La “Lettera al Covid” del dottor Zaccagnino –
Lettera al Covid.
Si hai letto bene, stavolta il destinatario sei proprio tu!
Il mio incarico per la Protezione Civile è terminato, e dal finestrino del treno che mi sta portando a casa, saluto Arco, la splendida cittadina che per tre settimane mi ha adottato, con gentilezza, nutrito e curato e il tempo è scivolato via tra le mie mani senza accorgermene…..
Mi sembra ieri che ho deciso di aderire a questa missione ed ho lasciato la mia vita di tutti i giorni, la mia casa, i miei affetti non sapendo cosa mi aspettasse, quali esperienze, emozioni avrei vissuto in queste tre settimane unite alla paura di contrarre il virus, perché anche noi medici siamo “umani” con tutte le nostre debolezze, con tutti i nostri limiti… Di una sola cosa ero sicuro, quando sarei tornato, sarei stato un uomo e soprattutto un medico diverso, sicuramente arricchito, sicuramente migliore perché le esperienze forti ti segnano, ti cambiano, ti riportano all’essenziale…
Riflettevo,chissà in quanti di questi luoghi molti di noi sanitari arruolati non saremmo mai arrivati se non ci avessi colpito!
Vedi, su tutto pensavo, a quante cose fondamentali della vita noi tutti esseri umani, non abbiamo più dato il giusto peso, sei arrivato tu e improvvisamente ci hai costretti a farlo.
E’ inutile stare li a fare tanta retorica.
E’ vero non esistono più le mezze stagioni, non ci sono più i sapori di una volta… quante frasi fatte nel parlare dicevamo ma forse erano diventate routine pure quelle.
Modi di parlare, per infarcire conversazioni sempre di corsa, inseguendo ritmi quotidiani così frenetici, da farci perdere di vista le cose fondamentali.
Il caffè preso al volo la mattina nel bar, dialogando su questo o quel politico e quei tanto sono tutti uguali…
Giudizi di fretta ciascuno nel proprio interesse, seduti sul banco dei giudici su ogni argomento
Poi tu…sul quel pulpito ci sei salito tu… e allora si LA LEGGE E DIVENTATA IMPROVVISAMENTE UGUALE PER TUTTI!
Ci hai imposto le regole, costretto a rispettarle, ci hai ricordato che la Morte esiste davvero.
Ci hai messo davanti alla consapevolezza che per quanto la nostra sia una razza evoluta, arrivata sulla luna, con importanti scoperte scientifiche… SIAMO FALLIBILI.
Qui non ho fatto il radiologo, la mia specializzazione, qui ho fatto il medico. Tutti i giorni ho indossato la mia tuta da Marziano, i miei occhiali, le mie tre paia di guanti, mi sono fatto coraggio e sono entrato in questo “limbo” dove chi con estrema professionalità e bravura prima di me si è ammalato, dove gli Infermieri, OTA, i medici che si prendevano cura di questi degenti, si sono ammalati per combattere anch’essi il virus.
Non scorderò mai il mio primo giorno, mi son detto tra me e me pieno di timori:” La tuta è pesante, non è il mio camice e io sono un radiologo”, poi ho pensato al giorno della mia laurea….. al reale scopo della mia professione in cui ho sempre creduto: sono un medico! Allora ho indossato il sorriso più luminoso che potesse attraversare questa bardatura.
I colori dei fiori del Trentino qui dentro pian piano si dissolvono, l’aria si fa più cupa…i pazienti sono tanti e a guardarli sembrano tutti uguali, sembra che abbiano tutti la stessa età, che il colore dei loro capelli abbia per tutti lo stesso tono di grigio, lo stesso del reparto. cercando di trattenerlo nei miei occhi e sono andato a conoscere i miei nonni. Mentre facevo il giro in corsia, riacquistando tra le cartelle un po’ di quella clinica, che in genere un radiologo non applica tutti i giorni, ho visto un giovane che da lontano mi guardava, mi sono avvicinato, non è un paziente da RSA è qui perché un giorno il destino ha scelto per lui un’altra vita, e lui per comunicare ha mosso un ginocchio. E’ come se avessi trovato un ragazzo qualunque su una panchina con cui scambiare quattro chiacchiere, ho iniziato con il mio modo romanesco a parlagli della Roma e della Lazio, strappandogli un sorriso perché lui è juventino….. poi ho continuato le mie visite.
