Nel caso non conosceste ancora la storia di Julian Assange, guardate, se vi va, il link sottostante.
Anche solo per avere un’idea di chi quest’uomo sia.
Un uomo, o per meglio dire un eroe contemporaneo, che ha dedicato la sua vita alla strenua ricerca della verità e che, per questo, oggi vede la sua prigione sempre più vicina alla chiusura definitiva. Tripla mandata. E stanno per buttare la chiave.
È stato infatti respinto il ricorso presentato dall’avvocato, non che compagna di vita di Assange, alla Corte Suprema del Regno Unito, la quale si è rifiutata di riesaminare il caso.
Sempre più vicina diventa quindi l’estradizione negli Stati Uniti che equivarrebbe a una condanna pesantissima, che va dall’ergastolo alla pena di morte, per aver diffuso documenti riservati contenenti informazioni su crimini di guerra in Iraq e Afghanistan commessi dallo Stato stelle e strisce.
Condannato per avere scoperto e diffuso verità sui crimini di guerra.
È vero. Non è una guerra per noi alle porte. Ma non è sempre una guerra?
L’incoerenza dell’essere umano è davanti ai nostri occhi: da un lato un mondo fermamente compatto e d’accordo nell’imputare una pesantissima condanna a Putin per la condotta spregevole che sta adottando e dall’altro Julian Assange.
Colpevole di aver dato voce ai sotterfugi maligni di una politica corrotta dal potere e in cui l’unica differenza risiede nel fatto che è una guerra lontana da noi.
E’ davvero questo il mondo che vogliamo?
L’estradizione di Julian Assange e la conseguente condanna definitiva rappresenterebbero una sconfitta per l’umanità intera, per la libertà di pensiero e per la nostra democrazia.
Fermo restando che ce ne sia ancora una.