Sulla scuola in subbuglio si allunga lo spettro di un ulteriore rinvio, invece di rientrare in presenza l’undici gennaio, come originariamente previsto, si rischia di dover rientrare il 18, o ancora più probabile, il 31 gennaio.
Mentre da stamattina le famiglie protestano sotto a Montecitorio e gli studenti sotto al Miur, mentre i docenti continuano a scrivere lettere implorando alle istituzioni di essere ascoltati e in quasi tutti i licei del Lazio gli adolescenti si preparano un maxi sciopero lunedì 11, nei palazzi della politica si continua a discutere sul rientro delle superiori. Quello in presenza, ovviamente, al 50% di presenza. Già, perché da oggi i ragazzi – quelli che non stanno manifestando, almeno – sono tornati a far lezione dopo le vacanze natalizie, ma in didattica a distanza. Fisicamente in classe, ad oggi, ci si dovrebbe tornare l’11, anche qualora il Lazio diventasse “zona arancione” (dove invece, di base, era prevista dad al 100% alle superiori).
E’ questa l’indicazione del Ministero, che ieri sera ha diramato agli Uffici scolastici regionali una circolare “operativa” che nero su bianco stabilisce che sia le regioni “gialle” che quelle “arancioni” dovranno garantire almeno il 50% di didattica in presenza in licei e istituti tecnici da lunedì, seguendo il piano della prefettura con gli orari scaglionati. A questo punto la decisione finale sul da farsi sta in mano alla Regione Lazio. Gli scenari sul tavolo sono diversi e dipenderanno essenzialmente dal monitoraggio previsto per la giornata di domani: i contagi – 2007 in tutto il Lazio – non sono incoraggianti. In via Cristoforo Colombo si respira l’aria dell’attesa, del “vediamo cosa dirà il report dell’Iss”, ma non è affatto escluso un rinvio per cause di forza maggiore, sebbene si tratterebbe di andare – per la prima volta apertamente – contro una decisione del Governo in materia di scuola.
Lazio, scuola verso un nuovo rinvio: ipotesi 31 gennaio
Si vocifera di uno slittamento al 18 gennaio, sebbene l’ipotesi che sta prendendo piede nelle ultime ore è quella di mantenere la didattica a distanza fino a fine mese, nella speranza che in contagi scendano. Più che una questione di zone e colori, quella sul rientro alle superiori in presenza o meno non può non tenere conto di una serie di fattori esterni – scuole con ambienti troppo piccoli, affollamenti sui mezzi di trasporto – che già nei mesi autunnali hanno restituito una didattica funestata da continue quarantene fiduciarie, tanto da compromettere la continuità didattica. Paradossalmente – e lo dicono migliaia di docenti, studenti, presidi e genitori – la didattica a distanza, con tutti i suoi limiti e nel suo non essere davvero “scuola”, in questo frangente è l’unica strada percorribile per garantire stabilmente lezioni e sicurezza per tutti. Riflessioni – tutte veicolate da decine di lettere rivolte alle istituzioni – che non stanno sfuggendo alla Regione.
Intanto le proteste animano e animeranno ancora le piazze. Oggi, dalle 8.30, davanti al Miur, hanno manifestato insegnanti e genitori del comitato Priorità alla Scuola, insieme alla Rete degli studenti medi, per chiedere “sicurezza in le scuole” con “lo screening sanitario completo della comunità scolastica”. Alle 9 davanti a Montecitorio protestano, invece, è stata la volta dei genitori del Consiglio dei presidenti d’istituto: “Bisogna lavorare per fare didattica e non solo per tenere gli studenti a scuola”, dicono.
Più tardi sono previsti incontri – virtuali, s’intende – tra presidi e rappresentanti d’istituto, perché “siamo tutti dalla stessa parte”, spiegano per esempio gli studenti del liceo Tasso che per il pomeriggio hanno in programma un incontro online per parlare del rientro, così come gli studenti del Mamiani, che invece questa mattina hanno scioperato dalla dad per incontrarsi virtualmente e parlare dello sciopero di lunedì. Uno sciopero che sarà compatto, partecipato e agguerrito.
Lazio, scuola verso un nuovo rinvio: lo sciopero degli studenti
Si parla di uno “sciopero studentesco in tutto il Lazio”. “Lunedì 11 gennaio non ci presenteremo in classe né ci collegheremo a lezione”, riporta la nota congiunta di quasi tutti gli istituti di Roma e le altre province, che lancia lo slogan “Tempo scaduto”. “Roma vuole una scuola sicura e vivibile per tutti gli studenti, vogliamo un sistema di trasporti efficiente e che ci garantisca sicurezza! Le istituzioni devono dare priorità alla scuola e a noi studenti! Non è questo il rientro che vogliamo, è il momento di imporre le nostre condizioni!”
Scuola, protesta davanti a Montecitorio: “Gli studenti non sono tutelati”
La protesta coinvolgerà reti studentesche – come gli Studenti Medi, che hanno fatto un lavoro capillare per unire tutte le scuole sotto una sola voce – ma anche collettivi notoriamente autonomi e indipendenti, come Tasso, Righi, Virgilio, Mamiani, Socrate, fino a licei come il De Sanctis del Fleming, in genere politicamente meno attivi ma stavolta uniti per la causa comune: non ritornare a scuola in così.
Roma, flash mob degli studenti davanti al Miur: “Così non torneremo mai in classe”
Tutti, ma proprio tutti – l’11 prevedono uno sciopero tout court o uno “sciopero bianco” – è il caso degli oltre 1000 studenti dell’Amaldi che vogliono fare lezione, ma la faranno collegandosi in massa da remoto, senza fisicamente andare a scuola. E in tanti prevedono di trasformare il giorno senza lezioni in occasione di dibattiti e assemblee per “parlare della scuola che vorremmo davvero”.
Licei come il Righi e il Socrate prevedono di portare avanti le proteste su pià giorni a prossima settimana. Infine, sempre lunedì una delegazione della Rete degli studenti medi si troveranno sotto la prefettura, per chiedere di essere ascoltati e poter proporre delle revisione al piano scuola, sebbene ormai sia stato chiuso. E non solo a Roma, ma in tutto il Lazio. A Velletri, per esempio, alle ore 10 in via Ferruccio Parri gli studenti si incontreranno per una manifestazione pacifica le scuole superiori di tutto quel territorio.