Sul tema della valorizzazione del nostro territorio, abbiamo intervistato il Gruppo Api Sparse, un’associazione composta da collaboratori con diversi ruoli professionali ma uniti dalla passione per l’apicoltura che svolge le sue attività, fra le varie location, nella Riserva del Tevere Farfa.
Di cosa si occupa il Gruppo Api Sparse?
Il Gruppo Api Sparse nasce con il desiderio di monitorare e mantenere la biodiversità, ovvero la diversità naturale. Nasce dall’unione di diverse competenze professionali sia a livello economico che delle scienze naturali e della pedagogia, proprio per offrire comunque alla cittadinanza e ai nostri soci un servizio che possa seguirli nell’apicoltura, uno dei mestieri di tutela della biodiversità che ad oggi maggiormente interessa. Questo proprio perché l’ape è considerata l’animale cardine del tessuto ambientale in generale. Ci occupiamo per lo più di formazione ma anche di sensibilizzazione quindi partecipiamo ad eventi, fiere, progetti nelle scuole e quant’altro. Il cardine è l’apicoltura.
In che zone dell’area Roma nord siete attivi?
In realtà noi ci chiamiamo Gruppo Api Sparse perché siamo sparsi un po’ in tutta la regione, tant’è che copriamo l’area di Roma Nord, Fiano Romano, Tevere Farfa arrivando anche fino a Rieti e collaborando comunque con il polo distaccato dell’Università della Tuscia alla Sabina Universitas di Rieti. Arriviamo però anche fino a sud, all’area dei Monti Lepini collaborando con il Comune di Segni e Colleferro, e la XVIII Comunità Montana dei Monti Lepini_area romana. Quindi in realtà il nostro nome rispecchia il fatto che i soci sono sparsi un pò in tutta la regione e anche oltre. Diciamo che fin dove possiamo arriviamo, non abbiamo limiti geografici. Anche in area sabina abbiamo molti soci, quindi Cantalupo in Sabina, Colonnetta. Dal Reatino ai Lepini maggiormente, ma anche oltre.
Quali sono le iniziative rivolte agli adulti?
Allora, per gli adulti noi offriamo una gamma di corsi fondamentalmente, per quanto riguarda le persone interessate a praticare l’apicoltura. Noi diciamo sempre che non vogliamo creare degli apicoltori che finalizzano le loro azioni solamente alla mera produzione del miele. Noi vogliamo formare apicoltori intenzionati a tutelare l’animale e che quindi mirino in primis al benessere dell’animale e poi, ovviamente, se si riesce a fare un piccolo raccolto per casa, per la famiglia o anche per una fonte di reddito che però deve rispettare il prelievo massimo del 20% della produzione totale dell’alveare, e che quindi non vada a danneggiare l’animale. Questo è fondamentale. Quindi noi facciamo corsi rivolti proprio a chi vuole diventare apicoltore e questo corso si svolge sia al Tevere Farfa che nell’area Lepina. Poi abbiamo i corsi di analisi sensoriale, quindi tutto ciò che riguarda la melissopalinologia ovvero una sorta di ‘sommelier del miele’, per riconoscere i vari tipi, analizzarli e soprattutto distinguerne le qualità, e per gli insegnanti delle scuole abbiamo invece un percorso che possa seguirli come aiuto alla didattica curricolare. Ci sono poi degli eventi a cui partecipiamo, che possono essere giornate di convegni e di seminari; c’è stata la festa dei parchi al Tevere Farfa a cui abbiamo partecipato. Abbiamo organizzato l’anno scorso in collaborazione con l’Università della Tuscia alla sede della Sabina Universitas di Rieti e in collaborazione con l’associazione Apicoltori Alto Lazio un convegno di apicoltura montana, il primo convegno nazionale sull’apicoltura montana. A novembre ripartiranno i due corsi base di apicoltura sul Tevere Farfa e nell’area Lepina potrebbero partire poi due progetti differenti per gli adulti: uno con la Casa Circondariale di Rieti, come mio personale tirocinio di studente di Scienze della Montagna insieme al Professor Contarini di Entomologia ed il CPIA di Rieti, di cui il Gruppo Api Sparse è ente promotore e patrocinante e potrebbe partire anche un progetto con il carcere di Rebibbia in collaborazione con il Museo Civico di Zoologia con cui stiamo ancora prendendo accordi. Dall’ultima riunione, sono queste le novità di quest’anno.
Organizzate attività anche per i ragazzi?
In quanto pedagogista e referente scuola dell’associazione le proposte per le scuole sono diversificate e variegate in base alle fasce d’età. Quindi abbiamo attività che vanno dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria, fino alla secondaria di primo e secondo grado. A seconda delle tappe di sviluppo ovviamente la proposta viene modificata soprattutto sui linguaggi perché è diversificata sia nei contenuti che nelle modalità di erogazione. Le attività sono molteplici, ad esempio quest’anno abbiamo lavorato tanto con la scuola primaria facendo un percorso che ha trattato l’apicoltura come perno trasversale alle altre discipline quindi abbiamo parlato poi di ecologia, di piante e di animali in generale. Abbiamo fatto un lavoro sulle risorse, quindi acqua luce suolo e quant’altro come le energie rinnovabili; abbiamo fatto un discorso sulle microplastiche presenti negli oceani e nelle acque. Siamo arrivati anche a parlare di alimentazione sostenibile, perché sono tutti discorsi che in qualche modo si ricollegano e si intrecciano. Le attività si svolgono sia in aula come livello preparatorio e si concludono poi con una giornata di visita in apiario presso la Riserva del Tevere Farfa dove i bambini vengono proprio vestiti con le tutine e portati sugli alveari. Gli vengono mostrati i telaini con le api e quella è la parte…diciamo più esperienziale, oltre poi i giochi e le attività manuali.
Pensate che l’apicoltura possa essere uno strumento per valorizzare il nostro territorio?
Si, in primis perché è uno dei mestieri più antichi al mondo, e l’ape viene considerata tutt’oggi come animale selvatico perché non è addomesticabile. Quindi sicuramente il servizio che l’ape svolge per il territorio è intrinseco, perché comunque è uno dei maggiori impollinatori ma non ci dimentichiamo tutti gli altri insetti pronubi che sono fondamentali per l’ambiente e per il territorio. Di per sé l’ape offre questo servizio di impollinatore tanto quanto altri insetti, che fanno parte di un mondo vasto e fondamentale per la tutela del territorio-ambiente. Uscendo dall’entomologia, gli ecosistemi sono basati comunque su catene trofiche, il che significa che se togli un anello crolla tutto il resto. Dal punto di vista sociale, è un mestiere come ti dicevo. Poi permette di lavorare anche con categorie sociali in difficoltà, prendiamo per esempio i detenuti. Si può lavorare a livello educativo a partire dalla primissima età fino alla maturità e questo consente di formare i cittadini in un’ottica sostenibile ma non solo. A livello associativo, sono tante le associazioni di apicoltura e questo comunque fa territorio, perché le associazioni come gli enti, i parchi e in generale le aggregazioni di persone se finalizzate alla tutela possono lavorare alla valorizzazione del territorio stesso per non parlare poi delle denominazioni, che possono essere del prodotto tipico o prodotto protetto. L’apicoltura, inoltre, potrebbe consentire la tutela non solo di nicchie ecologiche ma anche di nicchie di mercato. Connubio cura delle api=tutela dell’ambiente.