Questa esperienza della quale ringrazio la Protezione Civile e la mia ASL per avermi permesso di farla, mi consegna un bagaglio carico di cose, che fatico a sistemare su questo sedile del treno, distanziato dagli altri perché tu potresti essere anche qui.
Negli occhi porterò sempre i sorrisi dei mie pazienti, cosi indifesi eppure così fieri di essere giunti ormai quasi al termine di una vita carica di esperienze.
Stiamo vivendo un momento difficilissimo, stiamo superando privazioni, dolore, fatiche e sconfitte ma sono fiero: sono stato qui a combattere e difendere in particolare i nostri anziani.
Questo paese, che proprio loro hanno disegnato, loro che hanno scritto la storia della nostra collettività, insegnandoci che si può e deve superare tutto.
Combattendo guerre, facendo rivolte in favore dei valori della democrazia, del rispetto e per la libertà di tutti.
Purtroppo molti non ce l’hanno fatta, sono addolorato per questo.
Ricordo solo ora un discorso del Papa, egli disse” i sogni degli anziani sono impregnati di memoria e quindi fondamentali per il cammino dei giovani ,perché sono le radici. Dagli anziani viene quella linfa che fa crescere l’ albero,fa fiorire e dà nuovi frutti.”
Continuiamo perciò a tutelarli.
Anche io sono stato sottoposto al tampone e devo confessare ad uno stato d ‘ansia che mi ha ricordato la mia umanità ..noi medici ti abbiamo visto da vicino anche se schermati da tute, occhiali e guanti, conosciamo la tua cattiveria, l’isolamento che imponi su tutti e quella terribile mancanza d aria, per chi ne è colpito e per noi, per quei dispositivi che si ci hanno permesso di lavorare in sicurezza ,ma lontani dai nostri pazienti
Proprio da loro non vedo l’ora di tornare,mi mancano le domande (è sicuro dottore?), le loro paure delle quali adesso sono ancor più consapevole e per i quali combatterò sempre.
Ringrazio di cuore la Direttrice Laura, la Vice presidente Imelda, la responsabile delle operatrici Annamaria, grazie a Nicoletta la coordinatrice infermieristica, grazie a Nicolina e un grazie particolare ai medici Victor, Valentina, Manuel e al collega della Protezione Civile Antonio Casillo.
Grazie a tutti gli operatori sanitari ed infermieri che mi hanno assistito nelle visite,ed anche agli operatori non sanitari, in particolare della cucina che mi hanno assicurato i pasti in questo periodo di lavoro e degli operatori della lavanderia che mi hanno assicurato divise e cambi puliti ad ogni fine turno.
I miei nonni stanno meglio tanti sono guariti…… torno a casa , dai miei affetti, dai miei pazienti, dai miei colleghi, dai miei direttori. Tutti mi sono stati vicino, tutti indistintamente mi hanno supportato .
Tutto questo inaspettato affetto nei miei confronti mi ha dato in tanti momenti di difficoltà e solitudine la giusta carica per andare avanti. Sono state tre settimane faticose sia fisicamente che psicologicamente ma torno alla mia vita di sempre più ricco, si più ricco di umanità e orgoglioso di dire che sono un medico…. un medico romano che lavora a Civitavecchia.
Tu Covid questo mi hai ricordato… non smetterò mai di essere un medico, non smetterò mai di essere umano.
Pietro Zaccagnino