Che colpa ha la popolazione russa riguardo a ciò che sta accadendo in Ucraina? Che colpa hanno atleti e artisti? Che colpa ha Dostoevskij, scrittore russo, che visse nel corso dell’Ottocento? Per l’Università Bicocca di Milano, Dostoevskij, uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, solo perché russo, non dovrebbe avere più il diritto, almeno per il momento, di essere nominato in ambito accademico.
Paolo Nori, scrittore e traduttore italiano, laureato in Lingua e Letteratura russa presso l’Università degli studi di Parma, avrebbe dovuto tenere un ciclo di quattro lezioni dedicato allo scrittore russo proprio presso l’Università milanese. Tuttavia, quest’ultima, attraverso un’email, comunica a Paolo Nori la necessità di dover rimandare il suo corso per “evitare polemiche”.
Il video dove Paolo Nori racconta l’accaduto, pubblicato da lui stesso sul suo profilo Instagram, circola ormai da qualche ora su internet. Ciò che più colpisce è la commozione, il rammarico, l’incredulità di Nori, emozioni scaturite in seguito a quest’assurda notizia, un dolore, quasi, nel dover condannare uno degli scrittori più importanti della storia di tutte le Letterature, solo perché russo.
Le parole più salienti del suo discorso sono le seguenti: “non solo essere un russo vivente è una colpa oggi in Italia, ma anche essere un russo morto, che quando era vivo, Dostoevskij, nel 1849, è stato condannato a morte perché aveva letto una cosa proibita. Quello che sta succedendo in Ucraina è una cosa orribile, e mi viene da piangere solo a pensarci; le cose che stanno succedendo in Italia, invece, molte, non tutte, ma molte cose, tipo questa, sono ridicole. Un’Università italiana che proibisce un corso su Dostoevskij per la situazione in Ucraina è una cosa alla quale io, quando ho letto la mail, non potevo credere. Secondo me, al contrario, bisognerebbe parlare di più di Dostoevskij in questi giorni”.
E continua: “anche se non sono un esperto del campo, mi vien da dire, da quello che ho studiato, che l’ispiratore dei movimenti non violenti, il primo, fu proprio un russo, Tolstoj, che era molto ammirato da Gandhi. E tutto questo, che un’Università italiana proibisca un corso su Dostoevskij per via della tensione, per evitare polemiche, è assurdo”.
Accanto alla vicenda di Dostoevskij si pone anche quella di Alexander Gronsky, fotografo russo, menzionato dallo stesso Nori nel video: “faccio una cosa: metto nei commenti il sito di Alexander Gronsky, questo fotografo russo al quale è stato cancellato l’invito per la settimana europea della fotografia perché è russo, ha questa “colpa” di essere russo. Gli scrivo e gli dico che credo che l’annullamento del suo invito a Reggio Emilia sia una cosa insensata e ridicola. Quest’uomo già è andato in prigione, poi lo fanno anche sentire in colpa senza aver colpa di niente. Esprimiamogli solidarietà”.
Sono forti le parole di Nori, come è forte l’emozione che si prova nel guardare il video, dove lo scrittore trattiene le lacrime. Nei commenti al video di Nori si leggono parole di solidarietà, incredulità e disgusto per l’accaduto: “che vergogna”, “mi viene da piangere”, “inaccettabile”, “aberrante”, “che tristezza”, “follia”, “mi dispiace tantissimo”, “solidarietà”, “situazione ridicola”, “senza parole”. Sono tantissime, infatti, le persone che si sono fatte sentire, che hanno tirato fuori la propria voce, che hanno lottato a fianco dell’arte e della cultura; la Bicocca, infatti, sembrerebbe aver fatto dietrofront: il corso su Dostoevskij di Paolo Nori pare che si terrà regolarmente. Scelta di buonsenso. Eppure viene da chiedersi: se non si fosse fatto tutto questo rumore, la Bicocca avrebbe fatto comunque dietrofront? Non si sa, certo è che un’Università dovrebbe formare le menti del futuro ma non può farlo fino in fondo facendo scelte di questo genere.
Tuttavia, nonostante il ripensamento dell’Ateneo, rimane comunque un senso di amarezza. È inaccettabile anche solo pensare di condannare uno scrittore, tra l’altro non più su questa Terra da due secoli, solo perché nato in Russia. Dostoevskij non c’entra nulla con Putin, con la guerra, così come non c’entra nulla neanche Alexander Gronsky. E sarebbe un gravissimo errore privarci della bellezza della loro arte. Dostoevskij è colui che ha scritto i più grandi capolavori letterari di tutti i tempi: “I fratelli Karamazov”, “Le notti bianche”, “Delitto e castigo”, “Il giocatore”, “L’idiota”, “Ricordi dal sottosuolo”, “I demoni”, “Il sosia” .
Abbiamo tanto da imparare dal Grandissimo Dostoevskij, colui che, nonostante insensate e sciocche decisioni, rimarrà per sempre immortale, così come le sue opere e le sue innumerevoli parole. Nessun artista merita di essere dimenticato per colpa di una singola e spietata persona, che sia russo, ucraino, italiano, americano, argentino, australiano, sudafricano, cinese, giapponese e chiaramente tutto il resto delle nazionalità.
«Lasciateci soli, senza libri, e ci confonderemo subito, ci smarriremo: non sapremo dove far capo, a che cosa attenerci, che cosa amare e che cosa odiare, che cosa rispettare e che cosa disprezzare».
«L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più niente da fare al mondo! La scienza stessa non resisterebbe un minuto senza la bellezza».
«Credo che tutti dovrebbero amare la vita prima di ogni altra cosa al mondo.
Amare la vita più del senso della vita?
Proprio così: amarla prima della logica, come dici tu, assolutamente prima di ogni logica, e solo allora se ne afferrerà il senso».
«Conoscerai un grande dolore e nel dolore sarai felice. Eccoti il mio insegnamento: nel dolore cerca la felicità».
Fëdor Dostoevskij.
Come ci si può privare di tale bellezza? Paolo Nori darà voce a tutte queste parole e a molte altre, ed è giusto così.