Il Kendo, letteralmente Via (do) della Spada (Ken) è un’arte marziale che punta al miglioramento di sé stessi (Via) attraverso l’uso di uno strumento esterno: la spada. Trae origine dalla tradizione dei maestri di Spada, antichi guerrieri giapponesi ovvero i Samurai. Nasce come metodologia per apprendere un’arte che prepara ad affrontare un duello mortale. A tale fine verso il 1600 fu ideato lo shinai ovvero una spada formata da quattro stecche di bambù tenute insieme da un cappuccio e da una impugnatura entrambi in pelle, indossando delle protezioni i “bogu” per potere praticare in totale sicurezza.
In Italia abbiamo la Confederazione Italiana Kendo che è la Federazione nazionale affiliata alla Federazione Europea e alla Federazione Internazionale, nel nostro Paese c’è una comunità di 2500 praticanti mentre in Europa sono 25000 mila. I dati sono in aumento perché è in crescita l’interesse per questa disciplina.
Per approfondire la conoscenza di questa disciplina abbiamo intervistato Arnaldo Spinacci Minervini fondatore della scuola di Kendo di Sassari.
Come si svolgono gli incontri di Kendo ?
Quello che differenzia il Kendo dalle altre arti marziali è il saluto e il rispetto. La caratteristica essenziale del Kendo è il rispetto non solo esteriore inteso come colpi permessi ma anche il rispetto interiore. Io manifesto il rispetto per l’avversario sia che si vinca sia che si perda. Le lezioni iniziano sempre con il saluto del gruppo, un breve riscaldamento, lo studio delle tecniche fatte senza armatura poi le tecniche avanzate con l’armatura e con i colpi sull’armatura. Gli esercizi finali sono ad alta intensità così come il combattimento, la lezione si chiude con un saluto collettivo. Il Kendo nella traduzione fedele vuol dire “pensare qualcosa di antico” è impostato sul tramandare quella che è stata la via della spada e tutti gli insegnamenti dei maestri da cui deriva, quindi è sostanzialmente il continuare un’antica tradizione, non c’è innovazione ma miglioramento della tecnica e cambiamento interiore. Si ripetono antichi movimenti che ci sono stati tramandati.
Qual è l’obbiettivo finale del Kendo ?
Apparentemente si riduce al combattimento quindi colpire in alcuni punti l’avversario che sono testa, addome, gola, polsi. C’è in realtà una componente mentale, di cuore e di spirito che va oltre la tecnica. Una serie di fattori che vanno al di là della tecnica per arrivare ai gradi più elevati nei quali si riesce a “tenere a bada” l’avversario senza neanche muoversi, si può controllare l’avversario solo con il potere mentale e l’energia, blocchi l’avversario decidendo che non si muova, questa pressione è fatta con l’energia. Un’altra caratteristica del Kendo è che ci sono i grandi maestri che hanno 70- 80 anni, una disciplina che si può praticare pe tutto il ciclo della vita, anzi si può migliorare con l’età.
E’ molto più di una semplice arte marziale.
In che modo sviluppa il carattere?
La definizione della Federazione Giapponese la Zen Nippon Kendō Renmei, riguardo al kendo è proprio questa: lo sviluppo del carattere attraverso un rigido e rigoroso allenamento.
Lo scopo della pratica del Kendo è: formare la mente ed il corpo, coltivare uno spirito forte e attraverso un addestramento corretto e severo, sforzarsi di progredire nell’arte del Kendo, tenere in considerazione la cortesia e l’onore, associarsi agli altri con sincerità e ricercare per sempre il perfezionamento di se stessi.
In questo modo si sarà capaci di: amare il proprio paese e la società, contribuire allo sviluppo della cultura
e di promuovere la pace e la prosperità tra i popoli.
La volontà sempre di migliorare le tecniche che vengono ripetute per tutta la vita dai grandi maestri. La ripetizione unita ad un atteggiamento interiore volto al miglioramento cambiano la capacità di vedere le cose. Il Kendo aiuta a controllare le proprie paure, istinti, automatismi, se riesci a dominare te stesso potrai dominare anche l’avversario e vincere anche senza colpirlo. C’è un caso in cui un maestro è riuscito a vincere facendo spostare l’avversario oltre il perimetro di gara solo con la sua pressione. Domini te stesso per dominare l’avversario, nel momento in cui domini te stesso la vittoria non è neanche più importante. Nel Kendo non è importante vincere o perdere ma è importante quello che si impara dal combattimento.
Quali sono gli insegnamenti del Kendo?
Dominare le tue pulsioni, i tuoi automatismi, le tue paure. Il controllo del corpo può avvenire soltanto dopo che si è acquisito il controllo su te stesso. Nel Kendo ogni colpo è un’occasione unica, quindi devi dare il meglio di te stesso devi creare tutte le condizioni ideali e trovare il momento giusto per entrare e colpire l’avversario.
L’importanza della spada?
Nel Kendo si usa una spada di bambù, ma lo scontro è effettivo. Nasce per insegnare ai Samurai a combattere senza rischiare di ammazzarsi perché la spada di bambù non è mortale. Nel Kendo c’è una distanza con l’avversario, è la distanza di vita o di morte, nonostante si usi uno strumento innocuo l’atteggiamento del Kendo è quello di usare una vera spada, ogni colpo può essere l’ultimo che dai e per questo si deve dare il massimo.
Quali sono le basi di questa disciplina?
Il rispetto dell’altro, del maestro e del gruppo, senza rispetto diventa uno scontro. Ha una tradizione antica che inizia quando ai samurai vennero proibite le spade in un periodo di pace in Giappone, la base è il rispetto e la tradizione.
La differenza con le altre arti marziali?
Il Kendo si può praticare per tutta la vita. Quando diminuisce la capacità fisica entra in gioco la componente mentale, il Kendo si pratica con la propria interiorità. Molti maestri di 70 o 80 anni non si riescono neanche a colpire.