Dopo quattro giorni dall’attacco militare russo nei confronti dell’Ucraina, sono oltre 180 i civili rimasti uccisi – secondo le stime dell’ONU – e tra questi si contano, dramma nel dramma, ben 16 bambini.
Tra loro Alisa Hlans (nella foto), che tra tre mesi avrebbe compiuto otto anni. La piccola è morta nell’attacco all’asilo di Okhtyrka, colpito da un razzo contenente bombe a grappolo venerdì scorso, nel secondo giorno dell’invasione (le bombe a grappolo — ricorda Amnesty International — sono proibite dall’omonima convenzione delle Nazioni Unite del 2008, alla quale né Russia né Ucraina hanno aderito).
Gravemente ferita insieme ad altre persone, la bimba è stata portata in ospedale dove è morta sabato, come riferito dalla procuratrice generale dell’Ucraina, Irina Venediktova, con un messaggio su Facebook, accompagnato da un invito: «Abbiamo bisogno di pace».
Nella parte est del Paese, le scuole sono state chiuse il 21 febbraio con l’intensificarsi delle ostilità, lasciando circa 350mila bambini senza accesso all’istruzione, come riferisce oggi un report di Save The Children.
È morta anche la piccola Polina, dieci anni, che frequentava l’ultimo anno di scuola elementare a Kiev. Secondo le autorità locali, lei e i suoi genitori sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco da un gruppo di sabotaggio russo, in una strada nel nord-ovest della capitale.
Due micro storie raccontate poco dalla stampa e dalla tv. Eppure l’orrore più grande dentro una guerra è la strage dei piccoli innocenti, di creature che ancora non conoscono le brutalità della vita e che con la loro presenza sulla Terra sono – dovrebbero essere – portatrici di Luce attraverso i loro sorrisi, lo stupore, la vivacità, il loro volerci bene e amarci incondizionato.
Ucciderli in maniera insensata, dentro la guerra dei grandi – fatta solo dai maschi – è un atto devastante per l’umanità intera.
Che nessuno ci perdonerà.
Romolo Bali