Sua maestà il Serpentone di Capena, dolce regnante nelle festività natalizie, è seduto dallo scorso giugno nella tavola rotonda dei prodotti agroalimentari d’eccellenza del Lazio. L’ingresso nell’olimpo dei Pat, (prodotti agroalimentari territoriali), è stato sancito dal decreto del Ministero dell’Agricoltura dello scorso 29 febbraio.

Il Lepiricchio e la Sposatella

Fa compagnia al Lepricchio e Sposatella, la coppia di dolci legata alla festività di S. Marco Evangelista che fu accolta nel regno a maggio del 2023. Ma il Serpentone ha un tratto identitario speciale tutto suo, direi regale. Sarà per via della ricetta vagamente esotica: una granella di noci e nocciole affogata in una base di cacao e cioccolato fondente racchiusa in una sfoglia a forma di serpente, sarà perché la sua preparazione annunciava lunghe festività in arrivo, sarà perché lo spettacolo della preparazione di quella ghiottoneria si svolgeva in ogni casa e tentava ogni bambino, sta di fatto che il serpentone era nello stesso tempo  lusso e  orgoglio della comunità, presenza d’obbligo in tutte le pause culinarie delle giornate natalizie dalla colazione alla cena. Dono.

 

Un’esplosione di creatività di nonne e madri che si immergevano in una bianca nuvola di farina e ne preparavano in gran numero. Da ogni tavolozza veniva fuori una ricetta, agli ingredienti base ognuno aggiungeva del suo, spesso un sentore di limone o d’arancio, altre volte più cioccolata. La più grande sfida era fare la sfoglia della giusta consistenza, tale da reggere il taglio del coltello senza frantumarsi in mille pezzi. Il segreto era evitare che tra la granella del ripieno e la sfoglia di contenimento si creassero zone vuote.

 

Per gli abitanti della casa in genere queste sfide erano quisquilie ma per madri e nonne evitare il vuoto era ricerca puntigliosa della perfezione. Per anni la cottura dei serpentoni è avvenuta nei due forni del paese, poi la processione delle teglie è finita, cancellata dall’avvento degli elettrodomestici. Oggi il “fai da te” resiste ancora, seguendo la tradizionale ricetta di famiglia, ma il grosso, centinaia di pezzi, vengono prodotti dai due forni locali. Sono entrambi di ottima qualità, la scelta è solo questione di gusto.

La scuola del serpentone

Negli anni scorsi l’associazione “Cantiere sottosopra” ha chiamato alcune nonne a insegnare la ricetta del dolce ai ragazzi. Ma il Serpentone, forse a causa della sua forma, sguiscia via da ogni tentativo di omologazione, rifiuta la ricetta unica e privilegia la diversità di sapori e forme. Per esempio c’è chi lo preferisce acciottolato con la testa all’interno, chi invece al contrario.

Da febbraio 2024 il dolce natalizio dalle mille varianti, l’abilità delle donne, le loro mani imbiancate, la magia della nuvola di farina e quel sapore di festa hanno un posto tra le cose belle e buone della nostra regione, con tanto di sigillo ministeriale.

I protagonisti

Matilde Di Pietro, dell’Azienda agricola Di Pietro, ha condotto per mano il Serpentone al cospetto dei giudici e ha voluto che fosse registrato come prodotto di Capena, cioè patrimonio di tutta la comunità. L’anno precedente aveva fatto lo stesso facendo registrare nei Pat il “Lepricchio e la Sposatella”. Come Azienda ha inoltrato istanza all’Arsial, ente regionale che si occupa dell’agricoltura. L’istruttoria ha certificato che “sua maestà” il Serpentone aveva tutti i requisiti richiesti dalla normativa. Il 13 marzo 2024 la Gazzetta ufficiale n.61 ha pubblicato il decreto ministeriale del 29 febbraio che lo ha ufficializzato.

E’ il dolce di tutte le donne 

Ho voluto fosse registrato come Serpentone di Capena – dice Matilde Di Pietro – perché è un dolce di tutte le nonne, di tutte le madri, di tutte le donne che hanno abitato e abitano questa comunità. E perché credo che il futuro della nostra città non possa prescindere dalla valorizzazione delle nostre tradizioni e del nostro territorio. E il Serpentone è parte della nostra cultura”.

 

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