, ma non definitivo. “Per abbattere i mostri – dice il sindaco Riccardo Travaglini –  il Comune ha bisogno del supporto delle Istituzioni sovraordinate e di garanzia. Il mio appello è dunque questo: lo Stato aiuti il Comune di Castelnuovo di Porto nella sua battaglia per la legalità. In gioco non ci sono solo i problemi o i bisogni primari e quotidiani delle persone, ma c’è anche la difesa di un principio di legalità di fronte al quale lo Stato non può arretrare”.

La domanda è: quale Stato?

 

N.B. Sul prossimo numero cartaceo, in uscita a settembre, Il Nuovo proporrà una ipotesi di riqualificazione urbana dell’area dal punto di vista estetico, che almeno salvaguardi un minimo il decoro urbano e gli occhi di chi si vede costretto a guardar tale scempio.

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