Perché dovremmo tutti sapere il motivo per cui Julian Assange rischia 175 anni di carcere nel caso in cui verrà approvata l’estradizione negli Stati Uniti d’America
Il prezzo della verità? A quanto pare la vita e a renderlo chiaro è la vicenda che sta interessando da più di dieci anni a questa parte l’esistenza di Julian Assange. Il suo maggior crimine? Aver condiviso la verità, appunto.
Julian Assange non piace al governo degli Stati Uniti d’America e non piacere al Paese più potente del mondo non è affatto una cosa buona. Al contrario, può essere un fattore altamente rischioso, come di fatto si sta dimostrando essere. Egli non piace neppure al governo svedese, britannico e solo dio sa a quante altre istituzioni non va a genio. Forse non piacere al governo stelle e strisce implica anche l’astio e l’odio da parte di altri governi? Chissà. Fatto sta che l’umanità, in questa storia, sembra esser morta.
Ma perché Assange non piace agli USA?
E soprattutto, chi è Julian Assange?
Julian Assange, senza giri di parole, è l’uomo responsabile della più grande fuga di materiale classificato della storia. Giornalista, hacker e programmatore, attivista dall’animo filantropo, è il caporedattore di WikiLeaks, il sito web che, curato da giornalisti e scienziati, non soccombe alle tenebre e cercando di diffondere la Luce, ha la “colpa” di aver rivelato al mondo centinaia di migliaia di documenti secretati statunitensi riguardanti crimini di guerra, in particolar modo le guerre in Afghanistan e in Iraq. E non solo. Sono documenti pesanti, supportati da fonti certe che, seppur il più delle volte fatte rimanere anonime per la salvaguardia della loro incolumità, forniscono prove tangibili che permettono di andare oltre quella superficie brillante del governo padre del sogno americano per approdare più in fondo, mostrando a tutti le radici marce che ne reggono le fondamenta. Inoltre, con la normativa FOIA, acronimo di Freedom of Information Act, si riconosce la libertà di accedere alle informazioni in possesso delle pubbliche amministrazioni come diritto fondamentale. Ma Assange, per questi ed altri motivi, sta vivendo la vita di un perseguitato politico.
L’estradizione negli Stati Uniti significherebbe per Assange il rischio di imputazione di diversi reati, tra cui quello di spionaggio, perseguibile secondo l’Espionage Act, una legge risalente al 1917. L’accusa di spionaggio, negli Stati Uniti d’America, può costare l’ergastolo e anche la pena di morte.
Per approfondimenti, vi consiglio di dare un’occhiata all’intera vicenda giudiziaria che lo vede come protagonista.
Julian dichiarava: “WikiLeaks è stata autrice della più grande fuga di notizie nella storia del giornalismo. Ciò ha innescato ritorsioni aggressive da parte di gruppi potenti. Dal 7 dicembre 2010 un blocco finanziario arbitrario e illegale imposto da Bank of America, Visa, Mastercard, Paypal, Western Union, ha congelato circa il 95% delle nostre entrate. Questo fa parte di un attacco politico concordato negli Stati Uniti che include l’intervento di alti politici di destra e addirittura minacce di omicidio per il personale di WikiLeaks e di me medesimo.”
Il governo degli USA si sta accanendo davvero molto su questa vicenda dimostrando di non avere scrupoli.
Se non noi, chi?
Intanto, le condizioni di salute di Julian Assange sono sempre più labili e lo stesso si può dire per lo stato in cui vige la sua psiche.
Adesso voglio concludere ponendovi una domanda. Allontanandovi per un attimo dal concetto di istituzione, di società, di giusto e sbagliato, e cercando di entrare in armonia con l’ essenza di esseri umani, vi chiedo: se voi aveste avuto il coraggio, come lui, di diffondere notizie segrete ma orribili e foste per questo perseguitati nel modo in cui è perseguitato lui, come vi sentireste?
Vivere in un mondo la cui esistenza è in balìa di chi decide e sta al vertice della piramide è ciò che più accomuna le nostre vite l’un l’altra. Le guerre presenti nel mondo e che non stiamo vivendo in prima persona coinvolgono in qualche maniera anche noi. Siamo tutti benzina dello stesso motore. Ciò che non ci tocca direttamente non vuol dire che non ci riguardi. Per il fatto stesso di non conoscere ufficialmente il motivo per cui noi siamo qui, su questa Terra, non possiamo escludere, tra le innumerevoli ipotesi, che in un futuro o in un passato noi saremo o siamo stati loro.
Essere nati nella “parte fortunata” è questione di fortuna ma essere la “parte fortunata” è questione anch’essa di fortuna?
Mentre viviamo, pensiamoci.