Si sta asfaltando la Tiberina. Un pezzo di abbandono sparisce. Ma è una foglia di fico che sa di campagna elettorale. La provincia è sempre più ai margini. Si parte dal tratto che interessa il Comune di Roma, poi si arriverà al chilometro 18.600, cioè ai confini con Fiano Romano. Si faranno le rotonde di Capena, ma chissà quando. In ogni caso, oltre quel limite c’è il nulla. Per la strada che si inoltra nella valle non c’è recupero. E così è per tutte le aree della provincia romana. La Tiberina oltre Fiano, è il dissesto in purezza. Buche e crepe e piccole frane e restringimenti e la vegetazione che invade la carreggiata, questo definisce il suo tracciato fino ai due ponti che, in fondo alla provinciale, dopo aver attraversato Torrita Tiberina, segnano il passaggio nelle terre reatine. Per le deviazioni dirette a Nazzano, Filacciano, Ponzano è anche peggio.
Frane aperte anni, vegetazione invade carreggiate
Qui le frane restano aperte anni. Le buche, quando va bene, riparate con l’asfalto portatile che dura una pioggia. La frana sulla sp 20 Nazzano/Filacciano/Ponzano è a ridosso dell’abitato di Ponzano poche centinaia di metri dal cimitero. Riduce la carreggiata con senso unico alternato, causando problemi di passaggio dei mezzi pesanti e soprattutto del Cotral. Segnalata più volte, il sindaco ha inoltrato formale diffida alla Città Metropolitana. Sono passati due mesi nessuna risposta. I tecnici dicono che stanno tentando di provvedere reperendo fondi per i lavori di somma urgenza. Se quella frana cede il paese rimane spaccato a metà.
A Torrita la strada provincializzata negli anni ’80 “Fontana Nuova/Moletta “, come alternativa alla Tiberina, franata per un ampio fronte al km. 38, è usata promiscuamente (mezzi agricoli per raggiungere la pianura del Tevere e auto per la stazione Fs di Poggio Mirteto. La zona è anche parzialmente abitata da case sparse. E’ dimenticata. All’ingresso di Filacciano si è verificato lo smottamento della pendenza che costeggia la via provinciale all’ingresso dell’abitato. Uscendo dal paese si incontrano una serie di piccole e grandi frane: la prima, sulla sinistra, sembrerebbe attribuibile al passaggio sistematico di cinghiali. Più avanti, sempre sulla sinistra, un secondo smottamento ciclico su terreni di proprietà privata, per il quale l’Amministrazione comunale ha emesso apposite ordinanze di ripristino della sicurezza, ma che hanno trovato opposizione giuridica ancora pendente. Quindi non è ipotizzabile la data della conclusione, ma soltanto il proverbiale procedere con cautela veicolare. Una precarietà diffusa che di fatto non ha un ente cui far riferimento. Per quanto riguarda la parte “alta” dei nostri Comuni, con un successivo articolo parleremo di quanto accade di rovinoso su Flaminia, Cassia e strade interne che collegano i vari Comuni.
L’Autorità metropolitana, ente inutile
A peggiorare la situazione la scelta dell’Autorità metropolitana, nel 2019, di non passare parte delle strade provinciali alla Regione. Il risultato? L’Assessorato di via Cristoforo Colombo nei giorni scorsi ha varato un piano da 17 milioni e 500 mila euro, per la viabilità a favore di tutte le province, tranne quella di Roma.
A ottobre i romani voteranno il sindaco che automaticamente diverrà anche presidente della Citta Metropolitana. Senza che nessun abitante dei 117 comuni della Provincia romana possa dire la sua e la cosa è francamente un obbrobrio giuridico, una lesione democratica. Pensare che il neo sindaco, di qualunque parte politica esso sia, con il mandato di risollevare una Capitale in ginocchio, trovi il tempo di pensare alla frana di Ponzano o Filacciano, è semplicemente assurdo. Così l’abbandono rischia di diventare sistematico. La legge di riforma che ha abolito le province trasformandole in enti di secondo livello, firmata dell’ex ministro Del Rio, seppur partorita con le migliori intenzioni, si è rivelata un fallimento. Bisognerebbe iniziare a prenderne atto. I paesi della provincia meritano di più, di tornare ad essere cittadini di serie A.