Quando inizio a scrivere questo articolo l’8 marzo è passato da pochi giorni; eppure, la mimosa è sfiorita da qualche settimana. Aveva iniziato a farsi vedere i primi di febbraio e in alcune zone particolarmente esposte al sole addirittura a gennaio. Mentre giro per le campagne tra Rignano Flaminio e Faleria la primavera sembra arrivata in anticipo, mi tolgo la giacca, la natura sta per esplodere. “Per noi giornate così sono bellissime, ma cosa vuol dire? – chiede amaro Gabriele, che si ferma un attimo dalla potatura dei suoi ulivi – non è normale stare a mezze maniche a marzo, serve la pioggia, serve l’acqua. Altrimenti non si va da nessuna parte”.
Quella che si sta verificando nel Lazio, così come nel resto d’Italia, non è una stagione transitoria, momentanea di siccità, ma “la conseguenza di un ciclo idrico, ormai incapace di rigenerarsi naturalmente a causa di cambiamenti climatici sorprendentemente veloci e cui si può rispondere solo con la realizzazione di nuove infrastrutture e l’efficientamento di quelle esistenti per trattenere l’acqua di eventi meteo sempre più rari“. A dirlo è Sonia Ricci, Presidente dell’Anbi Lazio, l’Associazione dei Consorzi di Bonifica ed Irrigazione regionale. Se nella provincia di Latina e Viterbo l’irrigazione dei campi partirà ad aprile, nell’area romana, soprattutto quella nord e del litorale, i consorzi hanno già provveduto ad avviare le procedure.
Mentre le olive sono abituate e preparate alla scarsità decisamente diverso, nella nostra zona, è il discorso delle nocciole. La loro produzione, tipica delle aree dei Cimini, dai 300 metri in su, è ormai arrivata fino alla valle del Tevere. “Il che ha comportato un uso esponenziale dell’acqua – ha spiegato il Presidente del Bio-distretto della Via Amerina e delle Forre, Famiano Crucianelli, in un’intervista proprio al nostro giornale – perché le nocciole senza acqua, al livello del mare, non producono, così per renderle produttive devi irrigare. Effetto immediato: i ruscelli in estate si prosciugano e le falde sotterranee si svuotano”.
Non solo nocciole però, la siccità e il cambiamento climatico colpiscono tutte le produzioni, specie quelle da frutto. “Con il caldo di questi giorni gli alberi iniziano a fiorire – mi spiega Rita, proprio sotto una pianta di pesco – poi arrivano le gelate, il fiore si secca ed ecco che si brucia il lavoro di un anno”. Dai frutteti agli orti, dalla grande filiera ai piccoli coltivatori, tutti sono sotto lo scacco della siccità. “Ho fatto un centinaio di buche per le patate, mi sono sbrigato perché pensavo che piovesse e invece niente. Se continua così dovrò annaffiarle”.
Mentre Nicola mi fa vedere i suoi terreni, lontano, verso il mare, arriva qualche nuvola. “Domani piove?”, gli chiedo. “Se è solo domani non serve a niente, servirebbe per quaranta giorni”.