Ieri erano ben due le bocche che scaricavano veleno nel fosso Gramiccia. Quasi una risposta in stile mafioso alle denunce del nostro giornale e alle indagini dei carabinieri di cui abbiamo dato conto proprio il giorno prima. Ma questa provocazione non servirà a “freddare” la storia e la sua evoluzione. Intanto il caso Gramiccia approda nel consiglio comunale di Fiano Romano. Il gruppo Pd ha presentato ieri al Presidente dell’assemblea, al sindaco Davide Santonastaso e all’assessore all’ambiente Ezia Pezzolla, un’interrogazione urgente, con richiesta di risposta scritta, volta a fare chiarezza sul caso dell’inquinamento del fosso che costeggia l’area industriale ai confini con il comune di Capena.
La grana Gramiccia sul tavolo del sindaco di Fiano
Vicenda annosa, che si trascina nell’indifferenza dei più, da oltre un decennio. Periodicamente, cioè quasi ogni giorno, il corso d’acqua nel tratto a ridosso dell’area logistica si riempie di elementi inquinanti tensioattivi. Il torrente è ridotto a canale di scolo, versa in una pesantissima condizione di degrado ambientale, praticamente è morto,non ospita più vita. Il carico di veleni dopo poche centinaia di metri si riversa nel Tevere. Sotto accusa, cioè fortemente indiziato, per ora, il funzionamento del depuratore che serve l’area industriale di Fiano Romano. I Carabinieri forestali di S. Oreste hanno multato per 37mila euro la società che gestisce l’impianto, per aver versato “contaminanti non pericolosi direttamente nel fosso e per irregolarità nella tenuta delle scritture relative. Inoltre i responsabili sono stati denunciati penalmente. Ma il reato sarà cancellato dalla Procura se saranno effettuati i lavori di adeguamento e pagata altra sanzione di 10mila euro”. Poca roba, ma conferma l’attenzione delle forze dell’ordine e della magistratura. La Procura di Rieti che si occupa del caso deciderà quali provvedimenti adottare e se vi sono responsabilità penali. Lo farà dopo aver concluso l’esame dei documenti prodotti dai carabinieri e le centinaia di analisi sulle sostanze presenti nell’acqua prelevati da Arpa Lazio da maggio a luglio di quest’anno.
Fino ad oggi solo interventi di facciata. L’opposizione rompe il silenzio
Nei mesi scorsi l’ex sindaco Ottorino Ferilli e quello di Capena scrissero all’Arpa di intervenire, ma poi nulla è accaduto. Come sempre. L’iniziativa dei consiglieri Nicola Santarelli, Uliana Paladini e Simone Manco, rompe l’inerzia che spesso è sembrata omertà. Cinque le domande: se l’amministrazione fosse a conoscenza dei fatti; quali provvedimenti sono stati adottati; quali sono i rapporti in essere con la ditta incaricata di gestire la manutenzione del depuratore; per quali ragioni l’impianto non è ancora passato in gestione all’Acea Ato 2 come previsto da una convenzione e, infine, quanto costi alle casse comunali il funzionamento della struttura e su quale capitolo trova le risorse necessarie. Fin qui i fatti.
Le reazioni, le ipotesi
Ma la nostra decisione di non mollare sull’invercondo e pluriennale degrado di un affluente del Tevere,ha prodotto il fiorire di una narrazione che racconta anche altro. Registriamo che, secondo queste voci, l’inquinamento, cioè la schiuma che ne è il sintomo più evidente, nasce a monte del depuratore, insomma è più vasto; che l’azienda che gestisce l’impianto contesta le multe ricevute poiché , afferma, dal depuratore non escono acque inquinate; che non è escluso vi siamo autobotti che svuotano il loro carico nel fosso in aperta campagna; che cacciatori hanno fotografato schiuma già a Rignano, cioè quasi a ridosso della sorgente del Gramiccia; che le ville costruite sul versante di Capena scaricano direttamente nel fosso. Si ammette però che molte aziende hanno effettuato collegamenti abusivi alla rete fognante che serve l’area industriale e che il pozzetto individuato tra i rovi dai carabinieri è già stato riparato.
Fiumi e torrenti sono beni intangibili
Riportiamo queste voci per due motivi: il primo è che, si il Gramiccia è un fiume violentato, ridotto a canale fognario, dall’ignavia. Tutti sapevano e tutti hanno taciuto. Il secondo è che finalmente si prova a fare chiarezza. Sarà un lavoro lungo ma è un passaggio obbligato e fondamentale per districare una matassa aggrovigliata da tempo, incuria e indifferenza. I torrenti, così come i fiumi, i laghi, il mare sono un bene comune intangibile, a nessuno dovrebbe essere permesso trasformarli in fogne. In base alla legge italiana, farlo, esserne complici, far finta di non vedere, è un reato gravissimo, ma lo è ancora di più in base alla legge morale.Come diceva il professor Kant.