A pochi km dalla Valle del Tevere, il corso d’acqua più conosciuto della nostra zona e della città di Roma, sorge un altro fiume meno conosciuto ma di strategica importanza: il fiume del Farfa. Facente parte della Riserva Naturale del Tevere-Farfa fin dalla fine degli anni ’70, la sua rilevanza per il nostro territorio – ma non solo – è cresciuta in maniera esponenziale nel corso degli anni. Ne abbiamo parlato con Pierluigi Capone, direttore della Riserva. Se inizialmente solo una parte era gestita dalla riserva, dal 2019 tutto il fiume ne fa parte e in un particolare tratto come zona speciale di conservazione.
Questo significa che il fiume è uno dei siti della Rete Natura 2000, ovvero la rete di aree protette dell’Unione Europea. Anche se una zona speciale di conservazione non è propriamente un parco, nella sua gestione gli somiglia molto: ad esempio, la caccia è consentita ma sempre con una serie di normative atte alla conservazione e alla tutela di alcune specie.
L’aspetto da ricordare, e fondamentale per il territorio, è che la sorgente alimenta per più del 40% le necessità di acqua potabile della città di Roma. Se la maggior parte dei romani considera la propria acqua come quella dell’acquedotto del Peschiera, pochi sanno che per quasi la metà della sua portata è in realtà prelevata dal Fiume Farfa. Da qui la grande importanza del fiume e di conseguenza della sua tutela. Dal punto di vista ambientale, inoltre, è uno dei migliori fiumi del Lazio. Ad oggi, le sue caratteristiche rappresentano un unicum nella nostra regione. Lungo il fiume sorgono numerose zone agricole, alcune attività zootecniche, e depuratori di diversi comuni che spesso non funzionano come dovrebbero: il corso d’acqua è dunque soggetto a minacce. Negli ultimi mesi, la Riserva ha dedicato molto tempo a disciplinare il turismo. In particolare l’acqua trekking che per molti aspetti, se non regolamentato, può essere dannoso dal punto di vista ambientale. Il fenomeno è infatti molto cresciuto negli ultimi anni, per poi esplodere dopo la pandemia. Se precedentemente il fiume era frequentato soprattutto da residenti nei paesi limitrofi, ora lo è anche dai romani.
Fra le diverse minacce, sicuramente una delle peggiori è la presenza di molti impianti industriali e in particolare due centrali idroelettriche, Farfa 1 e Farfa 2. La captazione dell’acqua ha inoltre modificato moltissimo l’aspetto del fiume dalla fine dell’800 a oggi, tanto da trasformarlo in un corso d’acqua molto più piccolo nonostante i periodi di piena a cui è naturalmente soggetto. Per tutelarne l’integrità la Riserva ha dato il via a diversi interventi, tra cui monitoraggi ambientali e piano d’assetto, il quale servirà a definire gli usi e le attività che è possibile fare. I monitoraggi vengono fatti in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con le università Tor Vergata e Roma Tre.
Accanto al fiume Farfa c’è una lunga risorgiva, ovvero un punto del terreno da cui escono circa dai 200 ai 300 litri di acqua al secondo, freddissima e cristallina. La zona speciale di conservazione, in particolare, esiste perché nell’area del fiume esistono degli habitat che devono essere protetti e anche alcune specie. Molte di esse vivono a diretto contatto con fondale e possono essere danneggiate seriamente dal trekking acquatico, poiché si tratta di persone che camminano direttamente dentro il fiume.
Per evitare che queste popolazioni di animali scompaiano, quest’anno con un provvedimento sia la Riserva che il Comune di Mompeo (che gestisce le Gole del Farfa) hanno adottato una disciplina particolare che vieta il camminamento prolungato dentro al fiume ma consente l’attraversamento in trenta guadi. Questo dà la possibilità a chi partecipa a queste escursioni di passare dentro l’acqua evitando però i danni provocati da una attività di camminamento più intensa. La balneazione è consentita, anche se non è possibile spostare sassi per creare delle piccole dighe in modo da favorire l’afflusso di acqua in un determinato punto. Questo perché le dighe cambierebbero sia il flusso della corrente che le condizioni di vita di alcuni organismi. La regolamentazione sul turismo ambientale resterà in vigore per almeno due anni, e tutto questo è stato possibile grazie anche al Contratto di Fiume. La collaborazione di associazioni enti e privati in tal senso è stata fondamentale per salvaguardare gli aspetti naturali del Fiume Farfa, e per gestire senza reprimere il turismo in grande crescita.